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·03 de maio de 2024

Dopo San Siro, nodo Palasharp per il Comune di Milano: i Cabassi si sfilano

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Mentre il Comune di Milano attende novità entro il mese di giugno da Webuild per il progetto di fattibilità che vede al centro la ristrutturazione di San Siro, la giunta che fa capo a Giuseppe Sala subisce un duro colpo per quanto riguarda un’altro impianto sportivo della città.

Come riporta l’edizione milanese de La Repubblica, il 19 aprile scorso ForumNet, società del gruppo Cabassi (che ha appena concesso una proroga all’opzione di acquisto da parte dell’Inter dei terreni di Rozzano per il nuovo stadio nerazzurro), ha comunicato all’Area gara Opere pubbliche e alla Direzione tecnica e Arredo urbano del Comune che «stando così le cose, siamo nostro malgrado costretti a comunicarVi di non essere in grado di presentare alcuna offerta aggiornata che sia coerente con le condizioni da Voi imposte». L’oggetto della lettera è l’ex Palasharp.


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Dopo aver visto le rinunce di Ticketone ed Mca Events, la partnership che si era aggiudicata il bando di ristrutturazione del tendone di Lampugnano ed era fuggita al lievitare dei costi, passati da 18 a 46 milioni di euro, tocca alla società del gruppo Cabassi, già proprietaria del Forum di Assago, dire no a Palazzo Marino.

La discriminante principale dietro a questa decisione sono senza dubbio i paletti stretti posti dall’amministrazione comunale. Si va dalla mancata riduzione del canone di affitto da versare dall’amministrazione a quella legata alla revisione al ribasso dell’offerta avanzata nel 2020, quando ForumNet si piazzò seconda nella corsa a due del bando pubblico contro i tedeschi di Ticketon e la Mca Events. Ultimati i 30 giorni fissati dal Comune per una risposta definitiva, ecco dunque il passo d’addio dei Cabassi.

Palasharp ritiro Cabassi – La lettere di ForumNet inviata al Comune di Milano

«Da un lato — si legge nella lettera inviata da ForumNet — avete riconosciuto la necessità dell’aggiornamento del PEF (Piano Economico-Finanziario, ndr) e dall’altro, avete imposto di osservare le seguenti condizioni: realizzazione dell’opera in totale autofinanziamento senza alcun contributo pubblico e il divieto di modifica dell’offerta tecnico-economica presentata in gara».

A questi due punti principali se ne aggiunge un terzo: «Il rischio connesso ai contenziosi in essere con TicketOne e l’Istituto Suore della Riparazione (confinante con la struttura dell’ex Palashar, ndr). Avete posto le eventuali conseguenze esclusivamente in capo alla scrivente società. Con la presente nota Vi comunichiamo che un’eventuale revisione del PEF alle condizioni da Voi imposte è illegittima e irragionevole e non può essere da noi accettata».

Nella lettera sembrano non esserci margini per riprendere i rapporti: «Se può comprendersi l’indisponibilità del Comune a stanziare le risorse necessarie all’erogazione di un rilevante contributo pubblico, è francamente priva di fondamento normativo e del tutto contraria alla buona fede l’aprioristica opposizione da parte Vostra alla revisione delle ulteriori condizioni dell’offerta». Si fa chiaro riferimento a una riduzione del cannone e a l’allungamento della durata della concessione, «il cui cambiamento non avrebbe alcun impatto immediato sulle finanze dell’Amministrazione Comunale».

Poi il finale lapidario: «Qualsiasi tentativo di riequilibrio è impossibile, a meno di non ipotizzare la stipula di un contratto foriero di significative perdite. È incomprensibile e inaccettabile la Vostra pretesa di scaricare su ForumNet tutti i rischi da voi stessi riconosciuti e originati dai contenziosi pendenti». Ora al Comune di Milano restano soltanto due vie. Quella che sembra più difficile da percorre con un nuovo bando pubblico o quella più ovvia della vendita dell’area.

E proprio quest’ultima strada potrebbe rivedere di nuovo protagonista il gruppo Cabassi, come si evince dalla stessa lettera: «Vi ribadiamo il nostro forte interesse alla riqualificazione e successiva gestione del Palasharp a termini e condizioni che ci consentano di operare in condizioni di equilibrio economico- finanziario e affrontando un ragionevole rischio di impresa».

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