Top XI: Superligaen 2022/23 | OneFootball

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Riserva di Lusso

·23 giugno 2023

Top XI: Superligaen 2022/23

Immagine dell'articolo:Top XI: Superligaen 2022/23

Nonostante la favorita FC Copenhagen abbia conquistato il secondo titolo consecutivo, il campionato danese è stata avvincente fino alla fine, con quattro squadre a contendersi le prime posizioni e la clamorosa retrocessione dell’Aalborg BK, la prima dalla fondazione della Superligaen nel 1991.

Tornando alla squadra della capitale, i Leoni erano partiti malissimo ma sono stati risollevati dall’allenatore classe 1988 Jacob Neestrup, promosso in sostituzione di Jess Thorup, di cui era vice, dopo la decima giornata.


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Jacob Neestrup (Photo by CRISTINA QUICLER/AFP via Getty Images)

Per quanto riguarda il formato, per ventidue turni si è disputato un normale campionato di andata e ritorno, dopodiché le squadre sono state suddivise in due gruppi: partendo dai punteggi già accumulati, le prime sei hanno giocato una “poule scudetto”, le altre una “poule salvezza”, per un totale di altri dieci turni tra andata e ritorno.

Potrebbe stupirvi l’assenza del capocannoniere Gustav Isaksen, che paga la pessima stagione del Midtjylland, la cui stagione è stata compromessa dalla mancata qualificazione al primo gruppo. Isaksen ha poi segnato 9 dei suoi 18 gol totali nelle dieci partite finali – e quindi contro le squadre del lato destro della classifica generale – dimostrando un’incisività che gli era mancata nella prima parte del campionato.

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Isaksen in azione contro la Lazio in Europa League (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP via Getty Images)

Avendo chiuso al primo posto del proprio gruppo, il Midtjylland – secondo un regolamento piuttosto criticato – è riuscito comunque a qualificarsi per i playoff di Conference League vincendo lo spareggio contro il Viborg, quarto classificato nella poule scudetto.

Meritano una menzione anche alcuni calciatori che molto probabilmente sarebbero finiti in questa top XI se non fossero stati ceduti nel mercato di gennaio: il teenager norvegese Andreas Schjelderup, la cui cessione al Benfica è probabilmente costata la vittoria del campionato al Nordsjælland; il possente centravanti olandese Jay-Roy Grot, volato in Giappone dopo aver segnato 9 gol in 17 partite con il Viborg; l’esterno d’attacco Anders Dreyer, trasferitosi dal Midtjylland all’Anderlecht.

Portiere: Patrik Carlgren (Randers FC), 1992

Se il Randers si è garantito un posto nella poule scudetto – e quindi un tranquillo finale di stagione, chiusa al sesto e ultimo posto del gruppo -, grandi meriti vanno attribuiti alla strepitosa prima parte di campionato del loro portiere svedese.

Arrivato nel 2018 dopo una parentesi turca, secondo i dati Wyscout Carlgren è stato il miglior portiere per parate effettuate rispetto alla difficoltà dei tiri subiti, avendo “evitato” quasi 10 gol in 31 presenze.

In un reparto non molto dotato tecnicamente, inoltre, la sua abilità nel giocare coi piedi è stata fondamentale per risalire il campo, dato che è stato il miglior portiere per passaggi progressivi e il più preciso nel gioco lungo (71%).

Trentun anni per un portiere non sono troppi e Carlgren potrebbe ancora togliersi qualche  soddisfazione a livelli più alti, magari anche tornando in Nazionale, dove aveva esordito nel 2016.

Terzino destro: Anton Gaaei (Viborg FF), 2002

Dopo il settimo posto raggiunto da neopromossa nel 2022, il Viborg era partito per salvarsi e invece è arrivato addirittura a lottare per il titolo, chiudendo al quarto posto.

Prodotto delle giovanili biancoverdi, Gaaei si è aggregato stabilmente alla prima squadra solo un anno fa, quando il tecnico Jacob Friis ha avuto l’intuizione di utilizzarlo come terzino dopo una stagione in cui aveva segnato 13 gol in 23 partite giocando da ala sinistra con l’under 19.

Alto 1.83, Gaaei è quindi un laterale dalle spiccate caratteristiche offensive: veloce e potente in progressione, si rende pericoloso soprattutto attraverso i cross, essendo il giocatore che ne ha effettuati di più nell’intero campionato (oltre 5 ogni 90’, 0,75 dei quali verso l’area piccola).

Grazie a un piede ben educato è in grado di imprimere grande varietà alle sue traiettorie, alternando cross morbidi e tesi, alti e bassi, con un’ottima precisione complessiva del 37%.

Le sue rifiniture sono valse 5 assist e, vista la prontezza con cui si è adattato al calcio professionistico, è probabile che parta già in estate.

Difensore centrale: Adamo Nagalo (FC Nordsjælland), 2002

Nato e cresciuto in Costa d’Avorio da madre ivoriana e padre burkinabé, Nagalo ha scelto di rappresentare la nazionale del Burkina Faso, debuttando lo scorso novembre proprio contro gli Elefanti.

In età adolescenziale si è trasferito in Ghana per unirsi alla Right to Dream Academy, un progetto per giovani calciatori africani che condivide la proprietà con il Nordsjælland, diventato così la prima tappa europea di grandi talenti come Kamal Deen Sulemana, Mohammed Kudus e Simon Adingra.

Arrivato in Danimarca nel 2020, appena maggiorenne, Nagalo si è conquistato quasi subito una maglia da titolare, raccogliendo ben 68 presenze in due stagioni e mezzo.

Grazie a un passato da centrocampista, la qualità dei suoi passaggi è uno strumento fondamentale nella prima costruzione di una squadra che gioca molto palla a terra, anche approfittando del terreno sintetico del Right to Dream Park di Farum, dove ha sede.

Terzo giocatore del campionato per passaggi completati ogni 90’, ha mantenuto una precisione del 93% nonostante sia ai primi posti tra i difensori anche per passaggi filtranti, progressivi o diretti all’ultimo terzo di campo, a dimostrazione di uno stile di gioco tutt’altro che conservativo.

Alto 1.85, è discreto nel gioco aereo (vince il 58% dei duelli) e forte fisicamente, è piuttosto aggressivo in marcatura e dotato di buona velocità; giocare in una difesa molto alta ne ha però messo in mostra alcuni errori di lettura e difetti di concentrazione, che avrà modo di limare con l’età ma gli sono costati tre falli da rigore e due espulsioni, a conti fatti pesanti per l’esito del campionato.

Difensore centrale: Yann Bisseck (Aarhus GF), 2000

Se vi state chiedendo come il terzo esordiente più giovane nella storia della Bundesliga – 16 anni, 11 mesi e 28 giorni, dietro ai soli Youssoufa Moukoko e Nuri Şahin – sia finito a giocare in Danimarca, la risposta risiede principalmente nei numerosi infortuni che lo hanno perseguitato anche durante le stagioni in prestito all’Holsten Kiel, al Roda e al Vitoria Guimarães.

Tedesco di origini camerunesi, Bisseck era arrivato in prestito dal Colonia anche nello Jutland, dove le buone prestazioni nella stagione 2021/22 avevano convinto l’Aarhus GF a riscattarlo per soli 670 mila €, briciole rispetto alla clausola di circa 7 milioni che diverse squadre – con l’Inter in prima fila – sembrano disposte a pagare dopo una stagione dominante, da miglior giocatore del campionato.

Alto 1.96, Bisseck non solo è molto forte nel gioco aereo (vince il 66% dei duelli, il 76 nella propria area di rigore) ma è anche molto a suo agio nella gestione del pallone; destro naturale, grazie a una buona confidenza col piede debole è stato impiegato da braccetto sinistro di una difesa a tre, mettendosi in mostra per la capacità di avviare e accompagnare l’azione attraverso conduzioni centrali che lo hanno portato a segnare 2 dei suoi 4 gol da fuori area.

Le lunghe leve lo rendono veloce in progressione, e anche nello stretto è meno macchinoso di quanto ci si potrebbe aspettare, oltre ad avere un ottimo senso della posizione, come testimoniano i soli 7 cartellini gialli in 62 partite di Superliga.

In questa stagione non ha saltato nemmeno un minuto; se, come sembra, i problemi fisici sono alle spalle, ha tutto per imporsi finalmente nel grande calcio, a partire dall’Europeo U21 che sta per cominciare.

Terzino sinistro: Christian Sørensen (FC Copenhagen), 1992

Acquistato la scorsa estate dopo una grande stagione da 8 assist col Viborg, Sørensen ha dovuto attendere la cessione invernale del giovane Victor Kristiansen al Leicester per trovare continuità come titolare sulla fascia sinistra.

Nonostante abbia trascorso gran parte della sua carriera nelle serie minori – con una parentesi in Islanda – a trent’anni Sørensen ha dimostrato che la sensibilità del suo mancino può fare la differenza anche ai massimi livelli nazionali.

Secondo tra i terzini con 59 passaggi completati ogni 90’, la sua influenza si estende dalla prima costruzione fino alla rifinitura, come dimostrano gli ottimi numeri su passaggi progressivi (con 12.6 è primo in assoluto) e diretti al terzo di campo finale (8) ogni 90’.

Sørensen è inoltre un eccellente crossatore: ne effettua 4.7 per 90’ con un’ottima precisione del 41%, che gli è fruttata un totale di quasi 6 expected assists (xA), anche perché quando è in campo calcia quasi tutti i piazzati, comprese le punizioni dirette come quella con cui ha realizzato contro il Silkeborg il terzo dei suoi quattro gol stagionali.

Atleticamente non è un fulmine di guerra e in fase difensiva può andare in difficoltà soprattutto contro avversari dal passo rapido, ma ha saputo contribuire alla vittoria del campionato con doti da specialista di livello raro a queste latitudini.

Mediano: Jacob Steen Christensen (FC Nordsjælland), 2001

A soli 22 anni, Christensen ha già alle spalle 158 presenze con la prima squadra; non è una novità per il club che ha rischiato di vincere il campionato con l’età media più bassa (22.7) e che gli ha affidato con successo l’eredità dell’ex capitano Magnus Kofod Andersen, trasferitosi a Venezia la scorsa estate.

Impiegato davanti alla difesa, è uno di quei mediani poco appariscenti ma fondamentali per l’equilibrio della squadra, la cui influenza si può dedurre dall’estensione della sua heatmap stagionale.

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La heatmap di Jacob Christensen (fonte: Sofascore)

Tra i centrocampisti del Nordsjælland è quello che effettua più passaggi, con una buona precisione sia in assoluto (87%) sia nel gioco lungo (58%), nonostante sia tra i migliori del campionato anche per passaggi filtranti e progressivi; non è particolarmente creativo, ma sa gestire i tempi di gioco con intelligenza e, quando ha spazio per alzare la testa, è in grado di eseguire verticalizzazioni non banali.

In fase difensiva fa valere un buon fisico (è alto 1.80) e ottime letture che, combinate con un buon dinamismo, gli consentono all’occorrenza di difendere aggressivamente in avanti, anche a costo di commettere poi qualche fallo tattico; è stato il secondo giocatore più ammonito del campionato (8) ma non è mai stato espulso, a dimostrazione di un’ottima capacità di autocontrollo.

Mezzala: Mikael Anderson (Aarhus GF), 1998

Nato in Islanda dall’incontro tra una donna del luogo e un militare giamaicano in servizio per l’esercito statunitense, Mikael Anderson si è trasferito in Danimarca all’età di nove anni e, dopo aver esordito con le nazionali under 18 e 19, ha scelto di rappresentare il paese di nascita.

Dopo il debutto a 18 anni con il Midtjylland, è stato in prestito prima al Vendsyssel (seconda serie) e poi in Olanda all’Excelsior, prima di rientrare alla base dove però non è mai riuscito a imporsi come titolare fisso, entrando spesso a partita in corso e senza una collocazione tattica stabile.

Cresciuto come ala sinistra, è stato spesso impiegato come mezzala, fino a trovare in questa stagione il suo habitat ideale nel 3-4-2-1 disegnato del tedesco Uwe Rösler, svariando sul centro-sinistra della trequarti avversaria.

Benché lo score finale di 5 gol e un assist non sia entusiasmante, Anderson ha saputo imporsi come leader tecnico della squadra attraverso raffinati controlli orientati e conduzioni nello stretto, spesso costringendo gli avversari al fallo.

Per fare il prossimo step dovrebbe migliorare le proprie selezioni di tiro – calcia 2.7 volte per 90’, il 60% delle quali da fuori area, centrando la porta solo nel 35% dei casi – e in generale l’efficacia nell’ultimo terzo ma, se inserito nel contesto giusto, i suoi strappi potrebbero far comodo anche a squadre di campionati più competitivi.

Mezzala: Viktor Claesson (FC Copenhagen), 1992

Arrivato nella capitale a titolo gratuito dal Krasnodar dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, Claesson ha da subito fatto valere l’esperienza e la qualità di chi ha giocato quasi 70 partite con la propria nazionale.

Per la sua duttilità e lo stile di gioco essenziale e poco appariscente, Claesson è un profilo di centrocampista offensivo tipicamente svedese; impiegato da mezzala, da trequartista, da ala (su entrambi i lati), o addirittura da centravanti, ha chiuso il campionato con ben 13 gol, senza rigori (i due che ha calciato, li ha sbagliati).

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Viktor Claesson (Photo by LISELOTTE SABROE/Ritzau Scanpix/AFP via Getty Images)

La sua specialità sono gli inserimenti senza palla, in cui fa valere ottimo tempismo e capacità di coordinarsi rapidamente per il tiro in tanti modi diversi: ha segnato 7 volte di destro, 3 di sinistro e 3 di testa, grazie anche a una buona prestanza fisica.

Ala destra: Ernest Nuamah (FC Nordsjælland), 2003

Dopo la partenza di Kamal Deen Sulemana, nella scorsa stagione il Nordsjælland aveva sofferto particolarmente la mancanza di rimpiazzi all’altezza, chiudendo con un deludente nono posto.

Quest’anno la musica è cambiata anche grazie all’esplosione di questo esuberante attaccante ghanese, ennesimo prodotto della Right to Dream Academy.

Affacciatosi in prima squadra sul finire dello scorso campionato, fin dalle prime giornate ha messo in crisi le difese con la sua straordinaria velocità, a volte troppa anche per lui stesso, che spesso per frenesia e imprecisione non riesce a portare a termine le azioni che costruisce.

Anche i numeri raccontano comunque di un giocatore dal potenziale importante, specie considerando che era alla prima stagione completa da professionista: quinto per dribbling tentati (7,6 per 90’), con una buona percentuale di riuscita del 55%, è tra i migliori anche per tocchi in area avversaria e per tiri tentati (2,8 per 90’, centrando la porta nel 41% dei casi).

Il fatto che abbia chiuso il campionato con 11 gol su azione (più uno su rigore) a fronte di oltre 14 non-penalty expected goals (npxG) ci dice sì della sua scarsa precisione sotto porta, ma dimostra una capacità di costruirsi le occasioni che, migliorando nella finalizzazione, potrebbe permettergli di segnare molto in carriera, anche a livelli più alti.

L’inserimento nella lista dei 100 migliori under 21 al mondo, che competeranno per il Golden Boy Award, ha acceso ulteriormente i riflettori su di lui, e non è detto che non possa partire già quest’estate.

Ala sinistra: Elias Achouri (Viborg FF), 1999

Pescato dal Viborg in Portogallo l’ultimo giorno dello scorso mercato estivo, questo estroso esterno d’attacco tunisino era arrivato in Danimarca da perfetto sconosciuto: nato e cresciuto in Francia, a 17 anni si era trasferito al Vitória Guimarães e in seguito all’Estoril, trovando pochissimo spazio fino alla stagione 2021/22, in cui 9 gol in 27 presenze durante il prestito al Trofense – seconda serie portoghese – non gli erano bastati per guadagnarsi una riconferma coi Canarinhos.

Arrivato a campionato già iniziato, Achouri si è inizialmente ritagliato un ruolo da subentrante, per poi guadagnarsi una maglia da titolare poco prima della pausa per i mondiali, imponendosi settimana dopo settimana non solo con l’eleganza tipicamente maghrebina dei suoi dribbling – ne tenta circa 10 per 90’, con un eccellente 60% di riuscita – ma anche con gol e assist, rispettivamente 6 e 5 in 15 presenze dal primo minuto.

L’impressione è che Achouri si sia progressivamente reso conto di poter fare impazzire i difensori con la sua superiorità tecnica, arrivando a giocare in modo sempre più spavaldo.

Si dice non abbia un carattere “facile” – recentemente è stato escluso dai titolari per essere arrivato in ritardo all’allenamento – ma a 24 anni ha mostrato chiaramente di poter fare la differenza in questo campionato.

Centravanti: Patrick Mortensen (Aarhus GF), 1989

Dopo il titolo da capocannoniere di due stagioni fa, una misera stagione da 6 gol aveva lasciato intendere che questo esperto numero nove fosse ormai sul viale del tramonto.

Mortensen però è un classico centravanti d’area, che difficilmente si crea le occasioni da sé, ma è bravissimo nel concretizzare quelle che gli capitano; non è quindi un caso che sia tornato a segnare in una squadra rivitalizzata dal cambio in panchina e da alcuni nuovi acquisti.

Su 16 gol ne ha segnati 6 su rigore e ben 5 di testa, fondamentale in cui grazie al suo metro e novanta si fa valere anche lontano dalla porta avversaria, essendo l’attaccante che ha ingaggiato più duelli aerei (quasi 7 per 90’).

Approdato in Superliga a 28 anni dopo aver giocato in seconda serie danese e nell’Eliteserien norvegese, il finale di carriera di Mortensen conforta la tesi per cui “chi sa far gol, segna in tutte le categorie”.

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