Calcionews24
·5 febbraio 2025
In partnership with
Yahoo sportsCalcionews24
·5 febbraio 2025
Una grande amaro in bocca. L’Atalanta e la Coppa Italia che equivale a quell’uva che se la volpe non riesce a prendere dice che acerba.
Premessa. Per l’Atalanta non esistono trofei secondari o nel vedere l’eliminazione da una competizione come un “male minore”, perché se Dio (società, Gian Piero Gasperini e giocatori) ha donato alla città di Bergamo Dublino, non vuol dire che le coppe con un grado leggermente “inferiore” siano viste come qualcosa di incoerente con la mentalità vincente: a Zingonia ci sono solo due trofei e seppur l’ultima ne valga simbolicamente 100, si ritorna sempre allo stesso punto di partenza.
Se si rimane a digiuno per tanto tempo, e ti ritrovi un giorno a mangiare Aragoste e Caviale, non vuol dire che i cibi più semplici bisogna rifiutarli a tavola (considerando che quando si lottava per non retrocedere anche un “pezzo di pane” sarebbe stato oro): Supercoppa o Coppa Italia che, citando Gasperini, era un grande obiettivo da raggiungere.
Al di là di ciò, l’Atalanta in campo ha dimostrato impegno e voglia di continuare la competizione dimostrandosi tanto bella da vedere quanto incompiuta. Nel mezzo anche molti “What If” dove certe occasioni potevano essere sfruttate meglio, e se Maldini mette più cattiveria è 1-0 (il ragazzo avrà modo di migliorarsi, il potenziale c’è). Presenti gli stessi errori difensivi su calcio da fermo dove basta poco per buttare all’aria una grande prestazione: tipo quella di Hien, errore di Rui Patricio a parte.
E ora? Bisogna compattarsi e rialzarsi in uno dei momenti più difficili della stagione: ritrovare consapevolezza e serenità di un gruppo sempre forte, ritrovatosi a combattere contro infortuni, mala suerte. L’Atalanta deve continuare a combattere, seppur la Coppa Italia sia un grande rimpianto.