Hellas Verona FC
·21 novembre 2024
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Verona - Ottavo appuntamento con 'Visti da vicino' il format dell’Hellas Verona che ci accompagnerà per tutta la stagione 2024/25, in cui i protagonisti sono i giovani gialloblù della formazione Primavera allenata da mister Paolo Sammarco.
Curiosità, aneddoti, vita personale e naturalmente tanto calcio sono i temi principali di queste interviste. Nell'episodio di questa settimana andremo a scoprire la vita, privata e sportiva, di uno dei pilastri difensivi della Primavera gialloblù: Andrej Popovic.
Andrej, come ti sei avvicinato al mondo del calcio? “Ho iniziato a giocare a 7 anni nella mia città di origine, Šabac. Inizialmente giocavo con i miei amici nella squadra locale, ma a 9 anni sono stato selezionato dal Partizan Belgrado e da quel momento sono sempre rimasto lì. I primi tre anni ho continuato a vivere a casa, che dista circa un’ora da Belgrado. Poi, quando sono cresciuto, sono andato a vivere in città. Sono molti anni che vivo fuori casa”.
Che esperienza è stata crescere nel Settore Giovanile del Partizan? “È stata una grande esperienza. A loro devo tutto perché è grazie al Partizan se sono il giocatore che sono adesso. Mi hanno dato la possibilità e i mezzi per migliorare ogni giorno, con tanti staff e tanti compagni diversi. Abbiamo giocato anche molti tornei importanti in giro per l’Europa. Me ne ricordo uno in particolare di due anni fa, a Firenze, in cui abbiamo vinto e sono stato eletto miglior giocatore del torneo. Sono delle grandi opportunità per mettersi in mostra”.
Tu hai giocato anche nella UEFA Youth League. Che esperienza è stata? “Il sogno di ogni bambino che gioca a calcio è quello di arrivare in Champions League e la competizione giovanile ne è un assaggio. È una bella esperienza che ti fa sognare di arrivare un giorno alla competizione più grande”.
Fai parte delle giovanili della tua Nazionale. Com’è rappresentare il proprio Paese? “È veramente qualcosa di speciale, di diverso. Aspetto sempre con tanta voglia le pause per la Nazionale, perché so che andrò a rappresentare il mio Paese. Noi serbi viviamo per la Nazionale. Ora abbiamo le partite di qualificazione per l’Europeo Under 19 di quest’estate e spero proprio di arrivarci per poter sfidare anche Vermesan e Szimionas, che sono già qualificati visto che la Romania è il Paese ospitante”.
Com’è avvenuto il tuo passaggio al Verona? “Ero a scuola ed era l’ultimo giorno del mercato invernale. Avevo appena fatto un esame, quando mi ha chiamato mio papà. Mi ha detto: ‘Ti piacerebbe andare all’Hellas?’. Io gli ho risposto di non prendermi in giro, perché anche se fosse stato vero non ci sarebbe stato il tempo per fare il trasferimento. Mi ha risposto che dovevo subito prepararmi perché dovevamo andare a Belgrado a firmare il contratto, visto che non c’era il tempo per venire a Verona. Così non ci ho pensato un momento, sono uscito da scuola e sono andato a firmare il contratto. La mattina dopo ero già qui a Verona”.
Com’è stato il passaggio dalla Serbia all’Italia? “All’inizio è stato difficile, ma mi sono adattato molto velocemente e qui sto bene, sia come qualità della vita che a livello sportivo, con la squadra. Mi piace molto il cibo serbo, ma anche qui si mangia davvero bene e non ho avuto problemi a cambiare la mia dieta. Quando vado al ristorante scelgo sempre le lasagne, sono il mio piatto preferito”.
Come è stato il tuo adattamento al campionato di Primavera 1? “Sono molto contento di aver avuto la possibilità di giocare nel Verona, un grande Club che gioca in Serie A. Il campionato italiano è una delle leghe più competitive e famose al mondo ed è molto seguito in Serbia. Il mio adattamento con la squadra è stato facile, perché ho trovato tanti compagni che mi hanno aiutato e che parlano inglese, una squadra molto internazionale. Da subito mi sono trovato bene, anche con i miei compagni in difesa. Ho iniziato a giocare praticamente appena sono arrivato e abbiamo tenuto la porta inviolata per due partite consecutive, facendo delle belle prestazioni”.
Quali ritieni che siano i tuoi punti di forza e, invece, in cosa devi migliorare? “Penso di essere bravo con la palla tra i piedi, nei passaggi e nei lanci. Nella fase difensiva si può sempre migliorare e lavoro ogni giorno per farlo, rimanendo anche oltre l’orario di allenamento per perfezionare il lavoro a livello difensivo”.
Il campionato ha ormai superato la sua fase iniziale. Che impressioni hai avuto di queste prime partite? “Le prime gare le abbiamo affrontate molto bene; poi è arrivato un momento più negativo, ma ora stiamo aumentando il nostro livello. Penso che in tutte le partite abbiamo giocato bene, creandoci le opportunità per vincere, ma in alcune non siamo riusciti a concretizzarle. Siamo una buona squadra, dobbiamo lavorare ancora tanto e possiamo fare risultato contro tutti”.
L’obiettivo della squadra è raggiungere la salvezza. E invece qual è il tuo per quest’anno? “Come squadra vogliamo mantenere la categoria e magari cercare di fare meglio del decimo posto dell’anno scorso, ma prima dobbiamo salvarci. Personalmente, voglio migliorare sotto ogni aspetto perché solo così posso sperare di essere convocato in Prima squadra. Per riuscirci, devo dare tutto”.
Hai segnato il tuo primo gol nella gara di Coppa Italia contro il Vicenza. Che emozione è stata? “È stato particolare, perché partivo dalla panchina e ho segnato dopo pochi minuti dal mio ingresso in campo. Possiamo dire che ho avuto un impatto positivo su quella gara, che alla fine abbiamo vinto 4-2. È stato bello segnare il mio primo gol con la maglia del Verona e spero che non sarà l’ultimo”.
Quello contro il Vicenza era un derby e tu, avendo giocato molto tempo al Partizan Belgrado, sei abituato alle stracittadine. Cosa puoi dirci della tua esperienza in queste sfide così sentite? “Il derby contro il Vicenza mi è piaciuto molto, era il primo che giocavo. A Belgrado ho giocato tante volte questo genere di partite contro la Stella Rossa e non ho mai perso. Sono un ragazzo a cui piace giocare i match importanti, sono sfide in cui non c’è bisogno di motivazione extra perché è già tutto dentro nella partita”.
Che rapporto hai con il mister e il suo staff? Su cosa ti chiedono di lavorare maggiormente? “Con lo staff e il mister c’è un rapporto molto buono. Il mister parla sempre con noi, soprattutto con i difensori, perché dobbiamo sempre migliorare. Dopo le partite ci fermiamo sempre per capire cosa abbiamo fatto bene o cosa invece non ha funzionato”.
C’è qualche giocatore del Verona che hai come modello? “Sicuramente Lazovic. Lui è serbo come me, è il capitano ed è qui da tanti anni. È un esempio per tutti noi giovani giocatori, per come gioca e per come si allena, dando sempre il massimo. Quando parliamo mi dice di continuare sempre a lavorare e soprattutto di sfruttare ogni occasione che ho e di non mollare mai. Per la mia posizione in campo guardo molto Ghilardi, in cui mi rivedo perché è un difensore molto tecnico e bravo con i piedi, e penso che migliorerà ancora di più”.
Quanto è stata importante la tua famiglia nel tuo percorso di crescita? “La mia famiglia è stata importantissima. Mia madre, Dragana, mi ha aiutato tanto da piccolo: era lei che mi accompagnava agli allenamenti a Belgrado quando ancora non vivevo lì perché mio padre, Milomir, non poteva a causa del lavoro. Ho anche un fratello più piccolo di 12 anni, Marko, a cui piace tantissimo il calcio; sarebbe bello se un giorno venisse anche lui a giocare qui al Verona. Voglio ricordare anche mio nonno, Slobodan, che purtroppo oggi non c’è più, ma è grazie a lui se ho iniziato a giocare a calcio. Quando avevo le partite, veniva sempre a vedermi e non mi ha mai fatto mancare il suo supporto”.
Oltre il calcio, che altre passioni hai? “Seguo tantissimo il basket e mi piace anche giocare quando posso, con i miei amici. Non guardo molto l’NBA, seguo di più l’Eurolega; sono un grande tifoso del Partizan. In Serbia il basket è molto seguito e giocato, ma direi che comunque il calcio rimane il primo sport, anche se i risultati, nel basket, sono migliori”.
Che tipo di musica ascolti? “Ascolto molta musica serba, di generi diversi, ma sempre del mio paese. Mi piace ascoltarla prima delle partite perché mi aiuta a calmarmi e a concentrarmi. Ho provato a farla sentire anche ai miei compagni, ma non gli piace molto, visto che non capiscono le parole. Per ora sono i ragazzi italiani a mettere la musica nello spogliatoio. Sono sincero, non mi piace tanto”.
Chi pensi sia il più tecnico nella squadra? “Non credo ci sia nessuno che spicchi maggiormente per qualità rispetto ad altri. Siamo un gruppo molto unito con poche individualità e tanto collettivo e questa deve essere la nostra forza”.
Ci sono persone che ti senti di ringraziare? “Ci tengo a ringraziare tutti gli staff che mi hanno seguito nel mio percorso al Partizan, e soprattutto lo staff del Verona che mi ha accolto lo scorso anno. Devo aggiungere anche il mio agente Ivica Pavlović e il suo team, che hanno creduto in me dal primo momento che ci siamo conosciuti”.