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Davide Zanelli·29 maggio 2020

Quando per protesta l'Inter fece giocare la Primavera (e perse 9-1)

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“Faremo giocare la Primavera in Coppa Italia”, ha minacciato l’Inter, scontenta per l’organizzazione decisa dal governo e dalla Serie A. Ma forse non tutti sanno che non sarebbe la prima volta, perché già nella lontana stagione 1960/61 i nerazzurri, sempre per protesta, schierarono la squadra giovanile in una partita altrettanto decisiva.


Riavvolgiamo il nastro a sessant’anni fa: Helenio Herrero, il Mago, seduto in panchina, Angelo Moratti alla presidenza. Sta nascendo la Grande Inter. Ma la Juventus di Umberto Agnelli (che è anche presidente della FIGC, con annesse polemiche degli avversari) è una potenza del calcio italiano.


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Il 16 aprile 1961, al Comunale di Torino le due squadre si giocano una fetta di Scudetto. I bianconeri, che a lungo hanno inseguito i ragazzi di Herrera in classifica, si trovato a +4 sui nerazzurri: dev’essere partita vera.

Ma c’è troppa gente allo stadio. I tifosi sono troppo vicini al campo (si narra persino che in due si sedettero sulla panchina di Herrera), quindi l’arbitro Gambarotta sospende la partita.

Da regolamento, viene assegnata la vittoria a tavolino all’Inter (la squadra ospite), ma la Juventus ricorre al Caf e la decisione viene ribaltata: la partita dev’essere ripetuta in data 3 giugno.

Angelo Moratti è furioso e decide di mandare in campo la squadra De Martino (così veniva chiamata la Primavera). Un gruppo di ragazzini under 19 si presenta a Torino, in quella che fu l’ultima partita di Boniperti.

Sivori segna sei gol in una gara terminata 9-1. Non c’è confronto. Ma l’unico gol nerazzurro porta la firma di un ragazzino nato nel 1942: è figlio di una leggenda del calcio italiano, scomparsa nel 1949, quando lui ha solo 6 anni. Si chiama Alessandro, ma tutti lo chiamano Sandro o Sandrino.

Di cognome fa Mazzola. Ma in quel 10 giugno, in quel roboante e discusso 9-1, nessuno sa che sta nascendo un’altra leggenda.