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·27 dicembre 2024

Ultras, il verbale di Beretta: «Marotta bloccò la denuncia». Lui replica: «Non è vero»

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«Intendo collaborare e raccontare tutti i fatti da quando ho preso il comando di Curva Nord, il merchandising, i vari ticketing Milan e Inter, i parcheggi, i baracchini del food, queste cose qua…». È il 22 novembre 2024 e in carcere Andrea Beretta, il 49enne capo ultrà dell’Inter arrestato per l’assassinio del rampollo di ’ndrangheta Antonio Bellocco, ha iniziato la sua nuova vita di collaboratore di giustizia davanti al procuratore aggiunto milanese Alessandra Dolci e ai pm Sara Ombra e Paolo Storari.

Le trascrizioni dei primi tre interrogatori registrati – spiega Il Corriere della Sera – sono state depositate in vista del giudizio immediato il 20 febbraio 2025. Nel dettaglio, affiorano passaggi sulla dirigenza dell’Inter. «Marotta mi ha salvato una volta», asserisce ad esempio sull’AD e presidente del club nerazzurro.


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Per un Juve-Inter Beretta faticava a trovare biglietti, apprese che ai rossoneri a Torino era andata meglio perché nei due club i dirigenti addetti ai rapporti con la tifoseria (Slo-Supporter liaison officer) si erano accordati per convogliare su una ricevitoria 2.000 biglietti poi acquistati dagli ultrà, e allora Beretta spinse per lo stesso schema con l’Inter.

Ma lo Slo dell’Inter, Massimiliano Silva, si infuriò: «Ricevo una chiamata e questo qui comincia a insultarmi (“non me ne fotte un c… di voi, io non passo guai per voi”), nasce una discussione al telefono, io resisto 10 secondi e poi vado giù, “mi hai rotto i co…, vieni qua che ti ammazzo di botte”, solite cose. È degenerata, lui mi chiude il telefono in faccia e va subito alla Digos a dirgli che io lo avevo minacciato al telefono, e la Digos gli dice “ok, noi prendiamo la tua denuncia, però deve essere fatta in carta intestata dalla società”», ha raccontato Beretta.

«Allora lui va in società, si mette a scrivere, passa Claudio Sala (dirigente Inter responsabile della sicurezza della prima squadra, ndr) e gli dice “ma cosa stai facendo? Ma lo sa il direttore (Marotta, ndr)? Avvisiamo prima che metti di mezzo la società”. E dopo è passato Marotta e fa (a Silva, ndr): “Guardi, se lei vuole fare la denuncia la fa a nome suo, non con la società”», ha aggiunto Beretta sull’episodio.

Alla richiesta del Pm su come avesse fatto Beretta a essere a conoscenza di questo dettaglio, l’uomo ha risposto: «Me l’ha detto Claudio Sala. E quella volta lì (Marotta, ndr) mi ha salvato dal discorso della denuncia». Marotta, ha replicato però l’Inter al Corriere, non solo non ricorda ma anzi esclude un episodio del genere, a suo avviso in contraddizione con la politica di proteggere i propri collaboratori e invitarli a denunciare alla Digos i tentativi di condizionamento.

Beretta ha affrontato anche il tema di 160 abbonamenti che la sua associazione “We Are Milano” comprava dall’Inter con regolari documenti di altrettanti tifosi intestatari, ma che poi gli ultrà si facevano consegnare e a ogni partita vendevano a persone tutte diverse, che alla vigilia si facevano mettere in una lista di richiedenti compilata dagli ultras.

«In sostanza potrebbe essere chiunque — domanda il pm —, l’Inter non controlla?». «Siamo sempre là, dottore, quando sei sul campo di battaglia… C’è un cancello adibito dove entrano quelli della curva. Li fanno passare, basta che hai pagato il biglietto. Ogni tanto facevano passare due in un cancello…». Pm: «La società sa che Paolo non va allo stadio ma (con la tessera di Paolo, ndr) ci va Andrea?». «Sì, se lo immagina, sa che lo facciamo per movimentare tutto il vario folklore, le coreografie…». Pm: «Che significa che “se lo immagina”? Perché lei dice di sì?». «Perché uno poi passa al cancello». Pm: «Ma può essere lo stewart che è uno sciocco… Come fa a dire che la società lo sa, e che sa dei ricarichi?». Beretta: «Lo sa il dirigente addetto ai tifosi, lo sa Claudio Sala che faceva parte della curva, sa come funzionano tutti i vari meccanismi».

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