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·26 novembre 2021
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·26 novembre 2021
La Cina doveva essere la nuova frontiera del calcio mondiale, ma da quando le autorità governative hanno emanato le riforme sportive per raggiungere quest’obiettivo, la situazione non ha fatto altro che precipitare vertiginosamente anno dopo anno.
In questo 2021 la Chinese Super League può dichiararsi morta e sepolta: la stagione deve ancora finire dopo oltre quattro mesi di stop a causa della nazionale, ma non sappiamo ancora con che formula e con quali squadre dato che in questa lunghissima sosta per le qualificazioni asiatiche alla Coppa del Mondo, ben tre club hanno dichiarato la cessazione delle attività, fra il Guangzhou FC.
Come abbiamo spiegato in precedenti approfondimenti, la causa scatenante di questa crisi è stata la riforma dei nomi voluta dalla Chinese Football Association, che da questa stagione impedisce ai club di portare la denominazione aziendale.
In un contesto nel quale le squadre di calcio vengono usate solamente come un investimento in immagine da parte dei proprietari, al fine di ottenere maggiori riguardi da parte dei governi locali per progetti immobiliare ed infrastrutturali, la rimozione del brand name ha portato molti club a cambiare sede cittadina o addirittura a dissolversi completamente.
Lo Jiangsu, la squadra del gruppo Suning, che nel 2020 aveva vinto il suo primo titolo battendo in finale il Guangzhou FC, lo scorso febbraio è stata smantellata.
Il campionato è partito lo scorso 26 aprile a seguito della riorganizzazione dei campionati dopo l’ennesima strage di club che si sono dissolti nelle serie inferiore ed i salvataggi all’ultimo minuto di Tianjin e Chongqing. Anche questa stagione si è svolta in bolla, con le 16 squadre suddivise in due gironi nelle sedi di Suzhou e Guangzhou. Ma come lo scorso anno, dopo la prima fase composta da 14 giornate, non è stato inizialmente annunciato il format della seconda fase. Sarà una fase a gironi? Sarà una fase ad eliminazione diretta? Oggi 26 novembre, a due settimane dalla ripartenza della Chinese Super League ancora non lo sappiamo.
La prima fase della Chinese Super League si è chiusa lo scorso 15 agosto con il gruppo A vinto dallo Shandong di Fellaini ed il gruppo B vinto dal neopromosso Changchun Yatai di Junior Negao. Poi è sopraggiunta una lunghissima pausa per le nazionali con le soste di settembre, ottobre e novembre, con il Team Dragon, che a causa delle stringenti regole per le quarantene in Cina, che ha trascorso questi lunghi mesi in ritiro negli Emirati Arabi Uniti.
Da metà agosto ad oggi i giocatori della nazionale non erano presenti in Cina e dunque la Federazione ha bloccato il campionato, mentre si è disputata la Chinese FA Cup (sempre in bolla), con lo Shandong e lo Shanghai Port (la squadra di Oscar) che si affronteranno nella finalissima del 9 dicembre.
Nel frattempo in questi mesi, la Nazionale Cinese ha raccolto la miseria di soli 6 punti in altrettante partite, con il Team Dragon, che nonostante uno strepitoso Wu Lei, si trova al penultimo posto del girone con il sogno Mondiale oramai definitivamente svanito.
Ma se lontano da casa si consumava l’ennesimo dramma della Nazionale, in Cina le cose non hanno fatto altro che crollare. La crisi immobiliare scatenata dal fondo Evergrande ha portato alla crisi senza precedenti del Guangzhou FC, la squadra vincitrice di ben 8 campionati e 2 Champions League nello scorso decennio, che non sarà più in grado di sostenersi. Fabio Cannavaro dopo un lungo tira e molla è stato rilasciato dal club e si presume che anche i naturalizzati, il cui costo in termine di ingaggio è elevatissimo, potrebbero essere svincolati prima della ripresa del campionato.
Il Guangzhou FC, stando alle ultime notizie dei media cinesi, si allena in strutture pubbliche nel primo pomeriggio al fine di non pagare i costi relativi all’elettricità. Una situazione denigrante a cui si accodano Hebei e Chongqing, con entrambi i club che hanno dichiarato la cessazione delle attività sportive e che allo stato attuale, non potrebbero prendere parte alla ripresa della Chinese Super League.
In questo caos giungono puntuali ed imbarazzanti le dichiarazioni dei vertici della Chinese Football Association, che ha confermato la volontà di riprendere il campionato con tutte le squadre che lo hanno iniziato e invitato quelle in difficoltà e sull’orlo del fallimento, di trovare una via economica, che basta ‘trovare 11 persone per giocare’. Dato che vivo a Pechino magari mando il curriculum a Chongqing o Hebei, che magari trovo un ingaggio da professionista.
Con la lega stoppata per un lunghissimo periodo, molti club non hanno pagato gli stipendi: delle 16 squadre solamente Shenzhen, Shanghai Port, Dalian Pro e Shandong Taishan sono in regola.
Le situazioni più critiche riguardano il Beijing Guoan, il colosso della capitale che ha ben cinque mesi di arretrati, il Wuhan, con ben 7 mesi a cui si aggiunge il mancato versamento dei bonus relativi alla precedente stagione. Changzhou Mighty Lions, Qingdao ed Hebei presentano oltre 6 mesi di arretrati. L’Hebei ha pure smantellato gli uffici ed il settore giovanile e non sta pagando nemmeno le bollette relative ai propri impianti. Una situazione assurda per una squadra che nelle scorse stagioni aveva portato in Cina profili come Mascherano, Lavezzi e Gervinho.
Per tutti gli altri club, come Shanghai Shenhua, Changchun Yatai e Guangzhou City gli arretrati oscillano fra i due e i quattro mesi.
Anche molti club nelle serie minori presentano situazioni critiche: il Guizhou Hengfeng, ad esempio, club che fino a pochi anni fa militava in Chinese Super League e che aveva siglato anche una partnership a livello giovanile con il Milan, quasi sicuramente nel 2022 non esisterà più.
Eppure la prossima stagione, almeno in teoria, la Chinese Super League verrà espansa a 18 squadre. Ma non ci sentiamo fiduciosi su questo proposito: nei mesi a venire vi sarà un’altra strage di club e la stessa Chinese Super League collasserà su se stessa.
Tutto quello che ha fatto il calcio cinese in questi ultimi anni è stato deleterio, è dunque necessario ricominciare da zero, con un sistema completamente nuovo, con un salary cap che sia effettivamente rispettato con stipendi consoni al valore dei giocatori (molti atleti cinesi militanti in Chinese Super League guadagnano oltre un milione di euro, più di quanto percepisce Wu lei all’Espanyol) ed un maggior coinvolgimento nel territorio e nelle comunità da parte dei club, dato che le strategie di engagement e di marketing sono pari a zero, dato che, come spiegavamo in precedenza, i club sono solamente un biglietto da visita.
La Chinese Super League è morta, stiamo parlando di un cadavere in fase di decomposizione e sinceramente della ripresa di questo campionato ci interessa ben poco. Magari in futuro nascerà qualcosa di nuovo, magari una Chinese Premier League, ma considerando la totale incompetenza dei dirigenti e delle meccaniche che hanno condotto questo sistema al collasso, non ci stupiremo se anche la nuova creatura fallirà.
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