Hellas Verona FC
·5 marzo 2025
Visti da vicino | Jurgen Peci

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·5 marzo 2025
Verona - Dodicesimo appuntamento con 'Visti da vicino' il format dell’Hellas Verona che ci accompagnerà per tutta la stagione 2024/25, in cui i protagonisti sono i giovani gialloblù della formazione Primavera allenata da mister Paolo Sammarco.
Curiosità, aneddoti, vita personale e naturalmente tanto calcio sono i temi principali di queste interviste. Nell'episodio di questa settimana andremo a scoprire la vita, privata e sportiva, di uno dei più giovani della formazione Primavera: Jurgen Peci.
Jurgen, come hai iniziato a giocare a calcio? A che età? “Ho iniziato a giocare da piccolo nel parchetto vicino a casa, ad Arzignano, dove sono nato, con gli amici. Poi un giorno, a 4 anni, mi ha visto giocare il presidente di una squadra del posto e così mi sono iscritto alla mia prima società, il Kennedy. Qui sono rimasto per quattro anni, giocavo da attaccante e segnavo anche tanti gol. Successivamente mi ha chiamato il Vicenza e, già dopo il primo ritiro con loro, sono passato a giocare a centrocampo, come faccio ora”.
Poi ti ha chiamato l’Hellas Verona... “Sì. Dopo appena due stagioni mi ha voluto il Verona. Mi ricordo bene quel periodo perché il Vicenza stava attraversando dei problemi societari e sembrava stesse fallendo e mentre ero con la squadra a giocare un torneo a Barcellona, il Verona ha contattato mio papà, che era a casa. Appena tornato, ho subito accettato e così è iniziata la mia avventura in gialloblù, nella stagione 2017/18”.
C’è qualche momento in particolare che vuoi ricordare di queste stagioni? “I momenti che ricordo con più piacere sono i tornei che abbiamo fatto all’estero. Il primo è stato a Düsseldorf, in Germania, dove siamo stati accolti da alcune case-famiglia ed è stata una bella esperienza di crescita. Abbiamo anche vinto il torneo. Qualche anno dopo siamo andati a giocarne un altro in Danimarca e lì mi ricordo che ci siamo divertiti tantissimo con mister Caldana”.
Quest’anno hai iniziato con l’Under 18, poi sei passato alla formazione Primavera. Come hai affrontato questo passaggio? “Inizialmente non me l’aspettavo, anche se era da qualche settimana che mi allenavo con la Primavera. Soprattutto dopo la squalifica di Dalla Riva contro il Milan, non pensavo che avrei dovuto giocare al suo posto ma già nello spogliatoio Pavanati mi diceva che avrei giocato io. Quando ho capito che avrei davvero fatto il mio esordio dal primo minuto in Primavera, ero un po’ teso. Il giorno della partita, i compagni e lo staff mi hanno aiutato a tranquillizzarmi, soprattutto Luca Nizzetto (collaboratore tecnico di mister Sammarco)”.
Da quel momento sei partito titolare per tre partite consecutive... “Sì, ho preso subito tanta fiducia e mi sono tranquillizzato molto nelle partite successive contro Cremonese e Sampdoria. I compagni mi hanno aiutato ad ambientarmi, in particolare Agbonifo, che prima della partita contro il Monza ha notato che avevo un po’ di ansia ed è venuto a parlarmi e a calmarmi”.
In quel momento però è arrivato l’infortunio alla spalla, come hai affrontato questo periodo di difficoltà? “A novembre, alla fine della partita contro la Sampdoria, in un contrasto, sono caduto e mi sono rotto la clavicola. Inizialmente pensavo che non fosse nulla, solo una botta, ma i dottori hanno capito subito che era un infortunio più grave. Da quel momento ho passato un mese un po’ pesante, perché ero nel mio periodo migliore, avevo preso tanta fiducia, avevo appena iniziato a giocare e ad ambientarmi con la Primavera. Poi però, grazie al supporto di tutti e al lavoro dello staff, sono riuscito a tornare in forma. Possiamo dire che questo è stato il mio primo infortunio grave, che mi ha tenuto lontano dal campo per circa due mesi. La mia famiglia mi è stata molto vicina, anche perché credo che sarei impazzito senza di loro a stare con il tutore fermo nel letto per le prime due settimane. La riabilitazione mi ha dato molta fiducia, così come Andrea Moretto, che mi ha seguito in tutto il percorso di recupero e dall'inizio mi ha detto che sarei tornato più forte di prima, quando io invece avevo ancora dei dubbi”.
Tu sei uno dei più giovani della formazione Primavera, che consigli ti danno i compagni più esperti? “Mi dicono sempre di giocare semplice e di stare tranquillo, perché quando sono in campo, senza pensieri, non c’è niente che mi preoccupi e posso giocare al massimo. L’importante è rimanere calmi. Una grossa mano me l’ha data all’inizio proprio Dalla Riva, che oltre a essere il capitano e giocare nella mia stessa posizione, fuori dal campo è spesso con me, perché prendiamo il treno per Verona insieme. Lui mi ha dato molta confidenza e fiducia”.
Ricopri la posizione di regista in campo, quali ritieni siano i tuoi punti di forza e invece in cosa devi migliorare? “I miei punti di forza sono la tecnica e la gestione della palla. Devo migliorare nella costanza del recupero del pallone e nel saper leggere meglio i momenti della partita, quando rischiare la giocata e quando invece abbassare i ritmi”.
Cosa ti chiede di fare maggiormente in campo mister Sammarco? Che consigli ti dà? “Il mister mi dice sempre di giocare semplice e di iniziare a prendere fiducia già dai primi minuti di gara per essere più tranquillo durante la partita. Quello che richiede da me in campo è dare sicurezza ai compagni, facendomi sempre vedere per ricevere il pallone e dettare i ritmi della squadra”.
C’è un centrocampista al quale ti inspiri qui al Verona? “Sicuramente Duda, che mi piace molto quando ha la palla tra i piedi ed è molto calmo e tranquillo. Questo gli dà la sicurezza di sapere sempre cosa fare”.
Com’è allenarsi con la Prima squadra e giocare le partite d’allenamento contro di loro? “La prima volta che ho fatto un allenamento con la squadra di mister Zanetti sono rimasto un po’ stupito, poi ho subito pensato che invece è lì che voglio arrivare e dove voglio stare, perché voglio che quelli diventino i miei livelli. Le partitelle che giochiamo con la Primavera contro la Prima squadra sono sempre belle e stimolanti, quest’anno il mio unico gol nelle partitelle che facciamo in allenamento l’ho fatto proprio in una di queste sfide”.
Dopo metà stagione, qual è il tuo obiettivo e quello della squadra? “Con la squadra vogliamo arrivare il più in alto possibile. Poi, non nascondo che arrivare ai playoff sarebbe bellissimo. Secondo me ce lo meritiamo perché abbiamo dimostrato di essere una grande squadra. Personalmente io voglio sempre farmi trovare pronto nei minuti che mi verranno dati, così da essere riconfermato per il prossimo anno, dimostrando che sono all’altezza della squadra”.
Com’è affrontare avversari che hanno già esordito in Serie A e che sono stabilmente nel giro delle Prime squadre? “Per me è sempre stato normale affrontare ragazzi di cui già si parlava per la Prima squadra. Il mio pensiero è sempre stato che se ci gioco contro, vuol dire che non sono da meno di loro”.
Tu sei italo-albanese e sei stato convocato dalla Nazionale dell'Albania. Cosa puoi dirci di quest’esperienza? “Sono stato convocato con la Nazionale Under 15 e Under 17 per giocare alcune amichevoli. Ammetto che non è stato semplice, anche perché io parlo italiano e poco albanese; quindi, inizialmente c’era un po’ di problema linguistico ma appena sceso in campo, questo problema è sparito e mi sono goduto il momento”.
Quanto è importante la tua famiglia per te? “I miei genitori, Viola e Beni, insieme a mia sorella maggiore Rosela, mi sono sempre stati di supporto. Non mancano praticamente mai alle mie partite da quando ero piccolo, soprattutto mia mamma, visto che mio papà a volte non c’è per motivi di lavoro”.
Che altri hobby hai nel tuo tempo libero? “Mi piace molto uscire con gli amici, con la mia ragazza e passare del tempo con loro. Per rilassarmi, mi piace anche giocare alla PlayStation e guardare tanti film”.
Hai qualche ricordo in particolare dell’Hellas Verona? “Sono andato spesso allo stadio a vedere l’Hellas, soprattutto da quando gioco qui. Mi ricordo bene una partita tra Verona e Lazio, in cui ho accompagnato un mio connazionale, Strakosha, nell’ingresso in campo. Ero tanto emozionato, per un bambino è un'esperienza indimenticabile”.
Chi pensi sia il giocatore più tecnico della squadra? “Direi Pavanati e Dalla Riva”.
Chi mette la musica in spogliatoio? “Diverse persone, penso che Zouaghi sia bravo perché cerca sempre di accontentare tutti con musica di tanti generi, mentre quando si collegano i ragazzi rumeni, Szimionas e Vermesan, è un disastro. Quello che invece si collega poche volte, ma quando lo fa mette musica orecchiabile, è Agbonifo.”
Parlando di Agbonifo, quando un vostro compagno riceve una bella notizia come la chiamata in Nazionale, come lo festeggiate? “È sempre una bella notizia quando arrivano queste convocazioni, perché siamo tutti molto contenti. In questo caso, abbiamo saputo della convocazione di Richi, lui compreso, sul pullman di ritorno da Torino. Il mister ha chiamato Agbonifo vicino a sé e poi, tornando indietro nel pullman, ce l’ha detto lui e lì è partito l’applauso di tutta la squadra. Ora però deve portare da mangiare in spogliatoio!”
C’è qualcuno in particolare che vuoi menzionare perché è stato importante per il tuo percorso? “Sì, ci sono un po’ di persone che vorrei ringraziare. Mister Daniele Marchi, con il quale ho fatto il mio primo anno qui al Verona, mister Caldana con il quale ho passato quattro stagioni stupende. Poi tutti gli autisti che mi hanno aiutato tanto in questi anni, visto che vivo ad Arzignano, e tra loro in particolare Stefano. Naturalmente devo ringraziare veramente tutto lo staff della Primavera per la grande fiducia che hanno avuto in me e per come mi hanno aiutato dopo l’infortunio”.