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·28 luglio 2025

San Siro, trattativa politica sulla vendita: il centrosinistra conta i voti

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Rimangono poco più di tre mesi (se consideriamo la deadline del 10 novembre per il vincolo sul secondo anello) per trovare la strada giusta che porti alla vendita di San Siro, con relative aree limitrofe, da parte del Comune di Milano a Inter e Milan, che potrebbero così dare il via alla realizzazione di una nuovo impianto di fianco a quello attuale e poi procedere con l’abbattimento del Meazza.

Come riporta l’edizione milanese de La Repubblica, dopo lo scoppio del caso urbanistica nel capoluogo lombardo, che vede fra gli indagati anche il sindaco Giuseppe Sala, la questione cessione di San Siro è stata rimandata a settembre, ma il percorso si preannuncia tutt’altro che semplice.


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Uno dei principali ostacoli potrebbe presentarsi in Consiglio comunale, dove si prospetta uno scontro acceso che rischia di spaccare l’aula quasi a metà. A complicare le cose, l’inchiesta sull’urbanistica potrebbe influenzare negativamente l’orientamento dei voti. Gli sviluppi recenti dell’indagine, con le dimissioni dell’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, hanno causato una battuta d’arresto nell’intesa tra Comune e club.

Il sindaco avrebbe voluto concludere tutto entro luglio, con l’approvazione della delibera già pronta per la giunta la settimana scorsa. Ma i partiti, incluso il Partito Democratico, hanno deciso di rinviare la questione a settembre, per allentare le tensioni e far passare un po’ di tempo. Per Sala però questa è una priorità: completare la cessione e avviare la costruzione del nuovo stadio accanto al Meazza è uno degli obiettivi principali degli ultimi due anni del suo mandato.

Le divisioni in Consiglio tra maggioranza e opposizione

Il tema è stato discusso anche nel vertice di sabato tra i segretari dei partiti della maggioranza, come uno degli argomenti da affrontare subito dopo la pausa estiva. Ma ci sono già forti timori e qualcuno inizia a fare i conti. Il rischio di una spaccatura nel Consiglio comunale è concreto. I consiglieri sono 48: 31 appartengono alla maggioranza, 17 all’opposizione. Il centrodestra, finora, si è sempre mostrato favorevole alla vendita, ma la situazione è cambiata e l’opposizione potrebbe sfruttare l’occasione per allearsi con i dissidenti del centrosinistra, mettendo in difficoltà i numeri della maggioranza.

«Vedremo quali saranno i dettagli dell’accordo che ci verrà sottoposto», si limita a dire Alessandro De Chirico, consigliere di Forza Italia. Alcuni esponenti della maggioranza hanno già espresso la loro contrarietà alla vendita, tra cui Alessandro Giungi e Rosario Pantaleo del Pd, i tre consiglieri dei Verdi (Francesca Cucchiara, Tommaso Gorini e Carlo Monguzzi) e Enrico Fedrighini del gruppo misto. A questi potrebbero aggiungersi altri contrari. Il dem Angelo Turco, ad esempio, ha spiegato di voler essere prudente: «Sono cauto sull’argomento. Condivido la scelta del Pd di rimandare la discussione a settembre. Al momento non conosciamo ancora i dettagli dell’intesa. Avevamo bisogno di tempo per capire».

Anche Marco Fumagalli della Lista Sala non ha mai nascosto le sue riserve, e il suo voto a favore non è affatto scontato. Facendo i conti, quindi, degli attuali 31 voti della maggioranza, almeno otto potrebbero mancare. In quel caso sarebbe difficile per il centrodestra sostenere la delibera, visto che potrebbe cogliere l’occasione per far mancare il supporto al centrosinistra su una questione così delicata.

In tutto questo, anche il Partito Democratico a livello nazionale sembra aver mostrato scarso interesse per il tema negli ultimi mesi. Tuttavia, sarà tutto da rivalutare alla luce dell’accordo definitivo che sarà eventualmente firmato con le società calcistiche, con cui i dialoghi non si sono praticamente mai interrotti. Sempre che nel frattempo non sorgano nuovi problemi, considerando anche i vari ricorsi presentati dai comitati contrari alla vendita.

«Ho sempre dato un giudizio negativo su questo progetto – ha detto Alessandro Giungi del Pd –. La mia opinione non è mai cambiata. Rinviare tutto a settembre non cambierà nulla. Votarla adesso o tra un mese è lo stesso, perché il contenuto dell’operazione resta identico e io sono sempre stato contrario alla vendita del Meazza».

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