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·4 marzo 2025

Real Madrid-Atletico Madrid: tre cose che non hai notato

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Tre curiosità sulla sfida tra Real Madrid-Atletico Madrid, partita valida per l’andata degli ottavi di Champions League 2024/2025. Tutti i dettagli

Real Madrid-Atletico Madrid con il 2-1 dell’andata lascia aperto qualsiasi discorso per il ritorno (e probabilmente avremmo scritto la stessa cosa trattandosi di una sfida nella quale è sempre stato tutto possibile). Ecco tre episodi da segnalare, che certamente non sono i più eclatanti in una gara dove si è assistito a tre gol da cineteca, ma che qualcosa di significativo riescono a contenere.

  • Il primo indizio. In una gara che si è rivelata molto corretta, anche perché Turpin non voleva “condizionare” il match di ritorno essendoci nelle due squadre ben 8 diffidati (6 dei quali nel Real), il primo giocatore a essersi preso un fallo è stato Rodrigo De Paul. Forse è esagerato dirlo, ma la vivacità dell’Atletico, decisamente superiore nel primo tempo nella proposta di gioco, molto dipende da questo argentino che porta palla con una sicurezza notevole, si inserisce negli spazi, va a contrastare un po’ ovunque, è il classico giocatore che sa fare un po’ di tutto. Con un’altra esagerazione, se di falli ne avesse subiti molti, c’era da ritenere altamente probabile che l’inerzia della partita non sarebbe stata quella che abbiamo vissuto, con un secondo tempo decisamente favorevole al Real, soprattutto dopo aver segnato il 2-1. Quando a 15 minuti dal termine Simeone lo ha sostituito con Sorloth si è capito che c’era bisogno decisamente di altro perché il vero De Paul non c’era più da un po’.
  • Definizione d’identità. Che il Cholo abbia dato un’identità alla sua squadra è regola che ormai vale da un’eternità. Ma che il Cholismo sia in realtà una pratica di riformismo, di cambiamento sottile, non era così detto. L’Atletico brutto, sporco, cattivo e vincente ha lasciato spazio a una squadra capace di palleggiare, di farlo tanto e bene, di proporlo appena dopo aver subito l’1-0 e di avanzare “a passettini”, secondo definizione giusta di Fabio Caressa.
  • La disperazione. Se cercate un’immagine sola, un singolo fotogramma, della fame di un campione, prendete il gesto di stizza di Rodrygo quando a un minuto dal termine vorrebbe battere velocemente una rimessa laterale e gli vie impedito perché sta entrando il suo compagno Endrick. Il Real è anche questa voglia di vincere, traducibile nel non voler perdere l’attimo quando i secondi corrono più veloci di quanto tu faccia in campo.
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