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·12 luglio 2019

Rambo Ramsey, “Un tipo fuori dal comune” (cit.)

Immagine dell'articolo:Rambo Ramsey, “Un tipo fuori dal comune” (cit.)

Alcuni anni fa, girovagando tra le novità letterarie su Amazon, mi sono imbattuta in un libro umoristico sulla correlazione spuria, stravagante interpretazione statistica che lega insieme fenomeni che non hanno in realtà tra di loro nessun rapporto causa – effetto.

Ad esempio i film di Nicolas Cage e gli annegamenti in piscina o il consumo di formaggio e le morti da aggrovigliamento con le lenzuola.


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Vi vedo che sorridete pensando a quanto sia improbabile, concorderete con me…

Anche il calcio non è esente da queste “forzature” tanto che Aaron Ramsey, terzo gallese della storia bianconera (dopo John Charles e Ian Rush), si è visto etichettare come “Aaron The Killer” per le reti segnate a ridosso della dipartita di personaggi famosi.

Leggende (metropolitane) da sfatare

La presunta maledizione? Non mi ha mai scalfito

Una bizzarra teoria che ha iniziato a circolare nel maggio del 2011 quando il centrocampista, maglia dell’Arsenal addosso, segna contro il Manchester United e il giorno successivo il mondo intero si sveglia con la notizia della morte del terrorista Bin Laden. Da li in avanti il povero Aaron diventa un sorvegliato speciale delle suggestioni mediatiche e le sue reti vengono collegate alla morte di Steve Jobs, Gheddafi, Whitney Houston, Robin Williams e via discorrendo.

Per la serie “Congetture fantasiose” da rispedire al mittente con un sorriso (quello di Aaron naturalmente).

Atleta prima che calciatore

Devo sempre fare il massimo: guidare la squadra andando in attacco e allo stesso tempo riconquistare il pallone”.

Ramsey è il tipico centrocampista box to box tecnico; ne è un esempio il meraviglioso gol di tacco segnato al Fulham nel 2018, partita di Premier League,  poco dopo essere entrato in campo, seguendo tutta l’azione dall’area di difesa sino alla rete avversaria.

Lo stile di Ramsey, definito insolito dagli addetti ai lavori, partecipativo nel gioco, puntuale nel risalire il campo in corsa con passaggi corti e triangolazioni veloci e attento a seguire la traiettoria del pallone per giocarlo mentre avanza, ha la sua ragion d’essere nel passato del calciatore.

Fino a 17 anni Aaron ha giocato a Rugby (che è stato il suo primo sport) e si è dedicato al Pentathlon, disciplina della quale è stato campione gallese nel 2005 e quarto per la Gran Bretagna nel 2006.

Un atleta completo, insomma, ancora prima di essere un calciatore.

Strike a pose

Nel 2014 Ramsey ha siglato un contratto da modello con la prestigiosa agenzia Elite Model Management London e sempre a proposito di attività extra calcistiche nel 2017 ha partecipato al docu-film del regista J. Owen “Don’t take me Home” (sulla storia della Nazionale di calcio gallese), interpretando se stesso.

Non stupisce il ruolo di spicco all’interno della pellicola dato che, anche grazie a lui, la nazionale gallese, di cui è tuttora il leader (insieme a Gareth Bale) si è qualificata agli Europei del 2016, raggiungendo la semifinale.

Elephant man

Come noi gli elefanti provano emozioni complesse, come noi si sentono persi”.

Socievole, intelligente, simpatico, sensibile, furbo, a volte malinconico,  proprio come un essere umano.

Ramsey ha un particolare feeling con questo animale, lo si nota anche scorrendo il suo profilo Instagram dove spesso compaiono istantanee del pachiderma.

Rambo

Durante una sessione con i fans, Ramsey ha spiegato come è nato il suo nick name:  “Giocavo con gli Under 12 ed in campo c’è stata una piccola rissa, io venni sostituito. Dopo, in spogliatoio, ci furono molte battute su di me e l’allenatore disse che sembravo Rambo, soprannome che mi è rimasto da allora”.

Infortuni

Almeno 700 giorni fuori dal campo.

Non di certo per provvedimenti disciplinari ma per i numerosi ripetuti infortuni disseminati lungo la carriera.

Motivo per il quale non è stato semplice per lui imporsi come stella dei Gunners nonostante il talento e le capacità perché spesso è finito per essere un giocatore aggiunto ad una squadra già rodata.

Ma ci è riuscito.

Dicono di lui

Nel calcio moderno devi sapere ricoprire tanti ruoli ed Aaron è, di sicuro, un giocatore moderno“.

(John Toshack, ct dei suoi esordi calcistici)

E ci auguriamo lo sia anche con i colori bianconeri.

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