Kickest
·07 de novembro de 2024
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·07 de novembro de 2024
10 partite giocate, appena 4 da titolare, 1 gol, 1 assist. Sono i numeri più superficiali, quelli che saltano subito all’occhio, del campionato di Joshua Zirkzee con la maglia del Manchester United fino a questo momento. Il problema è che, nonostante avessimo tutti sperato il contrario, sotto sotto ce lo aspettavamo. Un po’ per la tragicomica gestione Glazersdei Red Devils, un po’ per Ten Hag (che sembra, dice il Sun, non fosse entusiasta dell’olandese).Un po’ anche per lo stile di gioco della Premier League, lontano per ideologia dall’attenzione tattica e dalla disciplina difensiva tipicamente italiane che ben si confacevano all’andatura dinoccolata di un regista avanzato come Zirkzee. Il tutto va sicuramente analizzato alla luce dell’impostazione voluta da Ten Hag – che all’Old Trafford non ha mai attecchito. Una sorta di 3-1-6 suicida nel quale il pressing alto veniva coordinato da un reparto offensivo disattento e insofferente.
Un sistema di gioco difficilmente applicabile ai ritmi della Premier e poco consono ai ritmi dello stesso Joshua – che nel blocco compatto del Bologna di Motta, difensivamente, non si era mai risparmiato (23 palloni rubati, 3 intercettati, 31 tackle). Rimangono, invece, le vecchie abitudini in fase di costruzione: sono 73 i tocchi sulla trequarti bassa e appena 21 quelli nell’area avversaria. Eppure, le azioni da tiro create sui 90’ (SCA) si mantengono costanti: 3.01 quest’anno, 3.17 lo scorso.È il sintomo di un giocatore di grandi qualità, capace di raccogliere 2.6 xG in appena 418 minuti (meno di 5 partite) e calciare in porta 1.29 volte ogni 90 minuti. Un giocatore che, come molti altri, ha subito la transizione verso la Premier. Zirkzee può (deve) fare meglio, specialmente nel post Ten Hag. Ma il suo caso non risolve certo la decennale disputa su quale campionato sia “meglio” – se la paziente Serie A o l’avvincente Premier League. Ovunque: è una questione di adattamento.
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