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·23 de maio de 2025

FIFPRO ai calciatori: ora potete risolvere unilateralmente i vostri contratti

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La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha emesso nell’ottobre 2024 una sentenza storica a favore dell’ex centrocampista di Arsenal, Chelsea e Real Madrid, Lassana Diarra, stabilendo che parti centrali del regolamento sui trasferimenti della FIFA violano il diritto dell’Unione europea. Si tratta di un giudizio epocale che, secondo FIFPRO Europe (il sindacato internazionale dei calciatori) è destinato a migliorare la libertà di movimento dei giocatori professionisti.

In un approfondimento sul proprio sito, FIFPRO Europe, che ha sostenuto l’azione legale di Diarra insieme a FIFPRO e al sindacato francese UNFP, ha spiegato cosa rappresenta questa sentenza, perché il precedente sistema limitava i calciatori e perché un nuovo sistema di trasferimenti debba nascere da una contrattazione collettiva.


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Risoluzione contratti calciatori – Perché Lassana Diarra ha portato la FIFA in tribunale

Ripercorrendo le tappe che hanno portato alla sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue, nel 2014 Diarra entrò in conflitto con il Lokomotiv Mosca e lasciò il club russo. Ne scaturì una controversia davanti alla Camera di Risoluzione delle Controversie della FIFA, e alcune sezioni del regolamento FIFA gli impedirono di firmare un nuovo contratto in Belgio.

All’età di 29 anni, nel pieno della carriera, Diarra rimase senza squadra per un anno. In seguito, ha giocato con Marsiglia e Paris Saint-Germain, concludendo la sua carriera nel 2019. Diarra ha sostenuto che i regolamenti FIFA avevano interrotto ingiustamente la sua carriera. La Corte di Giustizia dell’Ue gli ha dato ragione, affermando che tali regole sono contrarie al diritto comunitario e obbligando la FIFA a modificarle.

Risoluzione contratti calciatori – I principi delle vecchie norme

Quali erano i principi centrali delle “vecchie” regole FIFA? I principi delle norme erano basati su tre punti chiave:

  • Chi rompeva un contratto senza “giusta causa” doveva risarcire l’altra parte 
  • Se la rottura avveniva nei primi tre anni del contratto, erano previste sanzioni sportive (es. divieto di trasferimento o squalifica) 
  • Qualora fosse stato il giocatore a rompere il contratto, il suo nuovo club era automaticamente corresponsabile del risarcimento. Inoltre, la federazione del vecchio club poteva ostacolare il rilascio del Certificato di Trasferimento Internazionale (ITC), limitando la libertà del giocatore. 

Per oltre due decenni, era relativamente facile per i club risolvere unilateralmente i contratti senza una giusta causa, mentre i giocatori che risolvevano unilateralmente il loro contratto non potevano calcolare in anticipo la compensazione da pagare, trovavano difficoltà a trovare un nuovo club e ricevendo magari una squalifica.

Per quanto riguarda la compensazione da pagare al giocatore, le regole della FIFA richiedevano che un club pagasse una compensazione predefinita e fissa. Questa sarebbe stata pari al valore residuo del contratto, da ridurre di qualsiasi stipendio che il giocatore avrebbe guadagnato in un nuovo club dopo la risoluzione del contratto. In altre parole: un club conosceva il suo danno massimo quando risolveva un contratto con un giocatore e beneficiava anche del nuovo impiego del giocatore.

Secondo le vecchie regole, i giocatori raramente risolvevano il loro contratto dato che – contrariamente al regime applicabile ai club – la compensazione da pagare al club era sconosciuta, non fissa e quindi completamente imprevedibile. Poiché un giocatore non sapeva con certezza quali sarebbero state le conseguenze finanziarie se avesse risolto un contratto, sarebbe stato molto meno incline a farlo.

Inoltre, il primo nuovo club del giocatore sarebbe stato automaticamente responsabile in solido per la compensazione. Questa regola riduceva significativamente le possibilità di impiego per qualsiasi giocatore che risolvesse il proprio contratto, poiché i club sarebbero stati probabilmente riluttanti a ingaggiare un giocatore sapendo che sarebbero stati responsabili del pagamento di una compensazione non definita.

I risultati di un tale sistema sbilanciato erano chiari: i club nell’industria calcistica risolvevano regolarmente i contratti, mentre i giocatori non lo facevano quasi mai. I dati di FIFPRO Europe sottolineano ulteriormente che circa il 95% dei casi di lavoro pendenti presso la FIFA sono il risultato della violazione da parte di un club.

Risoluzione contratti calciatori – Cosa ha cambiato la sentenza della Corte Ue

La decisione della Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE) ha ora parzialmente cambiato le regole. Sebbene la CGUE si sia riferita solo alla domanda specifica che le è stata posta e quindi non abbia menzionato nulla in relazione al regime applicabile ai club quando risolvono un contratto, ha denunciato le regole applicabili alla risoluzione da parte di un giocatore.

Per quanto riguarda il calcolo della compensazione, alcune delle componenti che i regolamenti della FIFA identificavano come rilevanti sono stati dichiarati illegali in quanto non si riferiscono direttamente al rapporto di lavoro e sono stati negoziati da altre persone (cioè club e club) piuttosto che dal giocatore. Come esempio più importante, il costo di un trasferimento deciso tra i club – la somma concordata tra due datori di lavoro per ottenere i servizi del dipendente – non può più essere utilizzata nel calcolo della compensazione.

Infatti, le due uniche componenti dell’articolo 17 dei Regolamenti FIFA sullo Status e sul Trasferimento dei Giocatori (RSTP) che non sono state considerati incompatibili con la legge dell’Ue sono i seguenti:

  1. Il valore residuo del contratto 
  2. La legge nazionale (del lavoro) 

Ciò porta a consigliare ai giocatori che, nel caso in cui un calciatore ora risolva il contratto senza una cosiddetta “giusta causa”, la compensazione da pagare al club dovrebbe presumibilmente essere limitata al valore residuo del contratto, con una possibile ulteriore riduzione o aumento sulla base della legge nazionale. Questo è molto diverso dalle vecchie regole dell’articolo 17 dei regolamenti FIFA.

Inoltre, l’ITC (certificato di trasferimento) è stato messo in discussione, e i regolamenti modificati della FIFA hanno già semplificato la procedura: il club precedente non può più opporsi alla registrazione del giocatore con il nuovo club.

Per quanto riguarda le sanzioni sportive, la CGUE ha anche messo in discussione la presunzione che il nuovo club abbia indotto la violazione durante il periodo protetto, e i regolamenti modificati della FIFA hanno già rimosso la presunzione, quindi tale induzione deve essere provata. Tutto ciò considerato, è lecito affermare che sarà generalmente più facile per i giocatori trovare un nuovo club se risolvono il loro contratto.

Risoluzione contratti calciatori – Perché la decisione della Corte è favorevole ai giocatori

La CGUE ha confermato ancora una volta che i calciatori professionisti sono lavoratori e che quindi si applica loro la legge dell’Ue e la legge del lavoro. Pertanto, ci dovrebbe essere ora maggiore chiarezza e protezione per i giocatori che considerano di risolvere i loro contratti.

L’arbitrarietà del calcolo della compensazione per la violazione del contratto è stata criticata nel senso che le commissioni di trasferimento negoziate tra i club, così come concetti vaghi come la “specificità dello sport” o il “presunto valore di mercato” di un giocatore, non dovrebbero più essere rilevanti per il calcolo della compensazione. Ciò ha portato a un’applicazione discrezionale e imprevedibile delle regole.

La CGUE ha dichiarato che le conseguenze per i giocatori che risolvono un contratto dovrebbero essere ragionevoli e prevedibili, il che, come indicato nel punto precedente, include la nozione che nessun giocatore può essere reso responsabile per qualsiasi somma negoziata tra i club.

Il nuovo club del giocatore non è più automaticamente responsabile in solido per il pagamento della compensazione, il che dovrebbe rendere molto più facile per il giocatore trovare un nuovo impiego dopo la risoluzione del contratto.

Risoluzione contratti calciatori – Cosa aspettarsi in futuro

FIFPRO Europe ha costantemente informato la FIFA e gli altri stakeholder che non ha in alcun modo l’intenzione di creare un sistema in cui ogni club o ogni giocatore possa risolvere unilateralmente i contratti di lavoro esistenti in qualsiasi momento.

Detto questo, e pur essendo FIFPRO Europe disposta a negoziare un nuovo sistema di trasferimenti e sostenere principi universali in materia di stabilità contrattuale, un nuovo sistema che introduca misure restrittive sulla mobilità dei giocatori deve essere il risultato di vere e proprie negoziazioni nel quadro della contrattazione collettiva tra i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro.

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