Visti da vicino | Samuel Nwachukwu | OneFootball

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Hellas Verona FC

·23 ottobre 2024

Visti da vicino | Samuel Nwachukwu

Immagine dell'articolo:Visti da vicino | Samuel Nwachukwu

Verona - Quinto appuntamento con 'Visti da vicino' il format dell’Hellas Verona che ci accompagnerà, ogni settimana, per tutta la stagione 2024/25, in cui i protagonisti sono i giovani gialloblù della formazione Primavera allenata da mister Paolo Sammarco.

Curiositàaneddotivita personale e naturalmente tanto calcio sono i temi principali di queste interviste. Nell'episodio di questa settimana andremo a scoprire la vita, privata e sportiva, di uno dei nuovi difensori della Primavera gialloblù: Samuel Nwachukwu.


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Samuel, sei al tuo primo anno con l'Hellas Verona. Come stai vivendo l'inizio di questa nuova avventura? Quali sono state le tue prime impressioni del club e della squadra? “Dopo 7 anni all’Udinese ho sentito che era arrivato il momento di cambiare a livello sportivo, e per questo ho scelto il Verona. Qui mi sto trovando molto bene, anche se, purtroppo, sono incappato in qualche difficoltà a livello fisico e in questo momento sto cercando di recuperare per rientrare in forma. Quest’anno non ho avuto neanche la possibilità di fare il ritiro estivo per alcune situazioni che si erano create con l'Udinese, e sono arrivato qui a Verona con il campionato già alle porte. Detto questo, però, sono molto contento all’Hellas. La società mi ha detto che crede molto in me, nelle mie qualità e io voglio ricambiare questa fiducia”.

Com’è avvenuto il tuo passaggio dall’Udinese al Verona?  “Alla fine della scorsa stagione io e l’Udinese non avevamo le stesse idee sul prosieguo del mio percorso. Ormai ero arrivato nel giro della Prima squadra, ero riuscito anche a fare l'esordio in Coppa Italia, però certe volte nella vita qualcosa non va come si pensa o come magari si è programmato e quindi ho colto al balzo la grande opportunità che mi ha dato il Verona, che ha spinto tanto per avermi. Naturalmente voglio ringraziare l'Udinese per questi 7 anni passati insieme ma, come ho detto, era il momento di cambiare aria e quindi sono convinto della mia scelta. Una volta che prendo una decisione, nel bene o nel male, la porto sempre avanti”.

Quali sono le sfide principali che hai incontrato nel tuo adattamento alla Primavera dell'Hellas, soprattutto considerando che questo è il tuo primo anno? “Sicuramente come adattamento con la squadra inizialmente è stato un po’ complesso perché sono arrivato molto tardi, a fine preparazione, quindi ho dovuto accelerare i tempi. Però, mi sono integrato subito bene grazie ai miei compagni, a mister Sammarco e al suo staff. Il mister ha un'idea di calcio molto chiara, che tutti noi vogliamo seguire al meglio per cercare di rendere al massimo possibile”.

Su cosa ti chiede di lavorare principalmente mister Sammarco? “Mi chiede di essere un leader del reparto difensivo. Penso che il Verona mi abbia scelto anche per questo, perché un difensore centrale come me, soprattutto quando gioca al centro di una difesa a 3, deve riuscire a dare alla squadra quell'attenzione e quella concentrazione necessarie per tutti i 90’. Per questo il mister richiede da me molta leadership, di guidare la squadra e, infine, anche di giocare semplice, con giocate pulite che diano sicurezza”.

Difensivamente, quali caratteristiche ti distinguono dagli altri giocatori? Quali ritieni siano i tuoi punti di forza? “I miei punti di forza sono sicuramente la mia fisicità e la velocità, perché sono un difensore abbastanza rapido che riesce ad usare bene il proprio corpo. Invece, devo migliorare nella tecnica così da riuscire a fare giocate più giuste, limitando gli errori. Penso di essere a un buon punto, anche se cerco di arrivare sempre al massimo livello del mio potenziale e di non accontentarmi, perché a volte dare il 100% non basta, bisogna arrivare al 200%. Con la mia prestanza fisica può succedere che riesca a fermare gli avversari anche non dando il mio massimo, ma io so che per arrivare a giocare in Prima squadra devo sempre riuscire a superare i miei limiti e dimostrare a tutti che sto dando di più di quello che dovrei dare, solo così potrò raggiungere il mio obiettivo”.

La stagione è appena cominciata. Quali sono i tuoi obiettivi personali e cosa speri di raggiungere insieme alla squadra? “Come obiettivo di squadra il primo traguardo è raggiungere la salvezza e mantenere così la categoria. Poi se saremo bravi ad arrivare qualche posizione più avanti ben venga. Il campionato di Primavera 1 è molto difficile quest’anno, con tre retrocessioni, però per noi giocatori è anche stimolante perché possiamo crescere molto, e la società fa di tutto per valorizzarci al meglio. Personalmente vorrei arrivare in Prima squadra ed essere un punto fisso del Verona, questo è il mio obiettivo”.

C'è un difensore, sia in squadra che fuori, che consideri un modello di ispirazione per migliorare le tue prestazioni? “Come punto di riferimento ho Coppola. È un giocatore giovane, che ha fatto la stessa trafila che stiamo facendo noi del Settore Giovanile, e adesso è un tassello fondamentale della Prima squadra e per questo dico che per me rappresenta un modello da seguire. Poi sicuramente ci sono anche i giocatori più esperti, come Dawidowicz e Magnani, che sono in Serie A da tanto e hanno qualcosa in più a livello di esperienza e da loro si può imparare tanto”.

Cosa ti ha spinto a scegliere l'Hellas Verona? Cosa ti ha attratto di più di questo progetto? “Mi ha convinto vedere il modo in cui lavorano con i giovani, come riescono a valorizzarli. Negli ultimi anni ho visto diversi ragazzi uscire dal Settore Giovanile e ora giocare a livelli importanti. Sono sicuro che il Verona sia la squadra giusta per me”.

Raccontaci qualcosa del tuo esordio in Coppa Italia con la maglia dell’Udinese… “È stato un esordio bello, molto emozionante, perché comunque l'ho fatto nello stadio di casa, nella città dove sono cresciuto. Mi ricordo che all'inizio, in pullman, ero un po’ nervoso, però una volta entrato in campo ho pensato solamente a dare il mio apporto alla squadra e a godermi il momento, cercando di far vedere tutte le mie qualità”.

Quando hai iniziato a giocare a calcio? “Ho iniziato a giocare quando avevo 6 anni. La passione me l'ha trasmessa mio zio Claudio. Da piccolo giocavo sempre con lui in giardino e diciamo che mi sono abituato subito a giocare contro avversari più grandi. All’inizio non mi sono iscritto in nessuna squadra di calcio e giocavo solo con lui ed è proprio mio zio ad avermi trasmesso la voglia di giocare a calcio”.

Venendo da un'altra realtà, com'è stato per te adattarti alla città di Verona e alla vita in questo nuovo ambiente? “Qualche difficoltà iniziale l’ho trovata, com’è normale. Per esempio, non sapevo bene come muovermi, non sapevo cosa si potesse fare o cosa no, però ora che sono passati due mesi mi sono ambientato e sto bene, sono tranquillo. Sono in una bella squadra e ho incontrato degli ottimi amici, che vivono con me in convitto. Qui non ci manca niente, veniamo trattati bene, abbiamo tutto quello che ci serve per poter studiare, riposare e rendere al massimo”.

Hai legato particolarmente con qualche compagno di squadra?  “Mi verrebbe da dire che mi trovo bene con tutti in squadra, però naturalmente ho più rapporto con i ragazzi che vivono insieme a me in convitto come Agbonifo, Cisse, Ravasio, Barry, Philippe, Jablonski, Fagoni e Nwanege. Ma in generale con tutti, anche quelli che adesso non ho nominato”.

Come te la cavi con le lingue straniere? Hai deciso di proseguire gli studi dopo le superiori? “Io sono di madrelingua inglese, visto che è la lingua di mio padre. Ora sto imparando anche il francese, quindi non ho particolari difficoltà a comunicare con i compagni. Per quanto riguarda invece il mio percorso di studio, dopo essermi diplomato lo scorso anno, ho deciso di iscrivermi alla facoltà di giurisprudenza. Penso che sia importante studiare, perché non si sa mai cosa può succedere nella carriera di un giocatore, e comunque è un tipo di lavoro 'breve', che finisce verso i 35 o 40 anni. Quindi bisogna anche pensare al futuro”.

Fuori dal campo, cosa ti piace fare per rilassarti? Hai qualche passione o hobby particolare che ti aiuta a staccare dal calcio? “A me piace tanto seguire il basket, soprattutto l’NBA. Sono un grande fan, seguo le partite e gioco al videogioco. Il mio giocatore preferito è Ja Morant dei Memphis Grizzlies. È un giocatore giovane, che però è già leader indiscusso di una squadra che, seppur non sia una franchigia accreditata a vincere il titolo finale, lotta comunque sempre per provare ad arrivare fino in fondo. Credo che grazie a lui i suoi compagni riescano a rendere al meglio, e questo è quello che cerco di fare anch’io in squadra. Per me questa è la vera leadership, quella a cui mi ispiro, ovvero la capacità di far uscire il meglio dai propri compagni, dando in primis l’esempio”.

Chi pensi sia il giocatore più rapido della squadra? “I più veloci sono Agbonifo e Philippe. Però, secondo me, quando mi sarò rimesso a posto fisicamente, anch’io posso dire la mia, e non sarà facile battermi in velocità. Detto questo loro due sono veramente rapidi e per noi la loro velocità è un’arma in più da usare in partita”.

Chi pensi sia il più tecnico della squadra e anche chi abbia, secondo te, il tiro migliore? “I più tecnici, per come controllano il pallone, per come giocano nello stretto e per la loro pulizia nei passaggi sono Pavanati, Monticelli e Devoti. Per quanto riguarda il miglior tiro, sui calci di punizione se la giocano Agbonifo, Monticelli e Scharner, ma sul tiro in generale direi tutti gli attaccanti”.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare per il tuo percorso di crescita che ti ha portato fino a qui? “Sì, sicuramente vorrei ringraziare mia madre e mio padre, Mary e John. Mio papà è quello che si interessa un po’ di più al calcio, e oltre a venire a vedere le partite mi chiama spesso, mi riempie di consigli e a volte è molto severo. Non mi dà tanti suggerimenti a livello calcistico, ma più a livello caratteriale e comportamentale, sul come approcciare le partite. Mi dice di dare il massimo, mi bacchetta e non gli va bene mai niente, ma io so che lo fa perché conosce le mie qualità e vuole sempre vedermi migliorare e superare ogni volta i miei limiti. Oltre la mia famiglia devo ringraziare Dio per la forza che mi dà ogni giorno. Penso che Dio abbia dato a ognuno delle qualità e una strada, quindi sta a noi seguirla, impegnandosi ogni giorno per raggiungere il proprio obiettivo in questo percorso che lui ci ha donato. Infine, voglio ringraziare tutti i mister e gli staff con cui ho lavorato. In particolare, per l’ultimo periodo, ringrazio mister Sammarco, il direttore Margiotta e tutti coloro che mi aiutano ogni giorno per raggiungere i miei obiettivi”.

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