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·6 marzo 2024
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·6 marzo 2024
Dopo più di un mese di silenzio stampa, il presidente del Pisa Giuseppe Corrado ha indetto una conferenza.
Qui le sue parole , estratte da Sestaportanews:“Questo è un punto della situazione propedeutico al ritorno in conferenza stampa. Abbiamo programmato la conferenza prima della gara col Cittadella per evitare a fare speculazioni. Abbiamo fatto decantare una situazione per una quarantina di giorni che non ci era piaciuta affatto. Parlavano in troppi e ci siamo limitati a fare solo dei comunicati. Le cose che dovevamo dire le abbiamo dette attraverso forme scritte. Abbiamo scritto di far decantare questo per proteggere lo staff e la squadra.
La chiusura dello stadio dovuta a una mancanza d’attenzione da parte dei tifosi che avevano motivi di protesta sulla limitazione della capienza. Noi eravamo una vittima, ma anche noi avevamo l’obiettivo e la facoltà di poter protestare per questo fatto. Eravamo le uniche vittime di una situazione che stava diventando molto negativa anche per noi. Poi abbiamo avuto una sensazione di isolamento. Sembrava che le cose che riguardavano la squadra interessassero solo a noi, quindi perché parlare? Questo ha sorpreso sia me, sia Knaster che si era stupito che a nessuno interessassero gli sforzi della società sugli investimenti. Ha partecipato a iniziative sportive importanti anche in altri paesi, forse anche in contesti più importanti e non era abituato a questa situazione. L’ha giudicata quasi incomprensibile. Perciò ci siamo isolati per arrivare ad oggi precisare alcune nostre posizioni. Ero abituato a questa situazione perché 7 anni fa, quando decidemmo di venire a Pisa, lo facemmo dopo lunghi pensamenti.
Perché facciamo questo in una situazione così non positiva? Non c’era un centro sportivo, uno stadio, niente se non il bell’ambiente e il bel tifo. Quando il sindaco cercava di convincere io ero dubbioso, insieme a Ricci. Poco convinti. Mio figlio invece ci convinse. A San Piero a Grado, che non è un terreno nostro, abbiamo messo un milione di euro. Questa è una città che per infrastrutture sportive è stata arenata per 30 anni. Non esiste un campo dove allenarsi quando piove. Chi ha amministrato deve pensare a qualche struttura sportiva. Il sindaco Filippeschi al tempo mi disse di venirci incontro. Il sostegno è stato assumersi 800 mila euro di debiti, in soli 15 giorni con una visita dell’ingegner Longhi della Lega. Abbiamo rilevato delle spese che competevano al Comune e che aveva anticipato a Ngm. Quelle spese le abbiamo recuperate al 50% per due anni. Gli uffici che ho trovato ho socperto che erano stati dati in affitto gratis alla società e poi, appena arrivati, ci sono costati 40 mila euro d’affitto.
Il sindaco ci offrì la possibilità di un ufficio alla Sesta Porta per poi scoprire che pagavamo una tariffa di canone del 35% maggiorata secondo i dati della camera di commercio. Questi sono stati gli ostacoli frapposti a chi veniva a investire per un progetto sportivo che mancava da 35 anni. Ho cercato di far capire a Knaster che il disinteresse ci aveva colpito.
Passiamo ai media. Il media ha tutto il diritto di offrire chiave di lettura, oggettive, ma anche soggettiva. Si può parlare dei risultati, ma a volte sentire delle valutazioni sul risultato sportivo ci lascia perplessi. Noi possiamo essere come azionisti ambiziosi moderatamente soddisfatti, ma l’ambiente e i media dovrebbero essere moderatamente soddisfatti perché un ciclo di 5 anni così se lo sono tutti sognati dopo 30 anni di categorie inferiori. L’ambiente a nostro avviso dev’essere eccezionalmente soddisfatto e invece si cerca il pelo nell’uovo. La storia del calcio italiano è fatta di successi raggiunti velocemente, ma il nostro lo è già perché siamo già dentro a un calcio che conta, in una Serie B che non è più la Serie B di 5 anni fa. Questa è la Serie B in cui partecipano il Palermo, il Bari e la Sampdoria, non ci sono più Pordenone ed Entella, con tutto il rispetto per loro. Ci sono città con 500-600 mila persone che hanno frequentato la Serie A più della Serie B.
E’ un altro calcio, fatto di gestione e piccoli particolari. Questo i media non si sforzano di metterlo in evidenza, cercando di capire quale fosse la ragione. Per fare il giornalista si può fare specchio o finestra. Se sei specchio rifletti te stesso, se sei finestra fai capire quello che avviene nel panorama competitivo. Abbiamo vissuto un anno particolarmente difficile in termine di attenuanti. Sappiamo che tanti infortuni ai legamenti non capitano tutti gli anni. Siamo andati avanti cercando di superare ostacoli e difficoltà. Cercando di correggere le cose che possono andare meglio. Abbiamo voluto riaprire una progettualità nuova, con interpreti nuovi e un allenatore nuovo che interpretasse il calcio in modo nuovo per una crescita ulteriore. Noi siamo andati su una strada che dev’essere interpretata e il linguaggio va interpretato. Lunedì dopo Cittadella ho letto “Pisa operaio sbarca Cittadella”. Il Pisa è stato quello delle altre volte, chi lo ha scritto non ha visto la partita. Ha tirato 16 volte contro le 4 del Cittadella. Con noi in porta il Cittadella non ha neanche tirato in porta. Abbiamo fatto quello che abbiamo fatto nelle altre partite. Non è stato un Pisa operaio, ma il Pisa di sempre.
Abbiamo giocato nella maniera in cui giochiamo sempre. Forse abbiamo giocato più sereni perché in trasferta. In casa magari è più difficile perché sentiamo del brusio al primo passaggio. A Cittadella abbiamo schierato 7 giocatori dopo il 2000. I media creano malessere che si ripercuotono con i brusii. Tutto questo se aggiungiamo in uno stadio che normalmente è caloroso. Lo sciopero della Curva poi crea un danno incommensurabile sotto il profilo del sostegno. Sotto questo aspetto non aggiungiamo valore, ma lo togliamo un po’. Fuori casa abbiamo fatto 20 punti mentre in casa 14. Se avessimo lo stesso rendimento saremmo ai playoff vicino al Palermo. Quando poi il media anziché essere oggettivo diventa avversario le cose diventano gravi e alcune cose ci hanno amareggiato.
Intervistare qualcuno che è stato radiato dal mondo del calcio è vergognoso. Già intervistare un calciatore sulla gestione societaria è come chiedere a un muratore di progettare un palazzo. Prima di una partita disturba che qualche giornalista, facendo nomi di allenatori che non abbiamo mai contattato, dicesse che fossero già pronti per sostituire Aquilani. Quando si dice che Beruatto non va a giocare perché vuole andare via dal Pisa perché ha offerte importanti mentre invece è in ospedale a curarsi. Quando si dice che Touré non gioca perché vuole andare in Serie A. Queste sono fandonie e bugie che creano disagio nella nostra squadra. Creano disagio nel nostro ambiente che dobbiamo affrontare insieme a tutti gli altri problemi. Andare in conferenza stampa, ma con chi? Con persone che non hanno sensibilità. Noi non abbiamo bisogno di consigli, abbiamo bisogno di essere giudicati, ma non di consigli. Siete al cospetto di una società diversa in una situazione di campionato diversa. Questo è un campionato più competitivo e attrattivo per i media come Sky e Dazn. L’investimento delle società è fatto in un settore tecnico e medico. E’ un calcio più industriale e deve avere una chiave diversa. Invece di stare alla ricerca del gossip e dello scandalo. Non è questa la chiave di lettura, non è questo che aiuta la società.
Lo stadio è un aspetto che ha originato tanti malesseri. Quando è stata chiusa la gradinata il prefetto mi convocò con le autorità. Il sindaco ha fatto presente la situazione. Problematiche strutturali della gradinata e la Prefetta era preoccupata. Abbiamo pensato di trasferire in un’altra zona dello stadio i tifosi rinunciando a vendere anche i biglietti. Ahimé la gradinata veniva chiusa. Era come quando una persona che faceva un check-up. Per la capienza il prefetto era preoccupato e anche io lo ero. Ma doveva essere più preoccupato il sindaco che aveva garantito diecimila posti. Se per motivi di negligenza dovrò chiedere danni al sindaco. Se però noi non li chiamavamo per le verifiche del tabellone luminoso i nostri spettatori sarebbero caduti in gradinata? Era pericoloso? Nessuno mi ha dato una risposta.
Se noi non chiedevamo l’autorizzazione per lo schermo molto probabilmente non sarebbe mai stata chiusa e sarebbe stata precaria. Forse avremmo dovuto fare anche noi la stessa cosa. Però i tifosi della Curva hanno deciso di essere solidali con grande coraggio, manifestando la loro protesta. Successivamente i tifosi hanno saputo che sarebbe stato aperto il curvino. A quel punto l’ennesima sorpresa. L’amministrazione ha detto che “con piccoli lavori sarebbe stato riaperto”. E siamo stati traditi. Sette anni fa chiedemmo la riapertura del curvino. Ci era stato detto che era impossibile, troppi lavori da fare. Al momento della convenzione abbiamo scritto che per aprire il curvino servivano un milione e 800 mila euro. Ora abbiamo scoperto che il curvino si apre in maniera veloce e con soli 140 mila euro.
Perché? La risposta non ci è arrivata. C’è anche qualcosa in più. Non aumentiamo la capienza, di fatto sostituiamo i 500 posti con la gradinata. Perché non è stato fatto prima? Un tentativo di spiegazione c’è stato perché il vicesindaco Latrofa ha detto che non fossero stati presi in considerazione perché era imminente lo stadio nuovo. Lo stadio però non è mai stato troppo imminente, poiché quando abbiamo presentato il nuovo progetto per autorizzare la variante sarebbe durata 36-48 mesi. Quindi il tempo c’era e anche il Pisa ha fatto i suoi lavori. Abbiamo fatto investimenti strutturali, creato aree hospitality etc. Abbiamo speso un milione e duecento mila euro per uno stadio che non è nostro. Alcune spese le abbiamo documentate al Comune. Nel momento in cui abbiamo firmato la convenzione avevamo già un debito col Comune di 750 mila euro ridotto a 400 mila euro. Noi pur di firmare la convenzione in fretta e per essere in grado di giocare lo abbiamo fatto accettando questo taglio. Avevamo appena vinto la Serie C.
Da quel momento però abbiamo avuto altre spese. Ma poi i vigili del fuoco ci hanno inibito alcuni locali, non erano più a norma e abbiamo sopperito con spese in locali esterni allo stadio. Abbiamo fatto spese su bagni, strutturali, tutte spese che il comune ci ha pregato di anticipare e noi le abbiamo fatte. Nel momento in cui le spese non ci venivano rimborsate abbiamo sospeso i pagamenti degli affitti per recuperare le spese. Il sindaco mi ha pregato perché erano aziende separate di onorare gli affitti in arretrato. Perciò abbiamo pagato Pisamo e sollecitato il Comune. Abbiamo fatto 50 mail a ieri, ma non abbiamo mai avuto risposte. Abbiamo un credito di oltre 400 mila euro e aspettiamo che questo credito venga saldato. Questo per dire qual è la situazione reale. A tre giorni dal nostro arrivo abbiamo avviato il progetto dello stadio. Chi c’era si ricorda le riunioni alla Leopolda, il palazzo dei congressi.
Abbiamo aperto progettualità importanti. Abbiamo anche accettato una variante con caratteristiche risicate in termini di ritorno. Purtroppo nel 2020 è arrivata la pandemia che ha cambiato i termini di un progetto che stava in piedi a fatica. Abbiamo quindi cercato altri consulenti attraverso Knaster e un altro consulente inglese, per rivederne la progettualità. Le spese erano triplicate anche per le materie prime come il ferro e l’acciaio. Perciò la scorsa estate abbiamo accennato all’idea, seguita da altre città, di comprare lo stadio. L’opportunità dell’alienazione si è presentata. A fine gennaio però abbiamo scoperto che l’iter per la valutazione non era stato neanche avviato. Il Comune ci può dire quanto costa e noi valutiamo. Ma fate presto. Chiediamo e speriamo che si faccia. Non riusciamo a capire perché il curvino cinque anni fa non abbiamo potuto farlo se oggi invece è successo.
Quando abbiamo fatto lo spareggio a Trieste, vi racconto questo aneddoto, poiché il mio socio Ricci era meno emozionato per le partite ma per altre cose, facendo un giro abbiamo capito che era il Comune che aveva fatto sia il centro sportivo, sia lo stadio di Trieste. Una struttura importante dava spazi importanti. Ricci a quel punto è andato subito da Latrofa. Per dire come certi atteggiamenti sulle infrastrutture sportive sono state trattate con superficialità.
Ci allenavamo a San Piero, oggi è una situazione meno precaria perché abbiamo fatto tanti investimenti. Oggi il calcio è diverso. Siamo stati a San Giuliano, a Cascina, valutando un centro sportivo su cui investire. Non abbiamo trovato niente che fosse adatto a noi. Poi è arrivata l’opportunità per rilevare il terreno per un vecchio credito, da un ex presidente del Pisa. Così abbiamo avviato l’iter per la costruzione. Poi è arrivato Knaster per accelerare le cose ulteriormente. Il progetto così si è avviato. Ad aprile nel 2021 diamo l’incarico ai progettisti di programmare questo progetto. I vertici del Comune e i tecnici prevedono che alla fine di luglio 2023 i lavori fossero finiti. Però qui inizia la burocrazia. L’approvazione della variante ad esempio, volevamo essere certi che ci fosse tutto. Ci sono stati ritardi al ricevimento del battente idraulico, che ha creato tanti problemi.
Nonostante questi problemi abbiamo proceduto alla progettazione con stime di valore e rischi crescenti. Siamo in fondo all’iter procedurale. Ci è stato chiesto di consegnare la documentazione finale entro la metà di dicembre 2023 per andare in consiglio alla metà di febbraio. Abbiamo portato tutto. Non volevamo perdere queste scadenze e abbiamo speso 250 mila euro in più con le consulenze. Dopo un mese qualche ufficio ci ha telefonato per ulteriori delucidazioni. Poi scopriamo che c’è un ritardo causato da un mancato pagamento di un bollettino di 50 o 500 euro. Il bollettino lo aveva però il Comune e lo abbiamo pagato. Il sindaco però ha dichiarato che il rispetto della scadenza di giugno sarà mantenuto. Noi crediamo che il sindaco rispetterà queste scadenze. Questo è un progetto importantissimo per il Pisa e per Pisa. Questi sono i fatti oggettivi.
Troppe chiacchiere ci sono state, troppe parole e scarichi di responsabilità. Alla luce dei costi addizionali e degli spazi non sufficienti. Credo di avervi detto ciò che ci serviva dire perché troppe parole e chiacchiere o pettegolezzi. Non abbiamo trovato riconoscenze particolari. Abbiamo una sintonia assoluta e non abbiamo problemi di sorta, il silenzio è stato fatto perché volevamo protestare anche noi.
I tifosi ho imparato a conoscerli, ho partecipato alle feste. Ho conosciuto persone rigorose e attaccate alla propria squadra, con ragioni di comportamento. Ho apprezzato la loro coerenza sempre. Posso anche dire con trasparenza che ne ho parlato con Alex e vede la curva vuota e i fuochi d’artificio. Lo aiuto anche a comprendere e lui le comprende benissimo. Casualmente la curva ha le stesse nostre ragioni perché vengono danneggiati loro, così come noi. Non venire allo stadio però è un danno per noi e per la loro squadra. In tutto questo contesto che vi ho detto oggi incontro tante persone che ci sostengono. Non si può dire che la società non abbia fatto nulla. Per realizzare le nostre cose abbiamo bisogno dello stadio, ma non solo quello fisico.
Abbiamo bisogno dei tifosi. Oggi abbiamo tutti giocatori di proprietà. Abbiamo bisogno che questi fattori di soggezione per gli avversari, di sostegno del tifo, continuino ad esserci. Se però invece il problema dovessimo essere noi, la nostra compagine imprenditoriale e che non rappresentiamo più quello che i tifosi desiderano, ci facciamo da parte e il problema è risolto. Se quello che stiamo facendo per Pisa non è più sufficiente ci sono alternative per loro e per noi. Molte città e molti territori, da 3-4 anni ci sollecitano. Possiamo iniziare un progetto altrove con idee, strategie e comportamento. Dove poter essere apprezzati per il nostro stile di lavoro e i tifosi avere quello che meglio soddisfano le proprie esigenze. Se però così non è ci devono dare una mano, ma non a sostenerci, ma a rimuovere i danni che gli altri causano a noi. Ci diano una mano a rimuovere i danni. Ritornino ad essere un valori aggiunti e a risolvere i problemi che altri ci creano.
Quando si lavora in compartecipazione con altri diciamo che si risolvono inter nos. L’abbiamo fatto perché solo recentemente abbiamo visto dichiarazioni da parte del Comune. Abbiamo risposto perché altri hanno parlato prima di noi. Adesso precisiamo perché siamo incazzati.
Stiamo aspettando quanto costa uno stadio e siamo in attesa. Dobbiamo trovare una soluzione alternativa. Noi non possiamo andare in Serie A, ma non stiamo con le mani in mano. Da dove fare in fretta per fare qualcosa di temporaneo. Sono arrivate a disposizioni che se non si mettono 2-3 milioni di euro rischia di diventare un problema la Serie B. Abbiamo tremato di non poterci iscrivere. L’altro giorno in lega ho chiesto che si dica chiaramente. Siamo coerenti, abbiamo rispetto della città e della gente. Cagliari è un esempio. Si può fare uno stadio temporaneo e costa anche meno. Alla fine il tifoso piange ma non ci perdiamo anche i soldi.
L’ambiente dev’essere super soddisfatto. Dopo domani opereranno Barberis. Ci aspettiamo che questa crescita costante nella fluidità della capacità di aver cambiato l’approccio al campo. Ci aspettiamo quello che c’è mancato, ovvero il pubblico. Se noi avessimo il rendimento fuori casa anche in casa allora saremmo nei playoff. Mi aspetto che il pubblico torni sugli spalti. Venerdì tornerà Aquilani in conferenza stampa”.