Ungheria, Rossi: «Dall’Italia tanti complimenti ma zero chiamate…» | OneFootball

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Calcionews24

·17 giugno 2022

Ungheria, Rossi: «Dall’Italia tanti complimenti ma zero chiamate…»

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Il c.t. dell’Ungheria Marco Rossi ha parlato dei successi della sua Nazionale ma ha lanciato anche una provocazione

Marco Rossi, commissario tecnico dell’Ungheria, in una intervista al Corriere della Sera ha parlato dei successi della sua Nazionale ma ha lanciato anche una provocazione all’Italia.

UNGHERIA DI PUSKAS«Sì, ovviamente è un’altra cosa rispetto a quella squadra leggendaria, ma questa vittoria rimarrà nella storia, anche perché nelle ultime tre sfide con loro abbiamo anche pareggiato a Wembley».


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CLIMA UNGHERESE«C’è stata grandissima euforia, superiore forse a quella dell’Europeo dove siamo arrivati a 5 minuti dalla qualificazione nel girone di Germania, Portogallo e Francia. L’Ungheria vive di calcio, ma in larga parte nessuno ha vissuto i fasti che furono. Per questo c’è grande orgoglio».

ITALIA RISCHIO B«Anche noi, che siamo in testa, rischiamo ancora. Per ora abbiamo giocato per gli azzurri, perché abbiamo preso punti a tutte le altre due».

INNO ITALIANO DA AVVERSARIO«È stato emozionante: ho cantato i due inni, anche se qualcuno ha detto che quello ungherese lo canto solo perché mi pagano. Ma mi pagano per allenare, non per cantare l’inno: lo faccio per rispetto del mio Paese d’adozione».

NAZIONALE DI MANCINI«Ci ha messo più in difficoltà di Inghilterra e Germania e abbiamo perso meritatamente. Penso che la strada del rinnovamento sia stata intrapresa e se vuoi rinnovare devi puntare sui giovani, perché sono loro il futuro. A settembre poi torneranno a disposizione altri grandi giocatori. Il quadro lo vedo meno catastrofico di quello che sento dire. L’Italia resta temibilissima anche per Germania e Inghilterra, non solo per noi. Capisco lo smarrimento per l’eliminazione dal Mondiale, ma c’è troppo disfattismo».

CHIAMATE DALL’ITALIA«Zero. Tantissimi complimenti, ma nessuna chiamata da dirigenti o presidenti. Normale? Credo di sì: non penso di essere un profilo appetibile per il calcio italiano. Lo dico con serenità e con la consapevolezza che per me è stato obbligatorio andare all’estero. Ma mi sono ritagliato uno spazio importante e dignitoso che mi soddisfa. Non ho acredine o un senso di rivalsa».

SOGNO INGLESE«Tutti ora vogliono andare in Inghilterra, per ragioni economiche ma anche per l’atmosfera che c’è negli stadi. Quel che è davvero grave, è il fatto che l’Italia è molto indietro nelle strutture anche rispetto all’Ungheria. Persino in B da noi quasi tutti gli impianti sono nuovi».

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