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·11 aprile 2025

Ultras, l'omicidio Boiocchi commissionato da Beretta per 50mila euro

Immagine dell'articolo:Ultras, l'omicidio Boiocchi commissionato da Beretta per 50mila euro

Un omicidio con modalità mafiose inserito nel contesto di una “guerra” sulla gestione degli affari economici legati al mondo delle curve di San Siro. Così la gip di Milano Daniela Cardamone descrive l’uccisione dello storico capo ultrà interista Vittorio Boiocchi, freddato da colpi di pistola nel 2022, per il quale oggi, nell’inchiesta della Squadra mobile coordinata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra, è stata eseguita un’ordinanza a carico di sei persone.

Si tratta, come si legge nel provvedimento, dell’ormai ex capo della Nord Andrea Beretta, ora collaboratore, di Marco Ferdico, che era anche lui nel direttivo della Nord, del padre Gianfranco Ferdico e dell’ultrà Cristian Ferrario. E poi ancora di Pietro Andrea Simoncini, legato alla ‘ndrangheta, e di Daniel D’Alessandro, questi ultimi due esecutori materiali dell’omicidio, secondo le accuse.


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«La scelta collaborativa» di Andrea Beretta è stata uno dei passaggi decisivi per la risoluzione dell’omicidio di Boiocchi. Ne ha parlato la procuratrice aggiunta di Milano Alessandra Dolci nel corso di una conferenza stampa, spiegando che «Beretta ha affermato di essere il mandante dell’omicidio, ha riferito il movente di ordine economico e ha detto di aver commissionato l’omicidio per 50mila euro suddivisi tra i vari soggetti coinvolti». Cinquantamila euro, quindi, «per eliminare quello che era stato fino a quel momento il leader della curva Nord dell’Inter, per prendere il suo posto e dividere i profitti».

«Per quanto riguarda l’omicidio Boiocchi, non c’entra niente Antonio Bellocco e la famiglia Bellocco, siamo stati noi a organizzare tutto. Praticamente quando è uscito Vittorio dalla carcerazione…». Inizia così, a tal proposito, la collaborazione di Beretta, già in carcere da settembre per l’omicidio dell’esponente di ‘ndrangheta Antonio Bellocco.

In particolare, come emerge dai verbali contenuti nell’ordinanza, Beretta con le sue dichiarazioni avrebbe descritto «l’apice della discussione avuta con Boiocchi» sulla «gestione e la spartizione dei proventi degli affari connessi all’attività della Curva Nord e del negozio», il merchandising in particolare.

Affari e contrasti, che hanno trovato riscontro, scrive il gip, «anche nei messaggi» analizzati nelle indagini. Beretta ha così confessato di essere «il mandante», mentre l’esecuzione materiale «sarebbe stata demandata», al prezzo di 50mila euro, a Marco Ferdico e al padre Gianfranco. Sarebbe stato un altro ultrà interista Mauro Nepi, anche lui già finito in carcere a fine settembre nel maxi blitz sulle curve, a suggerire a Beretta di rivolgersi ai Ferdico.

E questi ultimi per il “progetto” si sarebbero rivolti, come veri esecutori materiali, a Daniel D’Alessandro e Pietro Andrea Simoncini, già coinvolto in un faida di ‘ndrangheta.

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