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·22 ottobre 2024

Piras: «Vi racconto il mio Cagliari. Gigi Riva una volta mi disse che….»

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Luigi Piras, ex leggendario attaccante del Cagliari, ha rilasciato delle dichiarazioni sul suo periodo rossoblù, Gigi Riva e tanto altro

Luigi Piras, 86 reti e 320 partite con i colori rossoblù, ha rilasciato una lunga intervista per il il quotidiano L’Unione sarda. L’ex attaccante del Cagliari ha toccato diversi temi relativi suo periodo nel club sardo, parlando anche del compianto Gigi Riva e non solo. Le sue parole:

INFANZIA – «Da ragazzino all’oratorio San Luigi mi mettevano in porta. Giocavano solo quelli del 1950, o del ‘51. All’oratorio ero il più piccolo, poi ho cambiato casa, ero nella zona del Don Orione, a 12 anni ho cominciato a giocare nei Nagc. A 14 anni e mezzo sono passato nel Selargius, ero ancora Allievo ma mi chiamavano negli Juniores e anche in prima squadra».


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ARRIVO AL CAGLIARI – «Nel 1971 mi prese il Cagliari, precisamente il direttore del settore giovanile Nanni Puddu. Grazie a Mario Tiddia, che era venuto diverse volte a vedermi. Amichevoli con la prima squadra? Sì, nelle incredibili amichevoli fra Primavera e prima squadra, al Poetto. Non mi sembrava vero di vedere il Cagliari dello scudetto da vicino».

LA PROMOZIONE – «L’anno dopo, è il 1973, parto con i “grandi” a Palazzolo, l’allenatore era Edmondo Fabbri, che successe a Scopigno. Dei ragazzini c’erano Idini, Loche, Copparoni e Lamagni. La sera prima di partire avevo mollato in tronco la mia fidanzatina di allora, dovevo prepararmi».

ACCOGLIENZA ED ALBERTOSI – «Della squadra campione d’Italia mancavano solo Cera e Zignoli, che erano stati ceduti. La prima sera, a cena, davo del lei a tutti. Mi si avvicina Albertosi: “Ragazzo, bevi vino?”, risposi di no. E lui: “bene, siediti vicino a me”, il vino nel mio bicchiere se lo beveva lui».

PRIMO CONTRATTO – «Andrea Arrica mi fece firmare il primo contratto, prendevo 30 mila lire al mese, pensate che qualche giocatore, soprattutto Gori, ci faceva dei regali, anche 50 mila lire».

ANEDDOTO – «La prima amichevole, sono in campo, a destra Domenghini, al centro Riva. Domingo crossa da destra, Gigi non ci arriva, io la prendo al volo e faccio un gol pazzesco. Gonfio il petto, quasi svengo, poi sento la voce di Riva con quell’accento inconfondibile: “Uè ragazzo, da lì si crossa”. E io: “scusa Gigi, l’ho presa male”. Volevo morire».

I GRANDI GOL – «Ho segnato dappertutto. All’esordio, poi due a San Siro, alla Juve, all’Olimpico, spesso alla Fiorentina. Ieri sono stato allo stadio a firmare la mia foto ed essere accostato ai grandissimi, Riva su tutti, continua a emozionarmi».

GIGI RIVA – «Rapporto? Inizialmente di rispetto, grande rispetto. Siamo stati compagni di squadra, poi è stato il dirigente che ha accompagnato dal 1976 la mia carriera fino alla fine, un rapporto profondo (si commuove n.d.r.). Vado oltre l’uomo e il dirigente, Gigi è stato la figura da seguire».

CALCIO DI OGGI ED ESPERIENZE DA ALLENATORE – «Non mi piacciono certe regole, appena ti pestano il piedino è rigore. Quando giocavo io, c’erano gomitate e calci e tutti zitti. Panchina? Non ci penso più, oggi potrei al massimo accettare di collaborare con un club professionistico. Conservo bellissimi ricordi di ogni piazza dove ho lavorato, Tempio, Carloforte, anche a Selargius».

MARADONA – «Il più grande. Sì, ricordo perfettamente quella partita al Sant’Elia in coppa Italia e il gol di Diego. Ma io ho un ricordo diverso, (e si riferisce alla gara precedente, quella con la Juve finita 2-2 n.d.r.), che ci consentì di sfidare il Napoli. Il Cagliari stava fallendo, aveva i libri in tribunale, con l’incasso del Napoli salvammo la società. Con cinque stipendi arretrati da riscuotere».

SOCIETA’ SARDA OGGI – «I rapporti sono buoni, ma non sono legato da alcuna collaborazione. Sono un semplice tifoso».

TIFOSI ROSSOBLU’ – «La gente mi vuole bene. Si ricorda tutto e non smette di mostrarmi il suo affetto. Anche sui social, dove scrivo poco ma leggo tutto. Vorrei aggiungere una cosa, se possibile».

MARIO TIDDIA – «Voglio ricordare Mario Tiddia, una persona che mi ha insegnato tutto. Mi volle in rossoblù, da lui sono partito, dalle sue cazziate, dal suo calcio. Non lo dimenticherò mai».

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