Calcionews24
·12 maggio 2024
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Zerocalcare è probabilmente l’autore di fumetti più noto in Italia. Non solo per le vendite, ma anche per le serie animate viste su Netflix. Su La Gazzetta dello Sport Michele Rech, il suo vero nome, racconta il suo rapporto con il calcio.
ZEROCALCARE O MICHELE – «Tutt’e due, l’identificazione è totale. Zero era il mio soprannome già prima».
CHAPLIN FACEVA RIFLETTERE CON LA RISATA – «Neanche ci penso di accostarmi a nomi così. Sicuramente ispirazioni sono il regista Taika Waititi, il suo Jojo Rabbit fa piangere e ridere, e Martin McDonagh con Tre manifesti a Ebbing, Missouri, toccante e divertente. Siamo in zona Fargo…».
NAZIONALE – «Sono sempre stato combattuto tra le mie due identità: mamma e nonna sono francesi, ho mantenuto la doppia nazionalità. Diciamo che tra i francesi mi sento italiano e tra gli italiani francese. Però, se qualcuno vuole vedere l’Italia, anch’io finisco sul divano. La finale la vedo. Ma non sto in fissa».
TOTTI – «Totti è Totti, trascende il calcio, gli riconosco di essere un pilastro della romanità. Non mi importa che sia un gran giocatore, ma che sia riuscito a identificare squadra e città. Non ho pianto al suo addio, non riesco a sentire mio quel rito collettivo e mi dispiace».
DE ROSSI – «Mi sta simpatico. Ma non mi fa l’effetto di Totti».
IL CALCIO – «Ero una pippa totale. Mi mettevano in difesa accanto a uno bravo, per fare meno danni. Anche al game-boy e alla play: non ero uno dei bravi»
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