Stadi fantasma, viaggio in Italia (parte 1: il Nord) | OneFootball

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·20 novembre 2021

Stadi fantasma, viaggio in Italia (parte 1: il Nord)

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Un viaggio in tre parti fra gli storici stadi abbandonati d’Italia.

In questa inchiesta in tre parti (una puntata ogni sabato), viaggeremo lungo l’Italia da nord a sud per andare a ritrovare alcuni fra gli storici stadi del nostro calcio per lungo tempo in disuso o abbandonati a sé stessi. Impianti che si sono ritrovati in questa situazione in parte per incuria, in parte per disinteresse delle municipalità, oppure perché sostituiti da stadi di recente costruzione. Alcuni di loro, però, hanno trovato una nuova vita e sono stati oggetto di importanti progetti di recupero che hanno tracciato un nuovo percorso di utilizzo futuro.

Il panorama di stadi italiani è vasto, forse mediamente vecchio, ma permette uno sguardo ampio e piuttosto trasversale sui diversi stili architettonici, e soprattutto sulle sorti degli impianti, fra compressi d’uso e diverse gestioni attuate nel corso degli anni. All’interno di questa prima puntata andiamo nel Nord Italia.


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» ovviamente questa è soltanto una breve selezione. Vi invitiamo a segnalarci e raccontarci di altri stadi “decaduti” che conoscete e di cui vorreste che scrivessimo. Scriveteci via email o con un commento sui nostri social.

(stadi elencati in ordine alfabetico per città)

Novara, Stadio Enrico Patti

Inaugurato nel 1931, fu il primo vero stadio della città di Novara, dopo un paio di decenni rappresentati soprattutto dalla presenza di semplici campi sportivi. La sua genesi fu fortemente influenzata dagli spunti estetici dell’età Fascista, e non a caso lo stadio inizialmente si chiamava “Littorio”, un’abitudine diffusa dell’epoca.

Il Patti era stadio di entrambe le squadre della città piemontese, il più famoso Novara Calcio e lo Sparta Novara, e dopo poco tempo dall’inaugurazione diventò sede anche della Società di Ginnastica cittadina. Il Novara lo lasciò dopo 46 anni di utilizzo, nel 1976, quando si trasferì nel nuovo (attuale) Stadio Silvio Piola, mentre lo Sparta Novara – che oggi milita in Promozione – continuò ad averlo come impianto di casa fino al 1990, e poi dal 1998 fino ai giorni nostri. Oggi il Patti, evidentemente sottoutilizzato, rimane comunque edificio rilevante per la città, con circa 2mila posti e la storica tribuna centrale che definisce la struttura complessiva con la facciata esterna in stile neoclassico e tutti i locali di servizio interni principali.

» lo Stadio Patti è qui, su Google Maps

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Vista sul campo dello Stadio Patti di Novara, in una foto d’epoca (photo via Vanovarava)

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La tribuna dello Stadio Patti di Novara, oggi (photo via Vanovarava)


Padova, Stadio Silvio Appiani

Lo storico fortino del Padova era davvero unico nel suo genere e univa forza e bellezza all’interno di un catino con una visuale ottimale verso il campo, e il profilo delle cupole della splendida Abbazia di Santa Giustina che si stagliava sullo sfondo. Il raddoppio del secondo anello della tribuna centrale, all’inizio degli anni ’80, aveva acuito il senso di imponenza dello stadio, con una capienza che arrivò fino ai 25mila posti per uno stadio prettamente all’inglese, e che veniva soprannominato “la Fossa dei Leoni”.

La storia dell’Appiani, gloriosa casa del Padova fin dal 1924, e testimone dei periodi più brillanti del club, prende la via del declino quando i biancoscudati si trasferiscono nel nuovo Stadio Euganeo, nel 1994. Da lì in poi, per i vent’anni successivi, l’impianto cade in un oblìo di disuso, puntellato da alcuni interventi di adeguamento e da una fase di demolizione di alcune strutture (in particolare la gradinata Est) che lo riducono (e di molto) nelle dimensioni complessive. Finalmente, negli anni Dieci del Duemila prende il via un progetto di recupero e rilancio della struttura, che porta all’inaugurazione della nuova tribuna ovest nel dicembre 2015 (con un rinnovamento anche della curva sud) e oggi lo stadio, seppur con una capienza di 1.000 posti scarsi, ospita le partite delle giovanili del Padova, oltre a quelle della Prima Squadra della Polisportiva San Precario, che milita in Seconda Categoria.

Nel 2020 è stato realizzato un documentario per celebrare il ricordo dell’ultima partita all’Appiani, ne abbiamo parlato qui.

» lo Stadio Appiani è qui, su Google Maps

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Una panoramica dell’Appiani di Padova a fine anni ’80.

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Panoramica interna dello Stadio Appiani di Padova, oggi (photo via Padova e Dintorni)


Reggio Emilia, Stadio Mirabello

Denominato in riferimento al distretto di Reggio Emilia in cui risiede, ospita il calcio fin dal 1910. Le prime tribune furono aggiunte nel 1913, realizzando un perimetro completo in tempo per la nascita dell’AC Reggiana nel 1919. Lo sviluppo più significativo dello stadio arrivò poi nel 1988 con l’aggiunta di una nuova, grande e moderna tribuna ma i vari ampliamenti della città nella zona sud, nel Secondo Dopoguerra, ne occuparono gradualmente gli spazi limitrofi, limitando possibilità di ulteriore sviluppo.

Con l’approdo in Serie A nel 1993, e una capienza di appena 15.500 posti per il Mirabello, le ambizioni della Reggiana guardavano sempre più lontano dallo stadio e il club si trasferì allo Stadio Giglio (oggi Mapei Stadium – Città del Tricolore) nel 1998, con una capienza superiore ai 23mila posti. All’epoca, fu proprio il binomio Reggiana/Giglio a rappresentare il primo caso di stadio di proprietà in Italia, a cui seguiranno poi le varie dinamiche con il Sassuolo (di cui però non parleremo in questa sede).

Oggi il Mirabello si è ridimensionato, tornando a un ideale immagine di “campo sportivo” con una sola tribuna e una capienza di circa 4mila posti. Dopo aver ospitato il Brescello per un breve periodo (negli anni del club gialloblu nel calcio professionistico, fra il 1995 e il 2001) è attualmente la casa delle giovanili della Reggiana, del Sassuolo femminile e del Reggio Emilia Rugby.

» lo Stadio Mirabello si trova qui, su Google Maps

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Vista fra le case dello Stadio Mirabello di Reggio Emilia, circa anni ’80-inizio ’90.

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Vista interna dello Stadio Mirabello di Reggio Emilia (photo by Comune di Reggio Emilia)


Trieste, Stadio Giuseppe Grezar

Il regime Fascista italiano vide nei Mondiali del 1934 un’occasione non solo per dimostrare il proprio valore sportivo, ma anche la propria competenza organizzativa e costruttiva. Una serie di progetti furono avviati lungo la penisola per costruire impianti all’altezza, e fra questi si inserì quello dello stadio realizzato nel “nuovo” territorio nord-orientale di Trieste. Inaugurato nel 1932, il Grezar era stato progettato sulla spinta della salita della Triestina in Divisione Nazionale, e ospitò una sola partita di quella Coppa del Mondo (Cecoslovacchia-Romania) prima di diventare casa del club locale per oltre sessant’anni.

A pianta ovale, segnato dalla presenza della pista d’atletica, arrivò ad avere una capienza di 23mila posti e subì anche importanti ampliamenti in particolare nel 1983, dopo la promozione della Triestina in Serie B. Quando il club lasciò lo stadio nel 1994, per spostarsi nel neonato (e ingombrante vicino di casa) Stadio Nereo Rocco, il Grezar scivolò velocemente nell’oblio, fino all’importante progetto di recupero attuato a partire dal 2009, grazie al quale sono stati recuperati e ammodernati i servizi e i locali interni, e ristrutturati spalti e pista, per poter dare all’impianto un futuro legato all’atletica.

» lo Stadio Grezar è qui, su Google Maps

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Vista verso l’interno dello Stadio Grezar di Trieste, da una foto d’epoca circa anni ’60.

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Scorcio interno dello Stadio Grezar di Trieste, oggi rinnovato (photo via Il Piccolo)


Udine, Stadio Moretti

Il Moretti è uno degli stadi che gli appassionati di calcio italiano si ricordano forse di più, per storia e fascino. Costruito nel 1924 dalla famiglia proprietaria del famoso marchio Birra Moretti (proprio su un terreno adiacente alla loro azienda), era un luogo pressoché unico con il campo da gioco e le tribune incastonate all’interno di un ovale per le corse, la famosa speedway track per dirla all’inglese: la pista passava fra campo e tribuna centrale, per poi proseguire fuori dall’impianto e abbracciarlo dall’esterno. Una configurazione affascinante e unica nel suo genere, mentre all’interno era pur sempre presente la pista d’atletica.

Non era il primo stadio dell’Udinese, che si era trasferita qui dopo aver giocato per un certo periodo al campo di via Mentana, e i bianconeri rimarranno al Moretti per mezzo secolo, prima che venga costruito il Friuli (1976). Nel suo periodo di massimo splendore, lo stadio aveva una capienza di 25mila posti, nonostante strutture piuttosto spartane e il fatto che non verrà mai dotato di riflettori. Anche dopo il trasferimento al Friuli, l’Udinese continuò ad allenarsi al Moretti fino al 1992, oltre a far giocare qui le giovanili fino al 1998. L’impianto fu demolito alla fine del decennio e oggi la sua memoria risiede nel parco pubblico sorto sullo stesso luogo, il Parco Moretti.

» il Parco Moretti è qui, su Google Maps

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Vista aerea dello Stadio Moretti di Udine in una cartolina d’epoca.


bonus: Milano, Arena Civica

Tecnicamente non è uno stadio né abbandonato né in disuso (e merita una monografia dedicata che pubblicheremo prossimamente), ma è contemporaneamente un fantastico monumento della storia di Milano e un impianto sportivo sotto-utilizzato per dimensioni e potenzialità. La storia dell’Arena è lunga più di 200 anni, e inizia come anfiteatro per volere di Napoleone Bonaparte (1807), diventando poi luogo multisportivo della città di Milano dal 1895 in poi. Lo splendido progetto di Luigi Canonica regalò alla città un luogo fermo nel tempo, fatto di spunti di natura classica e spazi che coniugavano lo spirito ludico con quello più meramente sportivo.

Fu questo il vero campo di casa dell’Inter dal 1930 al 1947, ben prima che il club nerazzurro legasse il suo nome a San Siro (dove invece già risiedeva il Milan), ma l’Arena percorse il Novecento a braccetto con l’atletica, con meeting di livello internazionale fino a diventare oggi una delle strutture sportive della società Atletica Riccardi Milano 1946.

In tempi recenti, però, si è persa la continuità nell’uso sportivo del luogo, che è soltanto rimasto sullo sfondo delle attività di primo piano della città. Dai quasi due decenni del Brera Calcio (2000-2017), oggi diventato Brera FC e diviso fra l’Arena e l’uso del Vigorelli, alla breve esperienza dell’Amatori Milano di rugby a 15 (2010-2011), fino al tentativo – per ora vano – dell’Alcione, che aveva ipotizzato di giocare le partite casalinghe di Serie D 2021/22 all’Arena, un auspicio per ora ancora da concretizzare.

» l’Arena Civica di Milano è qui, su Google Maps

(l’Arena Civica è visitabile su prenotazione tramite il FAI – Fondo Ambiente Italiano, link qui per info e acquisto biglietti)

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L’Arena Civica come anfiteatro (img da raccolta stampe Bertarelli)

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La rinnovata pista d’atletica all’Arena Civica di Milano (photo by Andrea Scuratti/Comune di Milano via Urban File)

Questa è soltanto una breve selezione. Vi invitiamo a segnalarci e raccontarci di altri stadi “decaduti” che conoscete e di cui vorreste che scrivessimo. Scriveteci via email o con un commento sui nostri social.

Programmazione delle puntate:

  • il Nord (sabato 20/11)
  • il Centro (sabato 27/11)
  • il Sud (sabato 4/12)

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