Shmuel Rosenthal, il primo israeliano della Bundesliga | OneFootball

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·26 novembre 2020

Shmuel Rosenthal, il primo israeliano della Bundesliga

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Un ritorno al passato. Nel marzo 2016 un 69enne istruttore di yoga atterra in Germania da Tel Aviv. È stato invitato a presenziare al Fußball-Filmfestival di Berlino, dove si proietta “90 Minuten Deutschland – Israel” , una pellicola che racconta il rapporto calcistico tra la Repubblica Federale e lo Stato d’Israele. Qualche giorno dopo l’uomo, che ha avuto in passato qualche problema con la giustizia, andrà a Mönchengladbach per incontrare Rainer Bonhof. I due si conoscono bene, soprattutto perché sono stati compagni di squadra al Borussia Mönchengladbach nella stagione 1972-1973. Il maestro di yoga infatti si chiama Shmuel Rosenthal ed è stato il primo calciatore israeliano a giocare in Bundesliga.

Il pallone nel destino – Shmuel, che è nato a Petah Tikva, non lontano da Tel Aviv, nel 1947, il calcio ce l’ha nel sangue. Suo padre, in quella che era la Palestina sotto Mandato Britannico ci era arrivato nel 1935. In origine solo per disputare il torneo di calcio delle Maccabiadi, i Giochi Mondiali ebraici, poi vi si era stabilito, presagendo anche i tempi tragici per gli ebrei d’Europa. Rosenthal sr ci ha visto giusto, perché la sua intera famiglia verrà sterminata dai nazisti in Lituania. Lui è l’unico sopravvissuto.


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Una stella nazionale – Shmuel, che normalmente agisce come centrocampista, a 18 anni è già nella prima squadra del Hapoel Petah Tikva, tra la fine degli Anni Cinquanta e l’inizio degli Anni Sessanta, assoluta dominatrice del calcio locale. Con quella maglia giocherà fino al 1972, conquistando la maglia della Nazionale, prima quella olimpica, che va benissimo a Messico ’68, uscendo solo ai quarti e per sorteggio contro la Bulgaria e poi quella maggiore, con cui ottiene lo storico (e unico) pass per i Mondiali. In entrambi i casi, a guidarlo dalla panchina Emmanuel Scheffer, tecnico rivoluzionario per il calcio israeliano, formatosi calcisticamente in Germania, alla corte di Hennes Weisweiler, suo docente alla Scuola Superiore di Educazione Fisica di Colonia, insieme a Rinus Michaels, il padre del grande Ajax.

Un match da non dimenticare – A poche settimane dal Mondiale messicano, il 12 agosto 1970, Rosenthal è in campo per una partita storica. A Tel Aviv, a un anno dall’esperienza del Bayern Hof, arriva una squadra tedesca. E che squadra, il Borussia Mönchengladbach di Netzer e Heynckes. Si gioca tra eccezionali misure di sicurezza e molti timori. Nel 1967 lo scrittore tedesco Günter Grass, futuro premio Nobel per la Letteratura, era stato ricoperto di insulti… e di pomodori durante la sua visita. Nulla di tutto questo a Tel Aviv per quella partita. Trentamila persone che applaudono i tedeschi battere gli israeliani 6-0.

La chiamata al ‘Gladbach – Rosenthal è un calciatore emergente. Vorrebbe giocare fuori da Israele e per questo la Federcalcio lo squalifica per un anno. Ci riuscirà nel 1972, la sua destinazione sarà la Germania e il ‘Gladbach di Weisweiler che con Israele ha un rapporto speciale. La cosa più difficile è dirla a suo padre. “Non è per niente facile per me, se tu vuoi raggiungere il successo sportivo e diventare il primo israeliano che gioca in Germania, ti do la mia benedizione” sono queste le parole che il genitore gli rivolgerà, prima di partire, nel ricordo dello stesso Rosenthal.

Premesse buone, rendimento anonimo – Il trasferimento di Shmuel Rosenthal, a poche settimane dal massacro di Monaco, fa ancor più rumore. Gli inizi sono incoraggianti. In un’amichevole contro il Barcellona di inizio estate ’72 è il migliore in campo. Debutta in una partita ufficiale il 16 settembre, nella vittoria contro il Duisburg in Bundesliga, mentre in Coppa Uefa scende in campo nei primi due turni contro l’Aberdeen e i danesi del Hvidovre IF. Fa il libero, con un po’ troppo disinvoltura dicono i commentatori e tra i suoi “clienti” ha Uli Hoeneß, con cui si scontra all’Olympiastadion, sotto la neve, la prima della sua vita. Durerà solo pochi mesi Rosenthal in Germania, prima di tornare nel “suo” Hapoel Petah Tikva e di lì al Beitar Tel Aviv e come il compagno di Nazionale, Mordechai Spiegler, negli USA.

Finale agrodolce – Shmuel Rosenthal, a fine carriera, starà lontano dal calcio. Nel 1997, alla soglia dei cinquant’anni ritornerà sulle pagine dei giornali. È accusato di traffico di cocaina, reato per cui sconta dieci anni di galera. Nella sua casa sull’orlo del Mar Morto, accanto alla sua foto con la moglie accanto al Dalai Lama, c’è quella del ‘Gladbach 1972. Dove lui aveva fatto la Storia, fuori e dentro il campo.

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