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·13 agosto 2025
Vagnati: "Cairo un negoziatore nato. Schuurs? Prego..."

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·13 agosto 2025
Il salto dal campo alla scrivania?
"Nell’ultimo anno alla Giacomense, la squadra di una frazione di un paese in provincia di Ferrara. Il presidente, Walter Mattioli, l’uomo di fiducia della famiglia Colombarini, i proprietari, mi disse: “Vagnati, ho notato che in campo corri poco e parli molto. Penso che sia il momento di passare a un ruolo dirigenziale”. In effetti, rompevo le scatole ai compagni. La maggior parte dei calciatori giocava a Fifa, alla playstation. Io preferivo Football Manager, mi piaceva costruire le rose e fare i business plan".
Come sono stati gli inizi da ds?
"Sorprendenti. Salgo in macchina direzione Milano, a fare mercato per la Giacomense, e ricevo una telefonata di Mattioli: “Aspetta, abbiamo rilevato la Spal”. Dalla Giacomense alla Spal in un attimo. Quasi uno shock, la Spal era ed è la squadra di una piazza appassionata ed esigente. È stato l’inizio di una cavalcata esaltante. Abbiamo vinto la C e la B e ci siamo salvati per due volte in A".
Il suo colpo di mercato più riuscito alla Spal?
"Lazzari, preso a zero, in svincolo, dal Porto Tolle in D, e poi venduto alla Lazio per 15 milioni".
Soddisfatto dei suoi anni al Toro?
Ufficiale: Zakaria Aboukhlal al Torino Fc
“Sì, abbiamo fatto tante cose, tra cui le migliorie al Filadelfia e il Robaldo. E mi fa piacere che nel passaparola il Toro sia considerato una società seria, in cui andare volentieri. Aboukhlal ha telefonato a Schuurs e a Masina e loro lo hanno convinto della scelta”.
Comprare è più facile che vendere?
“Per comprare bene, bisogna vendere bene. Per vendere bene, bisogna comprare bene. Bisogna essere fermi, ma non ottusi, capire qual è il limite oltre il quale non conviene spingersi”.
Il suo colpo migliore al Torino?
Perr Schuurs
“Schuurs, difensore fortissimo e ragazzo straordinario, di una sensibilità unica. È fermo per infortunio da quasi due anni e prego perché ritorni in campo: qualche miglioramento c'è. Poi vorrei citare Milinković-Savić, il portiere. Non è stato un mio colpo, ma l'ho sempre difeso dalle critiche. Aveva un potenziale enorme, al Napoli crescerà ancora”.
È vero che il presidente del Torino, Urbano Cairo, l'ha voluta perché rimase impressionato dalla sua durezza in una trattativa?
“Sì, l'affare Gomis, il portiere. E sul trasferimento di Bonifazi pensavo che non fosse conveniente per la Spal, lo dissi e restai fermo sulle mie posizioni. Il presidente Cairo mi confidò che gli era piaciuto il mio atteggiamento, teso al bene e agli interessi della società per cui lavoravo. Sento molto la responsabilità del denaro altrui. Se i soldi sono miei, posso fare ciò che voglio. Se non sono miei, devo stare più attento e ottenere il massimo. Devo avere cura dei capitali della proprietà. Nel calcio si parla di milioni come di noccioline, ma serve cautela, un milione è un milione”.
Ci permetta una battuta: lei è genovese...
“Sono genovese il giusto: se penso che un investimento meriti, procedo. Al Torino penso di essere cresciuto, perché lavorare a contatto con il presidente Cairo è come fare un master quotidiano, lui è un negoziatore nato. Ha un impero e potrebbe goderselo, ma è sempre sul pezzo, tutti i giorni. Cerco di stare al passo. Ho addosso un'inquietudine costante, però positiva. Non stacco mai”.