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·21 agosto 2024

PIF, il patrimonio sale a 700 miliardi: ma stop spese pazze all'estero

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La grande potenza economica dell’Arabia Saudita è legata a doppio filo alle risorse disponibili tramite il fondo pubblico di investimento PIF, attivo all’estero anche nel mondo del calcio, dal momento in cui da qualche anno detiene il controllo del Newcastle (club che milita nella Premier League inglese).

Ma proprio l’attività all’estero di PIF, come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, sarà sempre più limitata per concentrarsi sul Paese arabo, che punta al proprio sviluppo interno che coinvolge direttamente anche il calcio, vista la candidatura a ospitare i Mondiali del 2034. Sviluppo interno che potrà contare su risorse economiche importanti che sono state spinte verso l’alto grazie a una crescita di un terzo nel 2023, spinta soprattutto al buon andamento degli investimenti nei settori energetico e immobiliare. A fine anno, così, il valore delle attività di PIF è arrivato a sfiorare i 700 miliardi di euro, somma che ne fa il sesto maggior fondo sovrano al mondo.


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PIF patrimonio – Stop alle spese folli

Ma nonostante questa crescita, si prevede un cambio di rotta: niente più spese pazze. Una decisione che potrebbe essere arrivata principalmente per due motivi: gli investimenti esteri non hanno sempre portato vantaggi nonostante le grandi cifre spese (Softbank e Lucid Motors); e il caso legato all’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, che aveva scatenato aspre critiche sul regno e sul principe saudita Mohammed bin Salman, ha ormai perso interesse nell’opinione pubblica mondiale.

Inoltre, c’è anche la questione della volatilità delle quotazione del petrolio, soprattutto in questo periodo, che chiama un colosso come PIF a puntare sulla diversificazione. Tutti questi fattori hanno portato PIF a far calare i suoi investimenti esteri dal 30% del 2020 al 20% del 2023 e non pare destinata a risalire significativamente nel prossimo futuro.

Concentrazione, quindi, che si è spostata sul mercato interno per rispettare gli obiettivi posti dal piano Vision 2030 di bin Salman che mira a trasformare l’economia del regno dell’Arabia Saudita, centrata sullo sfruttamento del petrolio, sviluppando infrastrutture, trasporti e nuove aziende. In questo quadro rientra per esempio il lancio della nuova compagnia aerea Riyadh Air, la fondazione del gruppo farmaceutico Lifera e la costruzione di mega-progetti turistico-abitativi come la nuova città Neom e il complesso di Ardara.

PIF patrimonio – Il ricorso al debito del fondo sovrano

Sono tutti piani che richiedono, ora e nel prossimo futuro, un enorme sforzo economico che dovrà essere sostenuto da PIF, che ha anche iniziato a far ricorso al debito per non prosciugare sempre di più le sue ingenti risorse economiche, che sono sì molto vaste ma di certo non infinite. E questo porta a vedere l’acquisto di partecipazioni azionarie in aziende occidentali è ormai perlopiù diventata una contropartita per il loro impegno a sviluppare progetti in Arabia Saudita, apportando competenze e know-how. È il caso per esempio dell’alleanza costituita con Pirelli per costruire uno stabilimento di pneumatici nel Paese o dell’ingresso nel capitale di Technogym che potrà fornire macchinari per le palestre di Neom.

Ovviamente, questa nuova strategia non porterà come conseguenza un ritiro di PIF dai propri investimenti all’estero. Concentrandosi su quelli italiani, il fondo sovrano saudita ha scommesso sul lusso, entrando nel capitale del produttore di supercar Pagani, degli yacht di Azimut Benetti e della catena di hotel Rocco Forte.

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