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Redazione·8 febbraio 2019
✍️ Serie A a 18 o 20 squadre? L'opinione di Onefootball

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Redazione·8 febbraio 2019
Il Consiglio FIGC ha deliberato: a partire dalla stagione 2019/20, le leghe potranno decidere il numero di squadre partecipanti alla stagione successiva. Potremo assistere presto ad una Serie A a diciotto squadre: ci siamo chiesti pertanto se sia meglio una riduzione oppure rimanere a venti.
Ecco il nostro parere:
Non ci sono dei contro, la Serie A deve tornare a 18 squadre perchè semplicemente non ha senso avere un campionato a 20 squadre con tre sole retrocessioni.
L’attuale formula, in pratica, garantisce a tempo indeterminato un posto nel massimo campionato italiano a quei club medio piccoli che non hanno velleità europee e che, grazie anche allo scarso rendimento delle squadre che occupano il fondo della classifica, a gennaio/febbraio possono hanno già ottenuto la salvezza.
Una riduzione delle squadre porterebbe benefici a tutti: innanzitutto le squadre si spartirebbero una fetta più grande dei diritti televisivi il cui valore non calerebbe di molto con la riduzione delle squadre, il calendario sarebbe meno fitto, con 9 partite a giornata si abbassa il rischio che la Lega programmi un match a qualche orario strano (tipo lunedì alle 19), infine non abbiamo le certezza che la qualità del gioco migliorerà ma di sicuro ne gioverebbe la competizione dato che la classifica si accorcerebbe e in coda ci sarebbero molte più squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere.
L’ultimo campionato giocato a 18 squadre risale al 2004: allora si scelse l’allargamento al fine di aumentare il numero di partite e così incrementare gli introiti televisivi, attraverso un maggior numero di partite.
Personalmente, al di là delle questioni prettamente economiche, voterei per la riduzione in favore della qualità del calcio. Proprio in questa fase del campionato, osserviamo un calcio non entusiasmante e abbassare il numero di sfide migliorerebbe il gioco delle squadre.
Infine, questa riforma aiuterebbe le formazioni italiane in campo europeo: un innalzamento del livello in campionato avrebbe ripercussioni positive al di fuori dei confini italiani.
Per me un nodo cruciale sarà cercare di trovare un accordo tra le leghe sul numero di promozioni e retrocessioni. E’ inutile dire che ogni lega potrà determinare il suo destino se tutte sono collegate tra loro.
Il problema principale sono i soldi: le due leghe non si metteranno mai d’accordo perchè la fetta più grossa degli incassi di A sono i diritti TV, ridistribuiti purtroppo a discapito delle piccole, mentre la B non ha appeal ed è invendibile all’estero.
Di conseguenza, riducendo la Serie A a 18 con sole 3 retrocessioni si rischia di creare una elite inarrivabile per la B, visto che in Serie A i rapporti di distribuzione degli introiti TV tra grandi e piccole è di 4,3 a 1 (la Juventus prende 107 milioni, il Frosinone 25) mentre in Premier è di 1,6 a 1 (il City incassa 170 milioni, il WBA 106).
Cambiando la ridistribuzione, io sarei a favore di un sistema misto con i playoff, come ha la Bundesliga: quattro retrocessioni, le prime due dirette, altre due con il meccanismo degli spareggi con la B, per premiare suspence e spettacolo.
Vado controcorrente: a me il campionato a venti squadre non dispiace affatto da un punto di vista sportivo, anche se penso che il punto di partenza debba essere una distribuzione diversa dei premi e dei diritti tv.
Ma se pensiamo che togliere due squadre alla Serie A possa cambiare qualcosa, beh… non ci siamo. Perchè la struttura non va bene, ma non solo in Serie A. Ma a partire dalla C, dove ci sono tantissime squadre che ogni anno si iscrivono senza nessuna sicurezza economica. Come il Matera, ma non solamente.
E questo accade a tutti i livelli. Un organo di controllo per le società acquirenti (vero e fatto seriamente come accade in Premier ad esempio) penso possa essere una buona idea per evitare fallimenti futuri di club importanti.
La solidità dei club esistenti è la base su cui costruire il futuro del calcio italiano. Poi possiamo ragionare sul resto.