Calcio e Finanza
·31 luglio 2020
Tre ipotesi sul tavolo per il calendario Serie A 2020-2021

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·31 luglio 2020
Calendario Serie A 2020-2021 – Entra nel vivo la partita per la definizione del calendario Serie A 2020-2021. L’inizio del campionato, che sarebbe dovuto partire il 12 settembre, anche se tale data non è mai stata annunciata ufficialmente, è a forte rischio slittamento.
Dopo la presa di posizione del presidente della Figc, Gabriele Gravina, venerdì 30 luglio sono arrivate le parole del numero uno della Lega di Serie A, Paolo Dal Pino: «Cerchiamo di capire come guadagnare tempo per far riposare di più le squadre. L’ ipotesi di posticipare di una o due settimane c’è, poi vedremo come».
Il calendario Serie A 2020-2021 sarà oggetto del Consiglio di Lega previsto per lunedì 3 agosto. Non un giorno qualsiasi: il giorno seguente si riunirà infatti il Consiglio Federale, che potrà approvare la proposta dei club.
Dal 12 settembre (data che comunque piace a diversi club, Juventus in testa, e che permetterebbe alla Serie A di allinearsi agli altri grandi tornei europei) si passerebbe al via il 19 settembre (la data che piace a molte società o il 26 dello stesso mese.
I club sono ancora divisi. La stagione deve finire entro la data ultima del 23 maggio. Anzi, la Federcalcio chiede di concludere il 16 per aiutare la preparazione della Nazionale di Mancini per l’Europeo.
La definizione del calendario Serie A 2020-2021 incide sui tempi della pausa invernale che, di conseguenza, verrebbe più o meno compressa.
L’ipotesi di un cambio di format, con l’introduzione dei playoff, per la Lega resta impraticabile per i contratti in essere con Sky e Dazn e i broacaster che trasmettono la Serie A all’estero.
«Iniziare prima del 19 settembre sarebbe folle, e poi c’è la possibilità di inserire un turno il 2 e 3 gennaio», ha proposto il presidente del Cagliari, Tommaso Giulini.
La coperta, comunque, è corta. Per la Figc quella del 19 (come ultimissima possibilità il 26) settembre è la data limite: oltre il problema di cambiare il format diventerebbe una necessità, non più una scelta.
Il calendario è davvero sotto assedio anche perché c’è sempre la variante dell’andamento della curva del contagio.
«In questo momento nessuno è in grado di dettare condizioni – dice Umberto Calcagno, alla guida dell’Assocalciatori dopo le dimissioni di Tommasi – Cercheremo di trovare la soluzione migliore considerando che prima di tutto viene la tutela della salute».
D’altronde l’andamento dell’emergenza incrocia altri due temi: il ritorno del pubblico negli stadi e il cambiamento dell’attuale protocollo Cts.
Dal Pino ammette: «Siamo preoccupati, è molto difficile effettuare un campionato intero con tamponi ogni 4 giorni. Dobbiamo stabilire nuove modalità, applicabili e percorribili».
Poi l’affondo sugli stadi di nuovo aperti: «Abbiamo presentato un documento corposo per indicare una via per il ritorno negli stadi. La sicurezza viene dinanzi a tutto, ma ho difficoltà a pensare a discoteche aperte e poi a sabato sera, quando a Torino la premiazione della Juve campione avverrà senza nemmeno un tifoso. Non abbiamo chiesto stadi pieni, ma con distanziamento ed entrate: ci atterremo alle disposizioni del Governo, ma il nostro obiettivo resta sempre il ritorno alla normalità».