Calcionews24
·3 agosto 2025
Tronchetti Provera: «Sono interista grazie a mia madre. Il Triplete, che ricordi. L’ultima stagione senza titoli? Dico questo…»

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·3 agosto 2025
Il suo nome, per quasi trent’anni, è stato scritto sulla maglia dell’Inter, un marchio, Pirelli, diventato quasi un secondo stemma, un simbolo indissolubile legato ai trionfi e alle cadute della storia nerazzurra. Marco Tronchetti Provera non è stato solo uno sponsor, ma un tifoso speciale, un partner che ha accompagnato il club dall’era di Ronaldo “Il Fenomeno” fino alla leggenda del Triplete e oltre. Figura di spicco dell’industria italiana, ha vissuto le vicende dell’Inter da una prospettiva unica, unendo la passione del tifoso alla lucidità dell’uomo d’affari, con un rapporto personale e profondo con presidenti storici come Massimo Moratti. Oggi, a distanza di anni dalla fine di quella partnership iconica, il suo cuore continua a battere per i colori nerazzurri. In una sentita intervista a La Gazzetta dello Sport, l’ex patron di Pirelli ha aperto l’album dei suoi ricordi, offrendo una visione unica sull’Inter di ieri, di oggi e di domani.
INTERISTA DA SUBITO – «Sì, e grazie a mia madre. Seguivamo le partite alla radio, con mio fratello maggiore, quello di mezzo invece era milanista. Mio padre non era interessato al calcio, ogni tanto faceva finta di essere milanista per creare un po’ di querelle in casa».
LA PRIMA VOLTA ALLO STADIO – «Certo, Inter-Spal. Avevo 10 anni, ottenni questo splendido regalo di compleanno. Fortunatamente fu un debutto felice. L’unico fastidio era mio padre, che guardava sempre dalla parte opposta perché per lui erano ragazzi in mutande che seguivano una palla, io invece ero affascinato».
IL CALCIATORE DEL CUORE – «Il primo a colpirmi è stato Angelillo, giocava a testa alta. Poi, tantissimi. Suarez, Mazzola, Corso, Facchetti, e poi Ronaldo, Zanetti, Eto’o, Sneijder, Milito. Quell’Inter era soprattutto un gruppo di amici, c’era un’atmosfera fantastica, con Mourinho su tutti».
IL RICORDO PIU’ BELLO – «Beh, la Champions l’anno del triplete. Anche se la semifinale con il Barcellona era stata più emozionante. Siamo arrivati a Madrid, forse in modo incosciente, convinti di vincere».
IL RICORDO PIU’ TRISTE – «Non esiste, perché anche quando arriva penso subito al domani».
L’ULTIMA STAGIONE GIA’ DIMENTICATA – «Diciamo di sì. Ho il ricordo di una bella metà di stagione, poi sono stato molto via…» (ride)