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·9 agosto 2020

Si ritira Benedikt Höwedes, il capitano per eccellenza

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L’elogio della normalità. La storia, calcistica e non, di Benedikt Höwedes può essere riassunta in questa frase. Il difensore classe 1988 ha da poco annunciato il ritiro dal calcio giocato per poter dedicare più tempo alla famiglia, cosa che ha causato una serie di dichiarazioni da parte di ex colleghi o ex allenatori che hanno fatto capire ancora meglio che personaggio sia. Valgono come riassunto le parole del suo mentore in gioventù, Norbert Elgert: “Höwedes è un’anima pura, una brava persona”.

Un primo piccolo ma significativo aspetto che lo rende speciale è la data di nascita: 29 febbraio. Quanti campioni del mondo nella storia del Mondiale sono nati il 29 febbraio? Uno solo, Benedikt Höwedes. Le parole chiave che vengono invece in mente quando si parla di lui sono esattamente quelle citate da Joachim Löw e Oliver Bierhoff: voglia di vincere, mentalità, lealtà e affidabilità.


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Non stupisce quindi che non solo il difensore nativo di Haltern am See sia diventato campione del mondo nel 2014, ma lo abbia fatto giocando sempre, in più in un ruolo molto diverso da quelli che aveva ricoperto precedentemente. Löw durante la spedizione in Brasile si è fidato in pieno dell’allora capitano dello Schalke, facendolo giocare come terzino sinistro. Lui, destro di piede, che nasce come centrale o al massimo terzino destro. Höwedes peraltro in finale colpisce il palo di testa e la dichiarazione del post partita è un’altra dimostrazione di mentalità.

“Siamo diventati campioni del mondo. Che io abbia fatto gol o no, a chi importa?”

Nello Schalke è stato “il” capitano. Sei anni consecutivi con la fascia al braccio, come nessun altro finora nella storia della Bundesliga. Con i Knappen compie tutto il percorso: arriva a Gelsenkirchen giovanissimo, fa tutta la trafila delle giovanili, esordisce a diciannove anni in Bundesliga e a 24 ne diventa capitano, ereditando il grado da Manuel Neuer. La più grande soddisfazione è la conquista della DFB Pokal nel 2011, sotto la guida di Ralf Rangnick. La finale contro il Duisburg è una passeggiata, ma la finale “anticipata” è la semifinale contro il Bayern. La partita viene risolta da Raul, su assist aereo proprio di Höwedes.

A livello di soddisfazioni anche la Champions, sempre in quella stagione, non scherza. La squadra si arrende in semifinale contro il Manchester United, ma la cavalcata è inaspettata. Nei quarti viene travolto l’Inter e per la prima volta si parla di lui in Italia, dopo il gol nella gara di ritorno.

L’Italia è ancora nel destino del difensore classe ’88 nel 2017, quando a sorpresa finisce il rapporto con lo Schalke. Non in modo definitivo perché alla Juventus va in prestito, ma dalla modalità con cui viene scaricato dal nuovo allenatore Domenico Tedesco si capisce che non sarà facile ricucire. Nonostante il double campionato-Coppa Italia a Torino non sarà una buona stagione, segnata da infortuni e da scarso feeling con mister Allegri. Infatti più ancora del gol alla Sampdoria ciò che resta più impresso della sua annata italiana è il video virale durante i festeggiamenti per la conquista del titolo, in cui apre birre per tutti utilizzando un’altra bottiglia di birra.

Va un po’ meglio nei due anni successivi, alla Lokomotiv Mosca, dove gioca con più regolarità, riassapora l’aria della Champions e vince una Coppa e una Supercoppa di Russia. Ora il ritiro.

“Recentemente stavo viaggiando con mia moglie e mio figlio in camper nel sud della Francia. È stato allora che ho notato quanto fosse bello vivere mio figlio da vicino. All’improvviso il calcio è apparso così poco importante per me”.

In queste parole di addio al calcio c’è tanto di Benedikt Höwedes. Quel ragazzone umile, campione del mondo da protagonista e capitano più longevo della storia della Budesliga, mancherà dentro e fuori dal campo.

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