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Calcio e Finanza

·14 novembre 2024

Zhang vince la causa contro i creditori: niente stipendio dall’Inter per l’ex presidente

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Steven Zhang e l’Inter vincono la causa, davanti al Tribunale di Milano, contro i creditori dell’ormai ex presidente del club nerazzurro. Come appreso da Calcio e Finanza, nello scontro legale con China Construction Bank il Tribunale del capoluogo lombardo ha dato ragione al figlio dell’ex patron interista Zhang Jindong e alla società, che quindi non dovrà versare alcuno stipendio arretrato a Zhang per i suoi anni da numero uno del club. Anni conclusasi lo scorso maggio, con l’escussione del pegno da parte di Oaktree che è quindi subentrato alla famiglia Zhang alla guida dell’Inter dopo la mancata restituzione di circa 395 milioni di euro allo stesso fondo californiano.

Una causa che nasce da lontano, in particolare nel’ambito della sentenza emessa dal Tribunale di Hong Kong nel luglio 2022 sui 320 milioni di un prestito mai ripagato a China Construction Bank da parte di Zhang. Lo scorso marzo, la Corte d’Appello di Milano ha accolto il ricorso di CCBA, decidendo di riconoscere la sentenza di Hong Kong anche in Italia. In particolare, nella sentenza si legge che la quota che deve essere ripagata è pari a 255 milioni di dollari più interessi per 2,6 milioni fino al 2 agosto 2021 e poi interessi annui pari al 13% sui 255 milioni di cui sopra dal 3 agosto 2021 fino alla data del pagamento (circa 30 milioni annui), in base a quanto spiegato dal Tribunale di Hong Kong nella sentenza del luglio 2022 e passata in giudicato nel settembre 2022.


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CCBA e la causa per ottenere lo stipendio di Zhang

Motivo per cui China Construction Bank Asia avrebbe voluto rifarsi sugli asset italiani di Zhang, a partire dallo stipendio come presidente del club nerazzurro che però l’ormai ex numero uno non ha mai ricevuto: anche perché, in base alle stime dell’accusa, lo stipendio dovrebbe essere pari a 914mila euro annui. Per questo CCBA aveva presentato nel luglio 2022 un atto di citazione al Tribunale nei confronti dello stesso Zhang e anche dell’Inter per l’annullamento della delibera con cui l’assemblea degli azionisti nerazzurri nel 2019 ha approvato la composizione del CdA e approvato il fatto che Zhang avesse rinunciato ai compensi come presidente. In particolare, infatti, è stato richiesto al Tribunale di «dichiarare l’inefficacia» della rinuncia al compenso e della delibera assembleare, inoltre chiedendo di «accertare, quantificare e dichiarare l’ammontare del compenso» per Zhang.

La causa davanti alla giudice Alima Zana è arrivata così alla conclusione nei gironi scorsi. Come appreso da Calcio e Finanza da documenti ufficiali, in particolare, secondo il Tribunale la delibera dell’Inter non è attaccabile da CCBA in quanto in particolare «con tale delibera non è stato in alcun modo revocato il diritto al compenso eventualmente riconosciuto in precedenza dalla stessa assemblea a Zhang», ma che anzi i soci «hanno dunque solo preso atto della scelta di Zhang di non ricevere alcun compenso».

Inoltre, viene sottolineato come la rinuncia al compenso sia antecedente anche al contratto di finanziamento che ha portato al debito per Zhang verso CCBA, oltre alla «gratuità che sempre storicamente ha caratterizzato l’incarico di Presidente del C.d.A. dell’Inter,  alla conferma di tale tradizione anche per gli amministratori nominati insieme con Zhang sin dal 2016 nel CdA e nel 2019 e al rispetto di tale prassi anche dopo la cessazione dalla carica del convenuto», considerando che il successore alla carica di presidente, ovverosia Giuseppe Marotta, non riceve compenso per la carica.

«Dunque, la tradizione della società proprietaria dell’omonimo gruppo calcistico ha sempre mantenuto la gratuità dell’incarico di Presidente, quale titolo onorifico. In tale contesto, anche temporale, ritiene il Tribunale di escludere l’intento frodatorio del convenuto debitore, trovatosi – sin dal 2016, quattro anni prima del sorgere del credito per la cui tutela l’attrice agisce – in un contesto ove non percepire il compenso corrispondeva all’immagine del Presidente quale carica di prestigio in sé».

Il Tribunale e la posizione sui compensi all’ex presidente

Per quanto riguarda la domanda di revoca della rinuncia al compenso da parte di Zhang, il Tribunale sottolinea che «lo statuto dell’Inter non stabilisce il compenso spettante agli amministratori» né l’atto di nomina di Zhang ha stabilito alcun compenso a suo favore. «Quella di Zhang non è dunque una rinuncia a una posizione già potenzialmente acquisita nei suoi elementi costitutivi- come richiesto dalla Corte di legittimità per poter essere richiamata- ma la rinuncia a una sua mera facoltà», proseguono i giudici. «Non vi è stato dunque alcun pregiudizio alle ragioni creditorie di CCBA attesa l’insussistenza di una diminuzione della capienza patrimoniale su cui potrebbe incidere positivamente la revocazione da parte del Tribunale, la cui pronuncia non potrebbe portare alla restituzione di un bene nell’attivo di Zhang. Non sussiste la partecipatio fraudis (o scientia damni) del terzo, qui Inter, considerato – oltre all’anteriorità dell’atto dispositivo rispetto al sorgere del credito – che Zhang aveva ricoperto la carica a titolo gratuito dal 2016, la gratuità era prevista nei confronti di tutti gli amministratori e da sempre era a titolo gratuito».

Il Tribunale di Milano, così, ha definitivamente rigettato le domande di China Construction Bank, condannandola anche al rimborso delle spese legali pari a circa 11mila euro ciascuno per l’Inter e per Zhang.

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