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·1 agosto 2020

Questo è soprattutto lo scudetto di Matthijs de Ligt

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Questo è soprattutto lo scudetto di Matthijs de Ligt. Iniziare la stagione con le stimmate del predestinato e rispettare le attese non è mai facile, in nessuno sport. Un concetto che il giovane calciatore olandese ha portato dentro di sé per tutto l’arco della stagione. Nella sua prima annata italiana, in un calcio diametralmente opposto a quello che conosceva e che si portava dietro nel suo bagaglio tecnico-tattico, de Ligt ha prima riscontrato qualche oggettiva difficoltà, ma con il lavoro, il silenzio e le prestazioni ha rispedito al mittente delle critiche oggettivamente non troppo comprensibili. In pieno stile sabaudo, in pieno stile Juventus.

La prima sensazione che a tatto ci ha lasciato questo primo campionato dell’ex Ajax è quella di un difensore che non solo puo’ rivoluzionare il gioco e il modo di difendere della Juventus, ma di tutta la Serie A. Un calciatore generazionale per quelle che sono le sue caratteristiche. Un giocatore che ha sorretto sulle spalle il peso di un’assenza pesantissima, quella di Capitan Chiellini. Spalle che hanno coperto anche qualche scricchiolio difensivo di troppo. Di una squadra mai così alta e così senza filtro a centrocampo come si è visto ultimamente. Il centrale Under 23 più prolifico d’Europa nei top 5 campionati europei che anche in Champions League non ha mai sfigurato. Un prospetto già così addentrato nelle nuove dinamiche della Juventus di Sarri da renderlo talmente imprescindibile da giocare con una spalla fasciata da ormai quasi un mese.


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Giocare prima come centro-sinistra, poi centro-destra. Adeguarsi ad un calcio e ad una concezione della difesa totalmente diversa dalla sua. Ma soprattutto farlo a 20 anni fa capire l’enormità della bontà del suo investimento. Un investimento criticato, persino sbeffeggiato, ma che alla fine si è rivelato al limite del provvidenziale. Anche stavolta Paratici, bruciando una concorrenza europea mai vista prima, ci ha visto lungo. Per tutta questa serie di ragioni verrebbe da asserire che questo sia soprattutto il suo scudetto. Più di Cristiano e Ronaldo e Dybala, che hanno sì seminato il panico nelle difese avversarie ma che portano in dote un valore intrinseco già noto. Il compito difficile è spettato al più giovane. Una piccola montagna umana che dalla lontanissima (calcisticamente parlando) Olanda vuole prendersi per mano il futuro del calcio italiano.


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