Zanetti sulla finale: «Il PSG si è salvato ai gironi per il rotto della cuffia. Giocare sabato? Entrerei in campo di corsa…» | OneFootball

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·30 maggio 2025

Zanetti sulla finale: «Il PSG si è salvato ai gironi per il rotto della cuffia. Giocare sabato? Entrerei in campo di corsa…»

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Zanetti, l’ex capitano dell’Inter ha parlato della finale di Champions League contro il PSG: le sue parole

In preparazione alla finale di Champions League tra PSG e Inter, Javier Zanetti ha concesso un’intervista a Il Giorno.

LE PAROLE DI ZANETTI – «Se mi piacerebbe giocarmi questa finale? Caspita, non me lo farei ripetere due volte. Entrerei in campo di corsa…La mia Inter era fortissima, ma anche questa squadra lo è perché non conquisti per caso la finale dopo aver eliminato il Bayern Monaco e il Barcellona. Se invece pensiamo ai giorni che precedono l’evento certamente noi arrivammo carichi, con l’adrenalina di chi aveva vinto scudetto e Coppa Italia. Adesso il mister e i giocatori devono metabolizzare il titolo sfuggito di un nulla. Fa davvero rabbia. Ripercussioni? No, non credo. I ragazzi sono motivatissimi. Purtroppo nel finale di campionato è successo di tutto, forse la sconfitta a Bologna nel recupero è stata decisiva ma ora bisogna essere ottimisti. La squadra ci crede, sarà una partita molto equilibrata, speriamo in un lieto fine. C’è solo da elogiare questo gruppo che ha raggiunto due finali di Champions League in tre anni».


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LA FINALE DI ISTANBUL – «Già nel 2023 a Istanbul avremmo meritato noi: eravamo sfavoriti ma ci siamo arrivati davvero vicini col City. È rimasto il rimpianto per come giocammo quella partita, con coraggio e creando tante opportunità. Possiamo ripetere la stessa prestazione col Psg».

SUL PSG – «E’ arrivato in finale dopo essersi salvato ai gironi per il rotto della cuffia, però tanti addetti ai lavori già un paio di mesi fa erano convinti che sarebbero arrivati sino in fondo. Ci sono tanti meriti di Luis Enrique, mi piace molto come allenatore. Ha dovuto ricostruire un gruppo, ha rimesso tutti i giocatori a posto anche se non c’erano campioni come nelle annate di Messi, Neymar e Mbappè. Del resto, lo dice la storia: è nei momenti decisivi che una squadra diventa forte. Non credo che l’Inter sia stanca. Questa è una squadra che si diverte e gioca al calcio, ed è un piacere vederli».

QUESTIONE DI MOMENTI – «Ma con la mia Inter del 2010 in finale dopo l’1-0 chiudemmo la porta a chiave e gestimmo la partita. Questo sarà un aspetto fondamentale del match di Monaco. Ci sono dei momenti in cui devi pensare solo al risultato: avete visto il Barcellona a Milano, sul 3-2 per loro erano tutti in avanti e sono usciti perché hanno voluto attaccare fino all’ultimo. Ai miei tempi gente come Piqué e Puyol non ci avrebbe fatto avvicinare alla porta».

SU LAUTARO – «Ora sta benissimo dopo un piccolo infortunio che lo ha costretto a rallentare nelle ultime settimane. Prima della semifinale contro il Barcellona ha avuto una settimana terribile perché non sapeva se ce l’avrebbe fatta. Ma a fine partita piangeva dimostrando di avere un cuore grande e vero attaccamento alla maglia. Voleva giocare a tutti i costi, ha fatto un lavoro fantastico. E’ il nostro capitano e modello, ha una “garra“ unica».

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