Sentenza Acerbi, l’avvocato Chirico non ha dubbi: «Si è creato un pericoloso precedente. Vi spiego perchè» | OneFootball

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Inter News 24

·28 marzo 2024

Sentenza Acerbi, l’avvocato Chirico non ha dubbi: «Si è creato un pericoloso precedente. Vi spiego perchè»

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Sentenza Acerbi, l’avvocato Nini Chirico, avvocato di diritto sportivo, ha commentato così la mancata squalifica del difensore

Intervistato da Linterista.it, l’avvocato Nini Chirico, avvocato di diritto sportivo, ha parlato così della mancata squalifica di Acerbi, difensore dell’Inter:

PAROLE – «Non sono sorpreso dalla decisione. Vista l’importanza dei calciatori e delle squadre coinvolte, in questi casi il rischio potenziale è che si scenda a giocare su un campo più “mediatico” che giuridico, secondo un malcostume che peraltro è soprattutto italiano. Personalmente ritengo che, se effettivamente in sede di indagini non sono emersi elementi tali da far accertare il grado di colpevolezza di Acerbi secondo quelli che sono i canoni che imperano nella giustizia sportiva, è giusto che il calciatore sia stato assolto. Il problema è un altro. Non tanto nelle norme a mio avviso, ma nel taglio interpretativo. Rispetto alle offese avente matrice razziale, l’ordinamento sportivo ha dimostrato di essere molto sensibile e di volerle combattere con forza. Basti pensare alla sanzione di dieci giornate di squalifica, che per un calciatore è fortemente afflittiva. Per non parlare della “macchia” che rischia di rimanere sul percorso dell’atleta che venga condannato per una violazione di questo tipo. Semmai, più che dalla pronuncia, rimango un po’ sorpreso dalle motivazioni sottese alla decisione. Non tanto nelle norme a mio avviso, ma nel taglio interpretativo. Rispetto alle offese avente matrice razziale, l’ordinamento sportivo ha dimostrato di essere molto sensibile e di volerle combattere con forza. Basti pensare alla sanzione di dieci giornate di squalifica, che per un calciatore è fortemente afflittiva. Per non parlare della “macchia” che rischia di rimanere sul percorso dell’atleta che venga condannato per una violazione di questo tipo. Semmai, più che dalla pronuncia, rimango un po’ sorpreso dalle motivazioni sottese alla decisione».

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