FIFA Club World Cup | "Io c'ero", Coppa Intercontinentale Tokyo 1996 | OneFootball

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·15 de junho de 2025

FIFA Club World Cup | "Io c'ero", Coppa Intercontinentale Tokyo 1996

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La Juventus si prepara ad affrontare il Mondiale per Club 2025 negli Stati Uniti, il nuovo formato di una competizione che i bianconeri affronteranno a partire dal prossimo 19 giugno - prima con le tre gare del girone G e poi, in caso di qualificazione, con le sfide nella fase a eliminazione diretti.

Nel 1996, dopo la conquista della UEFA Champions League nella finale a Roma contro l'Ajax, la Juventus riuscì a conquistare la Coppa Intercontinentale grazie al successo per 1-0 contro il River Plate, conquistato con lo straordinario gol di un giovane e talentuoso Alessandro Del Piero nel match disputato a Tokyo, in Giappone.


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Una partita rimasta indelebile nella memoria di milioni di tifosi della Juventus e anche di chi quella serata scese in campo per giocarla: abbiamo ascoltato le testimonianze e raccolto i racconti di tre protagonisti speciali di quel match.

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ANGELO PERUZZI

«È stata una delle partite più strane che io abbia mai giocato: siamo scesi in campo in un Paese in cui, all’epoca soprattutto, la cultura del calcio era vista sotto un aspetto completamente diverso rispetto al modo in cui la vivevamo in Europa. Ad esempio: dopo che l’azione del River Plate si concludeva con una pallone fuori o con una mia parata, nel momento della rimessa dal fondo sentivo un boato. Non sapevo cosa pensare all’inizio, ma dopo 4-5 volte che è successo mi sono reso conto che i giapponesi guardavano la gara su uno schermo gigante allo stadio e per quel motivo l’azione era in differita. Quindi mentre io rinviavo, loro stavano ancora guardando chi attaccava fino a pochi istanti prima: erano allo stadio, ma non stavano osservando “la diretta” in campo. Oppure al termine della gara, ci prepariamo per la premiazione e io dovevo alzare la Coppa Intercontinentale essendo diventato capitano della squadra: i giapponesi però ci tenevano che sollevassi prima quella dello sponsor automobilistico - per loro decisamente più importante - e poi la coppa vera e propria. Tutte situazioni che non avevo mai vissuto prima.

In campo poi fu una partita complicata: nel primo tempo potevamo chiudere la sfida, con le occasioni capitate sui piedi di Alen Boksic ad esempio, a cui a fine primo tempo feci una battuta dicendogli: “Se non la vinciamo, il primo che vengono a prendere sei tu!”. Ci furono tanti ribaltamenti di fronte, il River Plate ebbe diverse opportunità e poi per fortuna con il gol di Alex siamo riusciti a portare la sfida dalla nostra parte, realizzando una rete incredibile in una partita molto combattuta e molto bella. Di sicuro indimenticabile».

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CIRO FERRARA

«Quando penso a quella sfida, mi torna in mente prima di tutto il viaggio d’andata: se non vado errato, avevamo appena vinto contro il Manchester United in coppa e da lì partimmo per raggiungere Tokyo. Sull’aereo, proprio io, mi feci dare una piccola telecamera e riprendevo tutti i ragazzi assonnati - dico questo per fare capire qual era lo spirito con cui andavamo a giocarci una finale così importante. La lontananza dalla nostra realtà europea non ci faceva capire fino in fondo il peso di quella sfida, me ne resi conto anche quando siamo arrivati, perché ricordo che anche mister Lippi disse: “Per evitare problemi di fuso orario appena arrivati in hotel mangiate e poi uscite a fare un giro per la città, in modo da poter recuperare prima e abituarci”. Non appena siamo saliti sul pullman però, eravamo tutti mezzi addormentati.

Un modo insomma profondamente diverso da quello che avevamo vissuto in Champions League, anche se non credo esista un modo corretto e giusto di approcciare: anche gli avversari si preparano allo stesso modo, non c’è una regola scritta. Nel corso della gara avevamo avuto diverse occasioni, nonostante sia stata decisa poi da una prodezza, ma avremmo potuto chiuderla prima. Non c’è in realtà un modo unico per prepararsi a queste partite: in quell’occasione eravamo tranquilli, mentre se penso al prepartita di Juventus-Ajax di Champions League, faticavamo a dormire, non riuscivamo a tranquillizzarci. Poi per fortuna ci ha pensato Alex, con una rete fantastica che ci portò al successo e ci guidò sul tetto del mondo»

ALESSIO TACCHINARDI

«L’impatto ambientale è stato strano perché non era focoso come di solito accade qui da noi. Ricordo le trombette che suonavano di continuo e quel rumore mi riportava alla mente i ricordi di quando, da ragazzino, guardavo la Juventus di Platini vincere la Coppa Intercontinentale. Era lo stesso clima particolarmente, mentre dentro il campo la competizione e la pressione era altissima.

La partita poi è stata una sfida di una tensione pazzesca: io non ho giocato da titolare, sono entrato alla fine, però ricordo che anche durante il riscaldamento la mia testa viaggiava. Pensavo a quando ero piccolino, all’esultanza di Platini quando era riuscito a conquistare la Coppa Intercontinentale in bianconero, all’emozione del bambino che si sveglia presto la mattina per vedere quella gara unica. Per questo, mentre mi preparavo a entrare in campo, avevo delle sensazioni uniche.

La gara è stata molto dura: il River Plate era una squadra forte e la sensazione che avevamo era che potesse essere risolta soltanto dalla giocata di un fuoriclasse. Noi per fortuna ce l’avevamo, Alex ha fatto un gol che in televisione rende soltanto in parte: visto dal vivo, quando stoppa il pallone e la scaglia all’incrocio era qualcosa di pazzesco. È vero che ci aveva abituato bene con i gol in Champions League… Poi è arrivato il mio momento e sono entrato con una carica unica addosso perché vincere quella coppa era uno dei miei sogni più grandi, come lo era stato pochi mesi prima con la Champions League.

Finita la partita poi, Del Piero vinse il premio come miglior giocatore e in quel momento lì c’era il dualismo tra giovani campioni tra lui e Ronaldo e io gli dico: “Alex, oggi sei diventato il miglior calciatore del mondo».

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