Calcio e Finanza
·18 aprile 2025
Ultras Inter, il piano per uccidere Beretta: «Già pronte la buca e la calce»

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·18 aprile 2025
«Ti convocheranno alla cascina. Ti offriranno un caffé avvelenato con le benzodiazepine, poi ti uccideranno. Hanno già scavato la buca. Sono andato io a prendere la calce viva per “sciogliere” il tuo cadavere. Poi faranno sparire la tua macchina, la porteranno in Francia, a Nizza, per simulare una tua fuga». Sono le parole agghiaccianti di Daniel D’Alessandro, 29 anni, detto “Bellebuono”, pronunciate a casa di Andrea Beretta, 49 anni, il leader della Curva Nord interista.
È un incontro segreto, perché Bellebuono – scrive Il Corriere della Sera – sta giocando una partita che potrebbe costargli la vita. Spiffera a Beretta il piano killer organizzato dal rampollo della ‘ndrangheta Antonio Bellocco e da Marco Ferdico, braccio destro di Beretta nella gestione del tifo ultrà. È l’atto finale della guerra interna al potere della Nord. E quella soffiata alla fine cambierà il corso della scalata dei Bellocco.
Una storia che si chiuderà con l’assassino dell’erede della ‘ndrangheta e il pentimento di Beretta, vivo ma ormai con le spalle al muro. L’ultrà lo racconterà ai pm la sera del 4 settembre. «Sapevo che volevano uccidermi». Dirà anche di essere stato avvisato da un «amico» (di cui però non farà il nome) che era stato coinvolto nel piano. All’inizio però il capo ultrà interista non gli credette.
Il giorno dopo la soffiata però Beretta fu davvero convocato da Ferdico e soci in un locale all’interno di una cascina. Beretta era armato, ma decise di lasciare la pistola in macchina. Quando Ferdico lo salutò i due si abbracciarono. L’amico lo strinse «come per perquisirmi», dirà lui agli investigatori. Poi disse: «Marco mi porge un caffé, capisco e rifiuto con una scusa. Così prendo solo una bottiglia d’acqua».
Quella stessa notte Beretta e Bellebuono si rividero sotto casa. D’Alessandro «dice che il piano è saltato», ma che lo uccideranno comunque: «Stanno organizzando un agguato». Per tre giorni e tre notti Beretta girerà armato «senza mai dormire». Poi la mattina del 4 settembre, quando Bellocco gli dà appuntamento alla palestra per accompagnarlo alla comunità di don Mazzi, anticiperà le mosse perché teme che sia l’occasione per farlo fuori. Da lì la situazione degenererà e si arriverà allo scontro con Bellocco e le 21 pugnalate, sei al cuore.
Gli arresti dell’indagine “Doppia curva” arriveranno solo a fine mese. La polizia, intanto, riuscirà a risalire a D’Alessandro, offrendogli protezione e la possibilità di collaborare con la giustizia, ma lui rimanda la decisione. La sera i Ferdico si presenteranno a casa sua, per un incontro di 45 minuti in cui D’Alessandro crederà di essere riuscito a salvare la faccia e a nascondere il doppio gioco.
In realtà i Ferdico non gli hanno creduto. D’Alessandro sparisce e per mesi vive da latitante. A fine febbraio 2025 scapperà in Bulgaria. Lo stesso Paese dove una settimana fa la polizia lo ha arrestato per il delitto di Boiocchi. È stato Beretta a raccontare che proprio Bellebuono avrebbe sparato all’ex capo ultrà, ingaggiato dai Ferdico su suo mandato.
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