PianetaSerieB
·25 de junho de 2025
Garbato, ma non troppo – In Italia il talento c’è, ma fa paura e viene represso. La Serie B è la prova lampante

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·25 de junho de 2025
L’Italia ha meno calciatori di talento rispetto ad alcuni altri paesi, ma non è questo il principale problema che attanaglia la salute del nostro movimento. In un’estate in cui post-Norvegia stiamo assistendo all’ennesimo funerale fatto di solite frasi fatte, la Serie B costituisce un case stady utile per tentare di andare maggiormente in profondità.
Negli ultimi anni non sempre abbiamo visto uno spettacolo di livello complessivamente alto, nell’ultima stagione non ci siamo nascosti nell’analizzare proposte spesso e volentieri non all’altezza anche a causa di progetti confusi e improvvisati. Se c’è però un aspetto che non delude mai è certamente la scoperta di calciatori giovani ma anche meno giovani che ripagano la fiducia con prestazioni esaltanti che portano a sognare in grande per il loro futuro.
È stato l’anno di Pio Esposito e Adorante, certo, ma non solo. Abbiamo visto l’altro Esposito, Salvatore, giocare a livelli che buona parte dei play di Serie A può soltanto immaginare e Palumbo ripetere l’ennesima stagione sontuosa per qualità, incisività e quantità. Siamo solo a giugno, è vero, ma per nessuno dei due si parla di Serie A. Estero, purtroppo Turchia, per il primo o Palermo che è sulle tracce anche del secondo.
Ci siamo goduti un classe 2006 come Fortini che si è imposto come miglior laterale del campionato con personalità, tecnica e strapotere fisico. L’Under 21 non l’ha considerato, la Fiorentina non sembra volerci puntare già dalla prossima stagione. Eppure è stato di un livello superiore a tutta la concorrenza nel secondo campionato italiano, sarebbe ovvio lanciarlo a uno step decisamente più alto. Non ragioniamo così. Vergara, nella stagione successiva alla rottura del crociato, ha espresso doti impareggiabili nel tatticamente odiato ruolo del trequartista. Piazzato un po’ ovunque da Viali alla Reggiana e nonostante ciò decisivo con gol, assist e visioni illuminate. Ora lo potrebbe prendere l’Empoli, unico club in Italia che sappiamo ci punterebbe anche in caso di promozione. Ma poi?
Problemi di collocazione, paura di rischiare, valutazioni paradossali sulle età. Sotto i 21 anni i club non scommettono praticamente mai su nessuno, ma quando arrivi ai 25 come Sasà Esposito o li superi come Palumbo sei relegato a un ghetto da cui è difficile evadere. Costi perché giochi alla grande, ma non dai le garanzie di chi la Serie A la disputa da anni. “Non c’è ascesa né carriera” canta Marracash immedesimandosi in un giovane che scopre il lavoro in fabbrica, ma non è poi così diverso in un settore teoricamente libero e stimolante e meritocratico come il calcio. Siamo un paese che il talento lo teme, lo limita e poi lo opprime. Quando parliamo di sistema, partiamo da qui.