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Calcio e Finanza

·14 febbraio 2024

Serie A, dal calendario ai diritti tv: perché le big vogliono le 18 squadre

Immagine dell'articolo:Serie A, dal calendario ai diritti tv: perché le big vogliono le 18 squadre

Perché le big vogliono la Serie A a 18 squadre? La domanda è ricorrente nei giorni in cui il tema è stato oggetto di dibattito – e di votazione – all’interno della Lega. Votazione che ha portato alla conferma delle 20 squadre, con il voto delle sole Inter, Juventus, Milan e Roma per il format a 18, mentre gli altri 16 club del campionato hanno optato per la conferma dello status quo.

Calcio e Finanza da tempo sostiene la riforma, e come spiegato dal Direttore Luciano Mondellini sono sicuramente di più i vantaggi di una riduzione del numero delle squadre nel massimo campionato italiano, rispetto ai “contro” da affrontare con un minor numero di formazioni in Serie A (il passaggio a 20 squadre risale alla stagione 2004/05).


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Perché la Serie A a 18 squadre – Il benessere dei calciatori

Secondo quanto Calcio e Finanza ha potuto ricostruire, il primo vero tema che sta a cuore alle big è quello del sostegno giocatori, quasi sempre non considerati nell’elaborazione dei calendari e nelle decisioni riguardanti le nuove competizioni. Ci sono calciatori – come ad esempio Pedri, del Barcellona – che sono arrivati a giocare fino a 72 partite tra club e Nazionale nello spazio di un anno, una situazione che gli ha procurato due gravi infortuni e lunghi stop.

Lo stesso si può dire di altri top player come Vinicius, Mbappé o Bellingham, che hanno giocato molto di più rispetto ai migliori giocatori di vent’anni fa (da Ronaldinho ad Henry). L’eccessivo impiego si è tramutato giocoforza nell’abbandono precoce della Nazionale: è il caso, per esempio, del centrale francese Varane, che aveva così commentato l’addio alla Francia: «Le gare con il club sono già tante, temo che assisteremo a carriere sempre più brevi e che i miei compagni sacrificheranno sempre più presto la possibilità di rappresentare il proprio Paese. Quello che ci viene chiesto fisicamente e mentalmente sta superando ogni limite».

Gli infortuni legati all’eccessivo impiego dei calciatori sono tanti, e proprio la Serie A è uno dei campionati più tormentati, con 679 casi. Davanti si trova solo la Premier League, con 686 infortuni. Una situazione che ha creato un paradosso nel 2019: il Liverpool fu obbligato a fare giocare la seconda squadra nei quarti di finale di Carabao Cup contro l’Aston Villa poiché il giorno dopo era in programma il quarto di finale del Mondiale per Club in Qatar (la sfida fu vinta 5-0 dall’Aston Villa).

Gli infortuni, a cascata, hanno un impatto anche a livello economico sui club. In primis perché spesso le società si trovano nella condizione di pagare giocatori che non possono poi schierare in diverse occasioni e in secondo luogo perché si rischia di fare perdere appeal anche alle migliori competizioni, quando queste non possono contare sulla presenza dei top player.

Perché la Serie A a 18 squadre – Il calendario dal 2024/25

La situazione già instabile è destinata a peggiorare dalla prossima stagione. Nel 2024/25 si giocherà l’11% di partite in più (tra la riforma della Champions League e il nuovo Mondiale per Club). Considerando le amichevoli estive e le Nazionali, il giocatore di un top club potrebbe sforare quota 90 incontri in un anno.

La nuova Champions passerà da 32 a 36 squadre, per vincerla potrebbero servire 17 gare e non più 13. Il Mondiale per Club si giocherà negli USA fra giugno e luglio (a cadenza quadriennale), le partecipanti si allargheranno dalle 7 attuali alle 32 previste, senza considerare che l’attuale Mondiale per Club non scomparirà, ma si trasformerà in Coppa Intercontinentale. Questo priverà i giocatori di ulteriori giorni di riposo (dovrebbero essere almeno 28, secondo FifPro) fra la fine di una stagione e l’inizio di quella seguente.

In una situazione molto deludente e comunque poco probabile per un top club italiano (eliminazione immediata dalla nuova UEFA Champions League, dalla Coppa Italia e dalla Supercoppa) e senza considerare le Nazionali, le partite minime per un giocatore sarebbero comunque 48.

Perché la Serie A a 18 squadre – I casi precedenti

Un’altra ragione che spinge le big a chiedere la riforma a 18 squadre per la Serie A sono gli esempi virtuosi di altre leghe europee, come la Ligue 1. Dal 2023/24 il torneo è passato da 20 a 18 squadre (con due retrocessioni l’anno scorso), per una mossa che sta avendo degli effetti positivi. Soprattutto sul rendimento europeo dei club. Basti pensare che quello francese è uno dei due campionati che non ha perso nessuna squadra qualificata alle coppe europee: il PSG è sopravvissuto in Champions, anche se con difficoltà, Lens, Marsiglia e Rennes giocheranno i playoff di Europa League, il Lille è già agli ottavi di Conference.

L’altra lega che ha mantenuto tutte le sue squadre nelle competizioni internazionali è proprio la Serie A (che può ambire infatti a un posto aggiuntivo nella prossima Champions), che però è a 20 squadre. Questo dato potrebbe smentire la visione per cui la Ligue 1 sia migliorata dopo il cambio di format, ma ci sono altri indizi significativi:

  • nella Coppa di Francia di quest’anno, a differenza di quanto successo nelle ultime stagioni, non ci sono state grandi sorprese: ben 15 squadre di Ligue 1 si sono qualificate ai 16esimi di finale;
  • la classifica del campionato è decisamente più corta e quindi più aperta: le squadre dal secondo all’ottavo posto sono tutte in nove punti, il Rennes decimo ha soltanto otto lunghezze in più rispetto al Clermont ultimo.

Insomma, gli allenatori di Ligue 1 hanno meno partite da preparare, anche se si tratta di partite mediamente più difficili, e allora possono concentrarsi pure su quelle di coppa. Si può dire che si stia materializzando il vecchio discorso per cui con meno impegni e più tempo per allenarsi, sta aumentando la qualità delle singole prestazioni. E, di conseguenza, dello spettacolo offerto ai tifosi.

Perché la Serie A a 18 squadre – Focus sul campionato italiano

Guardando nello specifico al caso italiano, la Serie A è stata un campionato a 18 squadre dal 1988/89 al 2004/05, proprio nel periodo in cui quello italiano era considerato il campionato più bello e avvincente del mondo, con le “famose” sette sorelle che ai nastri di partenza avevano tutte ambizioni di lottare per il vertice e di arrivare in fondo nelle coppe europee

Inoltre, il torneo a 18 squadre ha spinto i percorsi europei dei club di Serie A, con i seguenti risultati:

  • 5 Champions League vinte, 5 finaliste sconfitte, primo Paese a fare una semifinale e una finale tutta italiana;
  • 8 Coppe UEFA vinte, 4 finali tutte italiane e altre due finaliste sconfitte;
  • 7 Supercoppe europee vinte dai nostri club
  • 2 finali tutte italiane

Questi invece i risultati dall’introduzione delle 20 squadre:

  • 2 Champions League vinte e 4 finali perse;
  • 0 Coppe Uefa/Europa League vinte e solo due volte una squadra sconfitta in finale;
  • 1 Supercoppa europea vinta e 1 finalista sconfitta

Perché la Serie A a 18 squadre – I diritti tv

Un ultimo aspetto che si può indagare è quello dei diritti televisivi. Secondo le big, una spartizione della “torta” tra 18 club porterebbe più soldi per tutti. Una visione che – da questo punto di vista – dovrebbe però prima essere confermata dal mercato, per capire se i broadcaster siano disposti a investire le stesse cifre (se non di più) per un torneo che offre un numero ridotto di partite.

Resta inteso in ogni caso che si tratta di ipotesi, considerando anche la polarizzazione del tifo in Italia verso le principali realtà (su tutte Inter, Juventus e Milan), e che un impatto reale sarebbe verificabile solamente con l’effettiva riduzione del numero delle squadre. La speranza dei broadcaster – in questo caso – potrebbe essere che un aumento della competitività e della qualità dei match possa magari compensare una riduzione a livello quantitativo.

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