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·27 aprile 2025
Salernitana, senti Bonatti: “Tongya non ha ancora espresso il suo potenziale, mi ricorda Folorunsho”

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·27 aprile 2025
Andrea Bonatti a Salerno ha lasciato più di qualche ricordo. Arrivato nella stagione 15/16 come assistente allenatore di Leonardo Menichini, riuscirono a raggiungere la salvezza dopo aver vinto la sfida playout col Lanciano. Dopo quest’esperienza, Bonatti girò per varie panchine di squadre Under, compresa la Primavera della Juventus. Intervistato da Salernitananews.it, l’ex Granata ha parlato di Franco Tongya, giocatore che conobbe proprio sotto la Mole.
Qui le sue parole, estratte dalla fonte citata in precedenza: “Io ho fatto un mese con Tongya perché poi è andato al Marsiglia. Per quello che ho conosciuto penso che non abbia ancora espresso il suo potenziale a pieno. Potrebbe anche essere a causa del modulo utilizzato perché per le sue caratteristiche è stato penalizzato. Forse anche gli infortuni hanno influito. Se l’ex Juventus trova continuità diventa un centrocampista completo grazie alle sue qualità. Con le sue caratteristiche può essere una risorsa. Può fare molto di più.
L’infortunio è una chiave che ha caratterizzato la sua carriera. Quando fai fatica a prendere continuità, poi cali. Possono cambiare allenatori e situazioni, momenti e magari fatichi. Questo non è accaduto solamente a Tongya, ma anche ad altri giocatori. Non conosco la dinamica dell’infortunio a Salerno, ma so che ebbe dei problemi di natura traumatica anche a Marsiglia. Lui è un ragazzo esplosivo, muscolare ed il modo di giocare lo predispone a degli infortuni rispetto agli altri compagni.
Io penso che Tongya possa mantenere il campo dando volume. Se gli chiedi compiti di costruzione, però, è un problema. Ho allenato Folorunsho che è un giocatore abbastanza simile. Io l’ho utilizzato anche a centrocampo, oggi il calcio non è statico, dipende dalla funzione che gli chiedi. Al pari di Tongya, se utilizzi Folorunsho in compiti di gioco non è sicuramente il migliore. Lui deve ricevere la palla e dare peso offensivo come inserimenti alla Perotta. Poi ha anche qualità per rifinire. Dipende da una questione di compiti, non dalla posizione di partenza che poi sfruttare anche per le attitudini difensive. Se giochi a rombo, Tongya è un trequartista: per me in questo modulo è preferibile che non la faccia. Se giochi 3-5-2 può fare la mezzala avendo un giocatore offensivo in meno. Tongya dovrebbe essere alzato, non abbassato.
La stagione 15/16? Noi eravamo arrivati a Salerno penultimi con il mercato chiuso. All’inizio era importante dare tranquillità perché avevamo grandi depressioni ed esaltazioni. Di ritorno da Cesena, alla prima vittoria, venimmo accolti da 2.000 persone. Dopo una giornata perdemmo in casa con il Virtus Lanciano e ci contestarono. Il rischio di Salerno che è una realtà stupenda che deve ottenere risultati diversi è il disequilibrio, noi dovevamo trasmettere positività e fiducia. Dovevamo trasmettere la consapevolezza di dover raggiungere l’equilibrio. Penso che debba esserci questo e penso che dopo tutti questi cambi tecnici ognuno debba mettere da parte la propria opinione per un bene comune.
In B non esiste un calendario complicato perché nelle partite singole le gare hanno talmente tanto equilibrio che magari è più complicato affrontare il Cosenza invece del Pisa. I toscani hanno vinto a Brescia, ma qualche episodio avrebbe portato un risultato diverso. Nella mia esperienza di Salerno fu tutto molto complicato perché perdemmo contro il Cagliari già promosso in Sardegna la penultima di campionato e nonostante la vittoria con il Como ci furono circostanze che ci portarono ai playout.
Siamo stati due settimane al Mancini di Roma per preparare la partita e mantenere la serenità del lavoro lontano dal resto. Noi non sapevamo chi avremmo affrontato perché il Livorno era retrocesso, ma aveva fatto ricorso, e la Virtus aveva dei punti di penalizzazione. In 4 mesi di lavoro avevamo cambiato molti moduli, ma ricordo del riscaldamento a Lanciano ricordo la tranquillità. L’esito è stata la conseguenza di quello che c’era: consapevolezza e fiducia”.
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