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·12 de junho de 2024

Europei 2016: 5 motivi per ricordare l’edizione vinta dal PORTOGALLO

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Il Portogallo di Cristiano Ronaldo alza al cielo la coppa degli Europei 2016 in finale contro la Francia grazie ad Eder

La quindicesima edizione del campionato europeo viene vinta dal Portogallo che batte in finale la Francia 1-0 ai tempi supplementari. Ecco 5 motivi per ricordare cos’è successo.

1) Una dimostrazione del Contismo. L’Italia fa il suo esordio contro il Belgio. Non sono pochi i timori contro una squadra competitiva. Ma dalla sua gli azzurri hanno una forte identità maturata nel biennio con Antonio Conte Commissario Tecnico, che si percepirà ancora di più quando arriverà l’eliminazione ai quarti con la Germania: dopo gli infausti rigori (come dimenticare i modi assurdi di calciarli di Pellé e Zaza?) si vedranno molti giocatori piangere a dirotto, facendo sentire a tutti la forza del legame di gruppo. Contro i Diavoli Rossi l’Italia vince bene, lo fa con un netto 2-0, il primo gol è di Giaccherini, giocatore adorato da Conte già quando lo allenava alla Juve. In tutta la prima giornata dell’Europeo, emerge che è l’Italia la squadra che ha percorso più chilometri. Il Contismo è esattamente questa intensità proposta con una voglia fuori dal comune. Curioso è che i due mister della gara si fossero già incontrati da giocatori già all’Europeo di 16 anni prima. E anche in quel caso, Conte batté Wilmots col punteggio di 2-0.


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2) Risultati bugiardi. Come ormai succede da molto tempo, si tenta di leggere il calcio attraverso dati scientifici con vari sviluppi. Durante l’Europeo 2016 La Gazzetta dello Sport pubblica l’Indice di Pericolosità, un metodo statistico che calcola il gioco delle squadre nella sua efficacia. É interessante notare come quasi mai coincida con il risultato effettivamente verificatosi. É la dimostrazione ulteriore di quanto contino gli episodi in competizioni di questo genere o – se vogliamo – di come si debba essere capaci di segnare appena se ne ha l’occasione.

3) Come vincere un Europeo. Nel girone di qualificazione, il Portogallo non va oltre tre pareggi. E va bene che ha un Cristiano Ronaldo che nell’ultima gara, contro l’Ungheria, firma una doppietta in un 3-3 che è sufficiente per andare avanti nel gruppo delle migliori terze. Significativa l’esultanza di CR7: guarda la panchina con un’espressione a denti stretti, è scomparso totalmente il suo solito compiacimento con saltino e posa per i fotografi. Insomma, anche lui soffre per tenere a galla una squadra che nessuno, ma proprio nessuno, può immaginare né che vincerà l’Europeo stanti così le cose, e che tanto meno riuscirà a farlo senza il contributo della sua stella, costretto ad abdicare in finale per un infortunio.

4) Brexit. La maledizione inglese continua e stavolta, ancora più di tutte le altre, il resto dell’Europa tifa contro. Un po’ per le note vicende politiche che hanno portato il paese fuori dall’Europa; un po’ perché lo scherzo glielo fa l’Islanda ed è davvero impossibile non essere coinvolti dall’entusiasmo dei nordici. Il bello è che nella gara degli ottavi il copione sembra assolutamente scontato, visto che dopo appena 4 minuti Rooney ha già portato avanti i suoi con un calcio di rigore. Ma se uno si fosse distratto o avesse deciso di buttare giusto un’occhiata poco dopo, già al diciottesimo avrebbe visto che il punteggio era totalmente capovolto grazie a Sigurdsson e Sightorsson, con la complicità del portiere Hart tutt’altro che innocente nella disfatta. Il resto del tempo sarebbe poi trascorso con una sensazione di impotenza quasi totale. La si direbbe rara, se non fosse che i calciatori di sua Maestà la provino troppo spesso quando vestono la divisa della nazionale.

5) L’apparizione. Ci sono fior di stelle nella finale tra Francia e Portogallo. E, inevitabilmente, i favoriti sono i padroni di casa, spinti da tutta Parigi più che mai convinti di fare come Platini nel 1984 e Zidane nel 2000. E, invece, Pogba scompare dalla scena, Griezmann non aggiunge la perla necessaria alla sua collana di 6 gol realizzati in precedenza e spunta la classica figura minore. Dopo 90 minuti inchiodati e tempi supplementari che scivolano verso i rigori, decide un panchinaro, Eder. Che in Francia ci gioca (nel Lille) e che, fino a quel momento, non era andato oltre 3 reti in amichevoli (una pure all’Italia). Secco rasoterra da fuori area e titolo ai lusitani, che si riprendono fuori quel che gli era sfuggito in patria 12 anni prima a favore della Grecia.

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