Calcionews24
·10 agosto 2020
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·10 agosto 2020
Stefano Pioli ha parlato in una lunga intervista sulle pagine di Repubblica. Questi i temi trattati dal tecnico del Milan.
CONFERMA AL MILAN – «I miei genitori mi hanno insegnato a dare il massimo a testa alta, senza guardare troppo avanti. L’amministratore delegato Ivan Gazidis e il fondo Elliott sono stati di parola: mi avevano detto che sarei stato giudicato alla fine. Non aveva senso, né era il mio obiettivo, perdere energie in cose che non potevo controllare».
RANGNICK – «Io non sono proprio andato a vedere come giocavano le squadre di Rangnick, mai. Mi sono concentrato sul mio lavoro con i giocatori, con lo staff, con Paolo Maldini, con Frederic Massara, con i medici, con i fisioterapisti: unità e coesione, nella fase delicatissima del coronavirus. E il club ci ha sempre fatto sentire sicuri».
ESEMPIO MILAN – «Posso dire che abbiamo usato serietà e buon senso. Giocatori liberi per le prime 2-3 settimane, con le famiglie. Poi lavori di gruppo al video, ricondizionamento fisico e al ritorno a Milanello carichi atletici progressivi. Ma soprattutto ci siamo concentrati sulle motivazioni: sapevamo di avere qualità, non sempre dimostrate».
RICHIESTE BOBAN E MALDINI – «Cosa mi hanno chiesto quando mi hanno ingaggiato? Di provarci: secondo loro la squadra poteva ottenere risultati migliori e un gioco convincente».
IBRAHIMOVIC – «In una stagione non tutto fila liscio. Ma lui rende tutto facile. È sbagliato riferirsi all’età, è un professionista al 100%. Ha insegnato ai giovani la serietà, la competitività in ogni singolo allenamento. È il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Sono segnali fortissimi. Zlatan ha un grande rispetto dei ruoli. Mi informavo delle sue condizioni atletiche dopo l’inattività. In uno dei quei confronti lui mi disse: tu decidi e io rispetterò sempre le tue scelte. Tutti abbiamo imparato da lui. È l’esempio quotidiano di come si resta ad alto livello. Insegna a non accontentarsi mai».
RINNOVO IBRAHIMOVIC – «Io all’esterno posso sembrare misuratissimo, ma sono molto esigente: le motivazioni c’erano anche prima di Ibra. Però, quando c’è una presenza così carismatica, il compito è facilitato. Lui ha alzato la competitività: per un passaggio sbagliato nel torello si infuria. Paolo, Gazidis, Massara, io, tutti siamo convinti che debba continuare con noi. Dalla trattativa economica è giusto che io resti fuori, ma siamo tutti consapevoli di quello che ha dato».
SCONTRO IBRA GAZIDIS – «Una delle tante dinamiche in una stagione, ma un confronto positivo. Chiarirsi è sempre meglio che fare finta di niente»
RIAVVICINAMENTO GAZIDIS MALDINI – «Il clima è sempre stato di fiducia e di rispetto dei ruoli. C’era solo bisogno di conoscersi meglio e di mettere a disposizione le proprie competenze».
CHAMPIONS LEAGUE – «Il Milan deve tornarci. Però il gap col quarto posto è di 12 punti, non facile da colmare. Bisogna consolidare e migliorare il livello attuale, col bel gioco. Nessun obiettivo va scartato, puntiamo anche all’Europa League: 3 settimane di vacanza e subito il massimo. La squadra giovane è un vantaggio, sappiamo già che cosa ci aspetta: abbiamo preparato bene 12 partite in 40 giorni».
DONNARUMMA – «A 21 anni, l’esperienza l’ha già fatta, nelle ultime partite era addirittura capitano. È già tra i primi 3-4 portieri al mondo e diventerà il migliore. Non immagino neanche il Milan senza di lui».
IDOLI – «Guardiola e Klopp, al massimo livello. Ma non ho preclusioni, prendo spunto da tante situazioni: le palle inattive, ad esempio, le ho prese dall’America di Calì».