Simone Alessio, il bronzo olimpico di taekwondo: “Sogno di fare l’abbonamento in Curva Sud perché è il cuore della Roma” | OneFootball

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·1 dicembre 2024

Simone Alessio, il bronzo olimpico di taekwondo: “Sogno di fare l’abbonamento in Curva Sud perché è il cuore della Roma”

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Ha visto Tottenham-Roma a Londra, dal vivo, “perché mi piace troppo andare in trasferta a seguire la Roma”.

E ora aspetta la partita con l’Atalanta di lunedì sera, da abbonato allo Stadio: “Ranieri verrà accolto alla grande dal pubblico e l’atmosfera all’Olimpico tornerà magica”.


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Lui è Simone Alessio, 24 anni, il campione italiano di taekwondo, atleta del gruppo sportivo Fiamme Rosse (dei vigili del Fuoco). È fresco vincitore della medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Parigi, oltre che detentore del titolo mondiale ed europeo della disciplina: è il primo italiano ad aver vinto un oro iridato e poi ad averlo rivinto… E ora mette nel mirino il terzo: “Entrerò nella categoria dei pesi massimi, cercherò di essere ancora il numero uno e fare record su record”.

Ma con calma: “Dal post Olimpiade mi sono preso dei mesi per staccare, fino a gennaio. Vincere quel bronzo per me ha significato come conquistare un oro, dopo mesi di sacrifici. Ho bisogno di recuperare per essere al top, soprattutto mentalmente. Intanto, però, seguo la mia Roma, in casa e fuori”.

Nelle tue storie di Instagram hai postato una foto dal Tottenham Hotspur Stadium, a fine partita. Che serata è stata?

“Molto bella, emozionante, vissuta insieme alla mia ragazza Chiara che sta sempre accanto a me, in qualsiasi stadio ed è una cosa molto bella. Quella di giovedì è stata una giornata piena di contenuti. Una bella prestazione in campo, finalmente, e un settore ospiti bellissimo. Quando c’è stato il sorteggio dell’Europa League, ho detto subito: “Amo’, andiamo a Londra perché la Roma gioca lì”. Poi, il settore era talmente grande che abbiamo trovato subito i biglietti. Devo dire lo stadio molto bello, moderno, il settore ospiti sembrava una zona lounge per quanto organizzata. Ma sapete come la penso in questo senso… Il calcio deve essere soprattutto popolare”.

Sappiamo che sei molto attento alle dinamiche della tifoseria. E che il calcio lo vivi in modo viscerale, per questo ti sei innamorato della Roma in età non più giovanissima.

“Sono molto vicino all’idea di tifo dei ragazzi della curva, anche se io non ne faccio parte. Idealmente sto sempre con loro, anche quando decidono di fare una protesta. I tifosi della Roma vivono qualsiasi emozione al 100%, bella o brutta che sia. È la prima cosa che ho capito quando ho messo piede per la prima volta all’Olimpico”.

Quando fu esattamente?

“Il derby del 2019, nel primo anno di Fonseca, in cui pareggiammo 1-1 con gol di Dzeko e Acerbi. Parliamo di cinque anni fa. In quel momento mi ero da poco trasferito in città. E non ero ancora diventato del tutto romanista, anche se delle avvisaglie dentro di me le avevo già percepite… Venni allo stadio con un mio amico, lui juventino e io seguivo principalmente la Juve per mio padre. Girandomi verso la curva della Lazio non provai nulla. Appena vidi la Sud, provai qualcosa di particolare”.

In quell’occasione hai scoperto di essere romanista?

“Diciamo di sì, anche se il vero “change mentale” l’ho fatto dopo il covid in Roma-Fiorentina del 2021, la prima di Mourinho all’Olimpico in campionato. Vincemmo 3-1. Da quel momento, ho capito che l’Olimpico e Roma sono casa mia. E la Roma non l’ho più lasciata, cerco di vederla sempre dal vivo”.

Come ti organizzi con gli impegni di taekwondo?

“Ti dico questa. L’ultima volta il mio maestro, per organizzare un evento a Milano con gli atleti della Lombardia, mi ha detto: “Dimmi quando gioca la Roma che sicuramente non ci andiamo”. Questa è stata la mia vittoria più bella, il maestro che portava acqua al mio mulino per la Roma… Altre volte, sempre a lui, ho chiesto: “Master, possiamo anticipare l’allenamento che dopo gioca la Roma?” Ormai lo sa, ha capito”.

E tu hai capito l’impresa che hai fatto a Parigi in estate?

“Prima di partecipare all’Olimpiade, mi dicevano tutti che sarebbe stata una cosa speciale. E io tra me e me pensavo: “Vabbe’, ma sarà una gara come le altre”. No, aveva ragione chi mi diceva così. Io volevo concludere il mio percorso di tre anni al meglio. Ho sempre detto che per me quel bronzo ha significato come un oro perché ha chiuso un periodo bello, pieno di cose, faticoso, ma l’ho chiuso, non volevo lasciarlo aperto. Non volevo perdere una medaglia olimpica. È quello il fulcro di qualsiasi atleta, l’Olimpiade. È fondamentale per la carriera, possiamo nasconderci quanto vogliamo, però è così. Ti scandisce la vita”.

Quasi te la cambia.

“Esatto. Forse l’oro olimpico te la cambia di più, il bronzo mi ha fatto vivere emozioni comunque altissime, con le persone giuste, quelle che tengono realmente a me. Ora vediamo se riesco a conquistare il prossimo obiettivo, vincere il mio terzo mondiale, stavolta nella categoria dei massimi”.

Un obiettivo da raggiungere con la Roma, invece, ce l’hai?

“Un giorno mi piacerebbe fare l’abbonamento in Curva Sud. Perché è la parte bella del tifo, semplicemente quello è il cuore della nostra Roma”.

asroma.com

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