Footbola
·23 ottobre 2020
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Con un Tévez così per il Boca Juniors è lecito sognare. Anche la sesta giornata della fase a giorni, nonostante gli Xeneizes fossero già qualificati come primi per l’aritmetica, ha visto la squadra di Miguelito Russo trionfare, questa volta trascinata più che mai dal suo capitano. Nel post-emergenza fin qui la vera stella della squadra era stata Salvio, ma con l’avvicinarsi degli impegni da dentro o fuori Carlitos è salito di colpi per far capire che la candidatura del Boca per questa Copa Libertadores è forte.
Una sorta di messaggio da lanciare, per un Boca che non vuole lasciare niente a nessuno. Neanche al malcapitato Caracas, che con due gol subiti in meno avrebbe clamorosamente passato il turno anche perdendo visto il risultato di Libertad-Independiente Medellín, ma che invece si è dovuto inchinare alla strapotenza di una squadra partita apparentemente senza certezze che però nel cammino ha saputo valorizzare i suoi punti di forza. E nessuno di questi è superiore a Carlos Tévez, strepitoso come poche volte con questa maglia: in Argentina dicono che sia la sua miglior versione da quando ha fatto ritorno dall’Europa, quindi comprendendo anche la parentesi precedente al breve esilio cinese, e vedendo partite così è anche difficile dare torto a questa tesi.
Perché c’è molto più della doppietta nel tabellino nella prestazione vista nel 3-0 al Caracas: c’è la capacità di prendere per mano la squadra, partita male e salvata da Andrada abile a parare un rigore sullo 0-0, c’è quel carico di responsabilità nelle sue azioni palla al piede che fa immediatamente capire che alla fine riuscirà nelle sue intenzioni. Non gli è andata bene nella giocata simil Shevchenko in Milan-Juventus, terminata con una traversa, ma ci è riuscito con un gol in scivolata in cui ha anticipato anche i suoi compagni e in una splendida finalizzazione per chiudere la partita.
Gol che per la classifica valgono quel che valgono, visto che il Boca era già sicuro del primo posto, ma che aumentano la reputazione della squadra anche solo per il fatto di avere a disposizione un Tévez decisivo come poche volte, capace di incidere nella partita a suo piacimento, un po’ come nell’azione che ha portato il titolo nell’ultimo clamoroso finale di campionato. Una doppietta che vale anche per le statistiche della storia del club in Copa Libertadores, numeri non dal grande significato presi singolarmente, ma che comunque rappresentano delle pietre miliari da condividere: Tévez, alla sessantaduesima presenza, è arrivato a 20 gol nel massimo torneo sudamericano, ed è terzo in solitaria a 3 gol da Palermo (che ha una media impressionante considerando che sono stati realizzati in 44 partite) e a 5 da Riquelme, che di gare ne ha giocate 73.
Alla fine non dovrebbe importare molto a un campione del genere lottare per questa classifica, piuttosto gli interesserà provare a vincere quella Libertadores che era il motivo principale per cui tornò dalla Juventus nel 2015. Si è fermato due volte in semifinale e una in finale, ora è il momento di provarci di nuovo, perché gli anni cominciano a passare, anche se a vederlo sul campo in questa versione non si direbbe proprio.