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Andrea Agostinelli·27 gennaio 2019

🎥Quella volta in cui Henry fece perdere uno Scudetto alla Lazio

Immagine dell'articolo:🎥Quella volta in cui Henry fece perdere uno Scudetto alla Lazio

Tutto si può dire tranne che l’esperienza di Thierry Henry con la maglia della Juventus sia stata esaltante.

Arrivato a Torino a soli 21 anni per sostituire l’infortunato Del Piero, l’attaccante francese non riuscii ad imporsi anche per via della decisione di Carlo Ancelotti di farlo giocare come esterno sinistro nel 4-4-2.


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“Ho sbagliato con lui, ho pensato fosse un esterno” racconterà anni dopo lo stesso Ancelotti ammettendo un errore di valutazione che all’epoca spinse la dirigenza bianconera ad accettare l’offerta da 10 milioni dell’Arsenal per liberare Tití dopo soli sei mesi dal suo arrivo in Italia.

Ad ogni modo c’è stata una partita in cui Henry fece intravedere le stigmate da fenomeno anche vestendo la maglia della Juventus.

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(Foto: Juventus)

Il 17 aprile 1999 i bianconeri sono di scena all’Olimpico contro la Lazio: la squadra di Ancelotti non ha più nulla da chiedere al campionato mentre i biancocelesti, reduci dalla sconfitta del derby, hanno bisogno di una vittoria per difendere il primo posto e tenere il Milan a -4.

Quel pomeriggio piove sulla Capitale e Marchegiani se ne accorge quando, appena dopo la mezz’ora del primo tempo, prova a raccogliere una conclusione dal limite dell’area da parte di Henry ma manca la presa bassa e spedisce il pallone all’angolino.

Per la Lazio è una giornata maledetta: Nicola Amoruso sigla il raddoppio per la Juventus al terzo minuto di recupero del primo tempo e a metà ripresa Henry, dopo aver annichilito il povero Attilio Lombardo, vanifica il tentativo dei biancocelesti di rientrare in partita raccogliendo la corta respinta di Marchegiani sulla punizione calciata da Davids e depositando in rete il pallone del definitivo 3-1.

Per la Lazio è una sconfitta fatale dato che alla penultima giornata si vedrà sfuggire lo Scudetto dalle mani subendo il sorpasso in classifica da parte del Milan.

Per Henry, invece, quella sfida rappresenta l’unico dolce ricordo di un’esperienza avara di soddisfazioni.