Calcionews24
·13 luglio 2025
«Totti faceva un altro sport»: Diego Perotti e il racconto di una Roma “pazzesca”. «Gasperini farà grandi cose, io ho giocato in una squadra di campioni. In una cosa ero il migliore d’Europa»

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·13 luglio 2025
Un talento purissimo, a tratti inafferrabile, frenato solo da una fragilità fisica che ne ha limitato il potenziale. Diego Perotti è stato uno dei fantasisti più esaltanti dell’ultima decade di Serie A, un giocatore capace di spaccare le partite con un dribbling, un’invenzione o un rigore calciato con la sua iconica “paradinha”. La sua carriera in Italia è legata a due esperienze fondamentali: la rinascita al Genoa, dove Gian Piero Gasperini seppe rivitalizzarlo, e la consacrazione alla Roma, dove per anni è stato un idolo dei tifosi.
Oggi, lontano dai campi di gioco ma sempre attento osservatore del calcio italiano, “El Monito” ha concesso una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. Con la sua prospettiva unica di ex giocatore di entrambi, analizza il nuovo corso della Roma targato proprio Gasperini, offrendo spunti, ricordi e giudizi su quello che è stato il suo mondo.
LA ROMA DI GASPERINI – «Una Roma con carattere e organizzazione Farà grandi cose. Spero solo che l’ambiente gli dia fiducia. A Bergamo ha fatto nove anni straordinari, gli dovrebbero fare una statua. Dategli fiducia e sarò così anche alla Roma».LA SUA ROMA – «In giallorosso ho vissuto gli anni più belli della mia carriera. Eravamo una squadra pazzesca. C’erano giocatori fantastici: Salah, Dzeko, Nainggolan, De Rossi, Rudiger e tanti altri. Oggi una rosa del genere lotterebbe per lo scudetto. In più, eravamo allenati da un genio come Spalletti. E non ho nominato Totti… Lui faceva un altro sport».TOTTI I IL PIU’ FORTE CON CUI HA GIOCATO – «Assolutamente sì. Metto lui e Riquelme nel mio Olimpo personale. Francesco tirava in porta come nessuno al mondo. E poi i lanci, i tocchi di prima, i colpi di tacco. Era magia pura».IL MGLIORE NEL CALCIARE I RIGORI – «Sì, questa medaglia me la prendo. Nei rigori ero il migliore in Italia. E non ne trovo uno più bravo di me neanche in Europa. Li tiravo in un modo speciale».
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