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·15 de fevereiro de 2025
[ESCLUSIVA] Giuseppe Corrado: "Pisa non è solo calcio, ma uno dei brand più importanti al mondo"
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·15 de fevereiro de 2025
Secondo posto in campionato, dietro la capolista Sassuolo e inseguito da uno Spezia affamato di riscatto. Ma il Pisa Sporting Club non è solo una candidata alla promozione in Serie A: è un modello di gestione virtuosa, capace di coniugare tradizione e innovazione, diventando un esempio per molte altre realtà calcistiche italiane.
Primo club italiano ad aver stretto una partnership con Serenis, il Pisa ha dimostrato una grande attenzione verso temi delicati come la salute mentale. Una sensibilità che si sposa con una strategia di crescita mirata, volta a rafforzare il brand del club anche sul mercato internazionale.
Rilevata dalla precedente gestione, la famiglia Corrado ha avviato un percorso di crescita sostenibile e innovativa, culminato nel 2021 con l’ingresso di Alexander Knaster, magnate russo-americano. Oggi il Pisa è un club che crea valore, come racconta lo stesso presidente Corrado a media locali: “Abbiamo creato valore con un gruppo scouting che lavora in tutta Europa e in Sudamerica. Anche a livello giovanile ci stiamo muovendo bene. La raccolta di sponsor è aumentata del 100% da quando siamo arrivati”.
In questa INTERVISTA ESCLUSIVA, il presidente Corrado ci ha raccontato la sua vision: dalla crescita infrastrutturale con il Pisa Training Center, alle iniziative di responsabilità sociale e al ruolo centrale della città nella strategia di sviluppo del club. Buona lettura!
Buongiorno presidente, grazie per averci concesso questa intervista. Il Pisa Sporting Club ha una forte identità legata al territorio, sia dal punto di vista storico sia calcistico. Come siete riusciti a mantenere intatto questo valore aggiunto in un calcio - come quello moderno - in cui si è ormai persa la heritage sportiva? Tout court, qual è il giusto equilibrio tra tradizione e innovazione nella gestione del club?
"Le società calcistiche hanno un brand che viene tramandato nel tempo e che rappresenta l’identità di ogni territorio in termini sportivi. Nel calcio moderno sono cambiate molte società e proprietà dei club ma non credo che questo abbia fatto perdere l’ 'heritage sportiva' che è una pertinenza della storia e dei tifosi. Le nuove proprietà hanno sempre l’obiettivo di garantire la migliore gestione possibile della società al fine di non disperdere valori o recuperare quelli persi nel tempo.
La gestione del club ha un solo equilibrio da prefissarsi e cioè quello economico e della crescita del valore con investimenti mirati al progetto industriale sottostante. Questo modo di operare è l’unico che può dare garanzie di continuità al territorio e alla sua gente".
È evidente quanto una realtà come Pisa voglia valorizzare il proprio brand a livello internazionale, sfruttando anche la sua importanza dal punto di vista culturale e artistico. Qual è la vision che vi piacerebbe trasmettere all'estero? State lavorando su iniziative per attrarre tifosi-turisti?
"Crediamo che il Brand Pisa rappresenti, in termini di notorietà e valore, uno dei più importanti brand Italiani. Pisa ha una riconoscibilità spontanea tra le più alte al mondo per la sua torre ma anche per le sue università, tra le top ten al mondo, e per la sua storia culturale e per il territorio in cui la città è posizionata: la Toscana ... Il recuperare valore di brand anche sotto l’aspetto sportivo non potrà che correlare altro valore ed attrarre nuovi interessi da parte di nuove popolazioni.
La Vision che vogliamo trasmettere, sia sul territorio domestico che estero, è quella che deriverà da quello che sapremo comunicare con la nostra attività, le nostre iniziative, i nostri comportamenti e atteggiamenti sia in chiave sportiva che commerciale.
Una società che sta rilanciando il proprio brand e il proprio club, dopo anni di oscurantismo, di immagine negativa e di sofferenza sportiva, non deve fare nessuna operazione promozionale specifica ma
lavorare con determinazione e coerenza per realizzare nei termini previsti i progetti di ricostruzione dell'asset societario proiettato al futuro e senza guardare al passato".
Lo Stadio Arena Garibaldi è un simbolo per i tifosi pisani. Cosa rappresenta, per voi, questo asset? Visti gli ottimi risultati sportivi di questa stagione, e la vostra ambizione, avete in programma di investire ulteriormente nell'impianto, o in programmi trasversali come già fatto con il Pisa Training Centre?
"Lo stadio Arena Garibaldi è il luogo adibito da sempre per svolgere le competizioni sportive del club. È uno stadio storico , simbolo del tifo Pisano, situato nel cuore della città a 200 metri dalla torre pendente ma, ormai, obsoleto e non più adatto ad offrire un livello di servizio adeguato per i tifosi che desiderano assistere alle partite.
Noi abbiamo avviato sei mesi dopo avere acquisito la società (luglio 2017, ndr) un progetto di ristrutturazione dello stadio che oggi, finalmente , ha superato tutti gli ostacoli burocratici e formali e si sta avviando verso la realizzazione e che assieme al Pisa Training Center potrà rappresentare una altra eccellenza della città e permettere al club di crescere anche nei valori sportivi".
Siete riusciti a coinvolgere la città di Pisa e il territorio toscano nelle vostre attività promozionali e sociali. Molte delle vostre iniziative vedono un forte coinvolgimento della comunità su valori sociali e tematiche di interesse sportivo. Quale è il vostro progetto e su quali pillar fondamentali si basa?
"Noi non abbiamo mai pensato a ricette particolari o magiche ma abbiamo ,sin dall’avvio del nostro percorso, intrapreso le attività tipiche che deve intraprendere ogni azienda che vuole crescere sotto il profilo commerciale. Abbiamo rafforzato la struttura di marketing e comunicazione, abbiamo creato presupposti di interessi con iniziative mirate ai vari target di riferimento e non abbiamo mai perso di vista le opportunità sociali che ci venivano, di volta in volta, proposte.
L’attività sportiva e il calcio, infatti, è un media straordinario che coinvolge una gran massa di appassionati e ha l’obbligo di essere sempre disponibile per ogni iniziativa che abbia lo scopo di aiutare chi è in difficoltà".
State collaborando con aziende tecnologiche per proporre servizi digitali volti a migliorare l'appeal e il fan engagement del club in un'ottica nazionale e internazionale?
"Si. Oggi è impensabile non fare riferimento ad opportunità digitali che possano raggiungere ogni target potenziale sia nel territorio domestico che in quello estero. I confini vengono superati dalla tecnologia digitale ma anche dalle stesse competizioni che hanno sempre più una dimensione e un bacino internazionale".
Marco van Basten, Romeo Anconetani e Mario Been all’Arena Garibaldi prima di Pisa-Milan 1988/1989 😍–
Negli ultimi anni siete stati sempre protagonisti del campionato di Lega b, come siete riusciti ad integrare la capacità di avere una squadra e una struttura di vertice con la sostenibilità economica e gestire correttamente le risorse economiche?
"Gestire con successo la società in chiave imprenditoriale, avere sotto controllo gli investimenti e il conto economico del club e riuscire ad essere competitivi per la crescita del valore e per la gioia dei tifosi sono i vettori di attività da seguire e di garanzia di continuità della vita di ogni società.
L’azienda calcistica non è una entità diversa dalle altre del panorama industriale italiano o internazionale e vive delle stesse regole di ogni azienda di successo. Non serve e non basta vincere senza la garanzia di una gestione economica virtuosa della società.
La storia degli ultimi 40 anni lo conferma: a volte la vittoria troppo veloce e forzata ha portato conseguenze pesantissime per il club e i tifosi. Recentemente ho sentito affermazioni preoccupanti e paradossali da un importante esponente politico italiano che ha sostenuto che il calcio genera emozioni e che pertanto i bilanci delle società di calcio devono essere guardati con meno attenzione per quanto concerne i bilanci e i costi e i ricavi.
Se cosi fosse saremmo davvero all’inizio della fine : è certamente vero che il calcio genera emozioni ma le stesse non possono essere capitalizzate negli assets aziendali e se non si dovessero rispettare le regole di gestione e di bilancio previste sarebbe anche un mancato rispetto alla parità competitiva dove tutti i club devono avere gli stessi doveri e gli stessi vantaggi. Le società di calcio gestite male rappresentano una bruttissima malattia per il sistema".
Se dovesse immaginare il Pisa Sporting Club tra cinque anni, quali traguardi vorrebbe vedere raggiunti, sia in ambito sportivo che di sviluppo delle vostre infrastrutture?
"Piuttosto che immaginare il Pisa tra 5 anni noi abbiamo programmato i progetti con le relative azioni da espletare per i prossimi anni. Se sapremo portare a termine con successo i nostri programmi potremo essere certi di essere al cospetto di una realtà con un efficientissimo centro sportivo, uno stadio moderno e funzionale, una immagine di club virtuosa e in sviluppo costante, un brand rivitalizzato sotto il profilo sportivo e una società sana e autofinanziata.
Tutto ciò avrà come conseguenza che il prodotto della società e cioè la squadra avrà certamente potuto raggiungere i risultati significativi per la soddisfazione di noi imprenditori e per la gioia di ogni tifoso del Pisa".
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