Inter News 24
·19 de agosto de 2025
Bergomi: «Il vero derby era con la Juve, ecco come l’ho vissuta nel 1998. Sul più forte con cui ho giocato…»

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·19 de agosto de 2025
Beppe Bergomi ha parlato a La Gazzetta dello Sport dei suoi ricordi con l’Inter.
MONDIALE A 18 ANNI – Ma c’è l’incoscienza, e tutti sono ben disposti verso i giovani. Ero l’ultima riserva dei difensori, poi Vierchowod si fa male e quando Collovati deve uscire….
DEBUTTO CON L’INTER A 16 ANNI – Bersellini fece bene a farmi scaldare, era gennaio a Torino, gran freddo. C’erano solo italiani, era più facile farsi strada. La mattina andavo a scuola, il pomeriggio mi allenavo, Mazzola e Beltrami spingevano per un giovane, io o Fontanini. Vinsi io.
PRIMA SERIE A – Con il Como. Si fa male Canuti, entro e, al primo rinvio di testa, faccio tutto quello che non si deve fare: rinvio corto e centrale, arriva Gobbo e gol.
PROVINO CON IL MILAN – Aveva un autonoleggio a Settala. È morto nel 1980, mamma è rimasta sola a 49 anni ed è stata straordinaria. Un omone di 1,90, se si bucava un pallone me ne comprava subito un altro. “Difensore? Fai l’attaccante, si guadagna di più”. Mi portò al Milan, mi presero ma ero giovanissimo e tornai a marzo. A fine stagione trovarono i reumatismi nel sangue e mi lasciarono a casa. Poi arrivò l’Inter.
ALLENATORI – Radice è l’unico per cui ho pianto quando scoprii che sarebbe andato via, perché Pellegrini arrivava con Castagner: ero in Nazionale, Collovati mi guardava stupito, ma Gigi era un uomo eccezionale. Con Trap i cinque anni più belli all’Inter. Grande motivatore. Arriva e mi fa: “Beppe, ora basta andare con il culo per terra”, all’epoca si facevano tante scivolate. Al terzo anno comincia male, eliminati in Coppa Italia dalla Fiorentina e la Gazzetta chiede la sua testa. Io, Ferri, Zenga, Mandorlini e Baresi andiamo in camera: “Mister, siamo con lei”. Scatta qualcosa, è l’anno dei record. Mi voleva alla Juve. Avevo vent’anni, prima di un Juve-Inter entro a riscaldarmi, mi incrocia e fa: “Verresti alla Juve?”. E io: “Veramente sto bene all’Inter…”. Lui: “Fai bene, Beppe”. Aveva capito. Con Orrico eravamo pronti ad accettare il cambiamento: non riuscimmo. Bagnoli faceva il calcio di oggi nel ’92, difesa a tre pura, chiedeva agli esterni di stare alti, noi non capivamo il perché. Ogni tanto si lamentava in milanese: “Le mie squadre giocano sempre benissimo, perché qui non riesco?”. Mi volevano Roma e Lazio: “Ma ti dove voeuri andà?”. Simoni arrivò che avevo 35 anni, indicò il campo e disse: “Siete tutti uguali. Chi merita gioca”. Riconquistai la Nazionale, gli sarò sempre grato, è nel mio cuore.
I PIU’ FORTI CON CUI HAI GIOCATO – Ronaldo aveva tecnica in velocità senza eguali. Matthaus un leader unico. Perdiamo 1-0 dopo il primo tempo, ho la testa tra le mani: “Ehi, che c’è? Ora segno io. Segnò”. Non studiava il calendario: “Dove siamo domenica? Ah, a Lecce? Vinciamo!”. Finì 3-0. Sempre in contrasto con Trap, ma si fermava a imparare il tiro di sinistro. Lo ha ringraziato di tutto.
JUVE-INTER DEL 1998 – Ero in tribuna perché la settimana prima, con l’Udinese, da diffidato, al primo intervento fu giallo… Era quella la partita vera, non il derby. Quelli della Grande Inter, Mazzola, Suarez, Corso, parlavano della Juve, non del Milan, dai tempi del 9-1.