Serie A tra indagini della Finanza e flop Champions: sui diritti tv i broadcaster non erano nel torto? | OneFootball

Serie A tra indagini della Finanza e flop Champions: sui diritti tv i broadcaster non erano nel torto? | OneFootball

Icon: Calcio e Finanza

Calcio e Finanza

·16 marzo 2024

Serie A tra indagini della Finanza e flop Champions: sui diritti tv i broadcaster non erano nel torto?

Immagine dell'articolo:Serie A tra indagini della Finanza e flop Champions: sui diritti tv i broadcaster non erano nel torto?

Il calcio italiano si presenta ai quarti di finale delle coppe europee con tre squadre in Europa League (Atalanta, Milan e Roma), una in Conference League (Fiorentina) ma nessuna in Champions League, la massima competizione continentale che è quella però che dà la misura vera del livello dei tornei nazionali.

Si tratta di una grande passo indietro rispetto allo scorso anno quando ai quarti nella manifestazione più prestigiosa presero parte tre club di Serie AInter, Milan e Napoli – per poi avere, complice anche un sorteggio che sorrise alle nostre squadre, una semifinale tutta milanese e una finale con i nerazzurri di Simone Inzaghi come protagonisti seppur sconfitti dal Manchester City a Istanbul.


OneFootball Video


E questo mentre la Procura di Milano ha avviato un’inchiesta sulla cessione del Milan, avvenuta nell’estate 2022, a Gerald “Gerry” Cardinale da parte del fondo Elliott.

Partendo dal primo punto è quindi lecito interrogarsi se quella dell’anno scorso fu vera gloria oppure un exploit effimero. Perché se è vero che il tabellone dello scorso anno dai quarti in poi sorrise alle nostre squadre, è altrettanto vero che prima di quel sorteggio Inter, Milan e Napoli avevano dato ampio saggio di valore ben oltre i pronostici iniziale. Il Milan, che aveva compiuto il suo dovere nei gironi terminando secondo alle spalle del Chelsea e davanti a Salisburgo e Dinamo Zagabria, aveva poi eliminato agli ottavi il Tottenham.

Inter e Napoli invece compirono quasi dei capolavori nella fase iniziale. I nerazzurri eliminando il Barcellona nel girone di ferro comprendente anche il Bayern Monaco (oltre che i modesti cechi del Viktoria Plzen) e i partenopei terminando al primo posto in un gruppo girone in cui era presente in particolare il Liverpool.

È evidente che soltanto con le prossime stagioni , peraltro caratterizzate dalla nuova Champions con il modello svizzero, si saprà la verità con maggiore certezza. Quel che è però sicuro è che l’Inter, che sta dominando largamente la Serie A, è uscita (per quanto ai rigori e nei fatti pareggiando) con al terza forza della Liga spagnola, l’Atletico Madrid, che dista 14 punti dal Real Madrid capolista. Non solo, ma soprattutto che ma osservando le ultime sei stagioni, ovvero dall’annata 2018/19 in poi, emerge con vigore come quello dello scorso anno sembra apparire più un vero e proprio exploit.

Infatti, oltre che nel 2022/23, soltanto nel 2018/19 (Juventus) e 2019/20 (Atalanta) l’Italia portò una squadra ai quarti di finale che però venne eliminata e non proseguì verso le semifinali. E soltanto in quella scorsa la Serie A ha portato due club alle semifinale e uno in finale.

Immagine dell'articolo:Serie A tra indagini della Finanza e flop Champions: sui diritti tv i broadcaster non erano nel torto?

Insomma lo storico non sembra lasciare dubbi e dà spazio a due considerazioni.

La prima, di natura quantitativa, è che l’Italia detiene ancora il primo posto nel ranking UEFA 2023/24. Ma per salvaguardare dall’assalto di Inghilterra, Germania e Spagna le prime due posizioni nel ranking che valgono la quinta squadra in Champions nel 2024/25, la Serie A potrà contare su solo quattro squadre (di cui due, tra l’altro, si scontreranno tra di loro con la sfida tra Milan e Roma in Europa League) contro le tre tedesche e le cinque inglesi. I punti, va notato, per vittoria o pareggio sono gli stessi per tutte e tre le competizioni.

La seconda, di carattere qualitativo, è che ancora una volta l’Italia per difendere il suo primato nel ranking dovrà contare su Europa League e Conference League, competizioni come si diceva che quantitativamente sono equivalenti alla Champions League come contributo nel ranking, ma che evidentemente sono punti meno qualitativi perché ottenuti contro avversari di minor valore. A conferma, se si vuole vedere il lato postivo, che il nostro campionato ha sì una aristocrazia composta dalle tre big storiche – Inter, Juventus e Milan – ma può contare anche su una “borghesia” (Atalanta, Fiorentina, Lazio, Napoli, Roma) che portano svariati punti alla causa della Serie A nel ranking UEFA.

Il nodo però è che la nostra aristocrazia fatica a tenere il passo di quelle straniere, quella inglese e quella spagnola in particolare. E questo impatta notevolmente su tutto il sistema in una sorta di circolo vizioso: le grandi hanno pochi soldi e non comprano più i campionissimi come in passato, quindi sono meno competitive a livello continentale e quindi hanno ancora meno soldi.

La questione dei diritti televisivi è la dimostrazione plastica di questa tendenza con la Serie A che incassa molto meno di Inghilterra e Spagna. La graduatoria dei ricavi stagionali da diritti tv per ognuno dei maggiori campionati europei a livello nazionale nel 2023/24 infatti recita:

  • Premier League – 1,844 miliardi di euro (1,95 miliardi di euro dal 2025/26)
  • Liga spagnola – 1,193 miliardi di euro fino al 2026/27
  • Bundesliga – 1,079 miliardi di euro fino al 2024/25
  • Serie A – 927,5 milioni di euro (900 milioni più revenue sharing dal 2024/25)
  • Ligue 1 – 580 milioni di euro (nuovo ciclo al via dal 2024/25)

E probabilmente non è un caso che la Serie A nei mesi scorsi, quando si è trattato di negoziare il nuovo pacchetto dei diritti televisivi italiani, si sia trovata di fronte ad offerte più basse di quanto inizialmente prospettato. Quasi che i mercati e gli operatori del settore già intuissero che quello della stagione 2022/23 era un exploit più che un primo sintomo di nuova epoca espansiva.

Un esempio di tutto questo, per esempio, è quello dell’Inter, che saluterà questa stagione come un annata storica centrando un traguardo epocale come la seconda stella. Ciò detto, però, come stimato da Calcio e Finanza, il club nerazzurro rispetto al bilancio scorso vedrà una trentina di milioni di entrate in meno tra ingresso da stadio e premi UEFA. Visto quest’anno la squadra di Inzaghi non ripeterà la “stagione perfetta” in termini di partite giocate a San Siro del 2022/23, quando Lautaro Martinez e compagni giunsero in finale sia di Champions League che di Coppa Italia e quindi disputarono al Meazza il massimo di partite giocato con i susseguenti sold out.

Sull’altra sponda del Naviglio, invece, i problemi sono altri. L’indagine della Procura di Milano sulla vendita del Milan da Elliott alla Redbird di Gerald “Gerry” Cardinale ha infatti avuto un impatto mediatico devastante all’interno del sistema del calcio italiano.

L’investigazione, avviata dopo l’esposto alla stessa Procura da parte dei soci di minoranza legati alla società Blue Skye, ha come ipotesi di reato quella per cui Elliott abbia ancora una influenza rilevante nella società rossonera in virtù dei 500 milioni del vendor loan. Inoltre, sempre secondo gli investigatori, la nomina di Giorgio Furlani, attualmente indagato, quale amministratore delegato sembra sospetta in quanto il manager entrò nel CdA rossonero in quota Elliott quando era alle dipendenze del fondo guidato da Paul Singer e poi, una volta che venne acquistata da Cardinale, Furlani prima si dimise dal ruolo in Elliott e poi fu nominato amministratore delegato del Milan. Insomma secondo la procura, il fatto che Furlani fosse uomo di Elliott prima di dimettersi per poi diventare l’ad del Milan appare quantomeno strano – come se sia stato il venditore a nominare il top maneger di una società ceduta e non l’acquirente. E questo, secondo la Procura, sarebbe un ulteriore indizio che la vendita non è veritiera.

Infine, quello che emerge dalla Procura è che non sia del tutto chiaro da dove provengano i soldi. In particolare uno degli altri temi emersi riguarda le “rilevanti discrepanze” tra quanto comunicato da RedBird, il fondo di Cardinale che ha comprato il Milan nell’agosto 2022, alla Sec, la commissione di vigilanza sui mercati statunitense, e quanto riferito, invece, “al consiglio di amministrazione” del club “in merito alla provenienza dei fondi utilizzati per finalizzare l’acquisto delle azioni” della società rossonera.

A tutte queste accuse sia il Milan sia Redbird hanno dato pronte risposte negando ogni accusa e comunque dando la massima disponibilità a collaborare con gli investigatori. Anche perché non sono poche le cose che non convincono pienamente nell’impianto accusatorio.

Questo detto, è prematuro esprimere ogni giudizio sia sull’indagine in corso sia sui possibili pericoli per il Milan in sede sportiva. Ed è quindi giusto che l’investigazione completi il suo percorso. Per il momento l’unica cosa che si può dire con certezza è che l’indagine non rappresenta un assist o un agevolazione per Cardinale nel momento in cui, come ha svelato egli stesso a Calcio e Finanza, il manager newyorchese ha aperto alla possibilità di un ingresso nel capitale del club, con quote di in minoranzainvestitori arabi.

Visualizza l' imprint del creator