Calcio In Pillole
·19 ottobre 2020
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·19 ottobre 2020
Un volto, un’immagine, un’espressione, spesso, dicono più di mille parole.
Quando la tua fisionomia si riverbera sulla tua indole prima e sulle tue movenze in campo successivamente, il lasso temporale che ti separa dalle onnipresenti etichette nel mondo del calcio è breve.
Ogni regola ha la sua eccezione.
In Messico, come nel resto del Sudamerica, vi è un’arte sopraffina nel regalare soprannomi che accompagneranno il protagonista nel corso della sua carriera.
Fantasiosi, onomatopeici, ingombranti, a volte esagerati.
Non è questo il caso, non per il Chucky Hirving Lozano.
Lo sguardo è quello inconfondibile del bambino vivace, che ti squadra, ti studia, dandoti l’impressione di poterlo controllare facilmente.
Alla minima distrazione, però, sono dolori.
Il venticinquenne di Città del Messico è tutto questo. Un meraviglioso tornado che si scatena,imprevedibilmente, quando a regnare è la calma piatta.
Una rapidità d’esecuzione che diventa letale per le difese avversarie, killer instinct.
Il suo ghigno beffardo ti induce facilmente a comprendere il perché di un soprannome cruento come “bambola assassina”.
Inevitabile che il temperamento sia particolarmente acceso, simbolo di una maturazione caratteriale non ancora compiuta.
Miccia detonante l’esplosivo bagaglio tecnico, freno involontario per una veloce ascesa.
Up and down
A 14 anni Hirving ha già messo in mostra il suo enorme talento nei campionati giovanili minori messicani.
Il glorioso Pachuca, club più antico del Centro America, tra i più titolati dell’intero panorama nazionale, accende i fari sul Chucky.
Ottima tecnica, ambidestro, polivalente, potendo giocare su tutti i fronti dell’attacco. Nessun dubbio, il gioco vale la candela, una pazzia non ingaggiarlo.
Lozano percorre l’intera trafila delle categorie juniores nel club dei Tuzos.
Poco più che maggiorenne il primo lampo nella carriera del messicano.
8 febbraio 2014, Città del Messico. Il destino si diverte a seminare un po’ di pepe.
Il Chucky fa il suo esordio tra i professionisti proprio nella città natale. Il match contro il Club America è uno dei più sentiti della Primera Division.
Il confronto si avvia verso un noioso pareggio a reti bianche.
All’83 il Mister Enrique Meza butta dentro la Bambola Assassina.
“E’ impazzito, oppure ha bevuto” è il pensiero di molti supporters del Pachuca in trasferta.
Il pareggio non è un risultato da buttare, perché questa mossa avventata?
La spiegazione la darà lo stesso Lozano 180 secondi più tardi.
Palla in buca e tanti saluti agli scettici.
I Tuzos porteranno a casa la partita. Non sarà la notizia più importante.
Già. Il sospetto di molti è che sia nata una stella.
Il sospetto diventa certezza con il passare del tempo: 43 reti in 149 presenze nei quattro anni successivi.
Un titolo di Clausura, una Champions League Nordamericana da capocannoniere, un campionato nordamericano con la Nazionale.
Da capocannoniere, neanche a dirlo
Con questo curriculum l’interesse dei club europei è scontato. Il PSV è lesto nel fiutare l’affare.
Il ricordo di un giovane brasiliano portato agli onori della cronaca vent’anni prima fa ben sperare i tifosi di Eindhoven.
Esiste un solo Ronaldo, sia chiaro, comunque è un rischio da correre.
La stoffa è di ottima qualità. Serve un ottimo sarto.
Chucky non soffre minimamente l’impatto con il football europeo. Van Bommel, mister degli olandesi, lo butta da subito nella mischia.
Il marchio di fabbrica di Hirving è quello di incantare all’esordio. In gol come tre anni prima.
Due stagioni in cui scopre un’incredibile vena realizzativa: 41 centri in 79 presenze. Una media da bomber di razza.
Una Champions da protagonista nonostante la precoce eliminazione ai gironi.
Ne sa qualcosa l’Inter che vedrà sfumare il passaggio agli ottavi di finale, fermata a San Siro proprio da un gol di Lozano.
Le brillanti prestazioni nel club gli valgono la chiamata in Nazionale per il Mondiale in Russia nel 2018.
17 Giugno 2018. Prima partita del girone contro i campioni del mondo della Germania.
Sulla carta non vi è confronto. Per Chucky, però, si tratta di un esordio. Il finale è scontato.
Contropiede messicano, la retroguardia tedesca è scoperta. El Chicharito Hernandez pesca Hirving in area sulla sinistra. Stop orientato a dribblare Ozil e destro ad incrociare sul primo palo.
L’intera nazione Messicana è in paradiso. Lozano ancora di più.
Il sogno mondiale si interromperà agli ottavi di finale. La favola del giovane messicano è in rampa di lancio.
Il giocatore è di livello internazionale. E’ palese
Il Chucky è conscio del suo valore.
I voli pindarici nella mente di un ventiquattrenne sono consueti. Figurarsi se il bagliore del successo ti ha accecato così improvvisamente.
Hirving sente che l’ambiente di Eindhoven è troppo stretto per un giocatore della sua classe.
Sogna grandi palcoscenici.
Il pensiero si traduce in atteggiamenti indolenti in allenamento ed in campo. Un personaggio come Van Bommel non può tollerare certi comportamenti.
Entrano in rotta di collisione.
Il punto di non ritorno è l’eliminazione del PSV ai preliminari di Champions League contro il Basilea. Il messicano e l’olandese litigano in modo furibondo.
Lozano vuole l’Europa che conta. La società di Eindhoven è con le spalle al muro.
Il Napoli ha bisogno di un attaccante. Carletto Ancelotti focalizza l’attenzione sul messicano e preme per ingaggiarlo.
Chucky approda all’ombra del Vesuvio
I quarantadue milioni sborsati dalla società partenopea lo renderanno il calciatore più costoso nella storia del club.
L’esordio è fortunato, come sempre. Hirving subentra nel secondo tempo della sfida contro la Juventus a Torino, siglando il secondo gol degli azzurri.
Sembra il preludio alla definitiva consacrazione. La stagione altalenante del Napoli renderà una pallida illusione l’esaltante inizio.
Il cambio di panchina farà il resto.
Gattuso è un martello. Pretende una tenuta mentale, un’abnegazione a cui Lozano non è abituato.
I due sono fumantini. Il messicano pecca di presunzione.
Ritiene di non dover dimostrare nulla e di dover giocare per meriti acquisiti. Il mister calabrese è di tutt’altro avviso.
Hirving si accomoderà per il resto della stagione in panchina. Pochi scampoli e quattro gol complessivi.
Un vecchio volpone come Gattuso, tuttavia, non può rinunciare ad un talento purissimo come quello del Chucky.
Come un novello Charlie Chaplin ne “Il Monello” prende sotto la sua ala protettiva Lozano. Il ritiro precampionato serve ai due per chiarirsi e per sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda. Anche con modi bruschi, per carità.
Hirving apprezza, si sente nuovamente coccolato.
Non c’è tempo da perdere, la fiducia va ripagata.
Doppietta al Genoa alla seconda di campionato, doppietta all’Atalanta nel pirotecnico 4-1 di sabato scorso.
Il Chucky è tornato. Il prossimo passo è quello di riportare il Napoli sui palcoscenici che merita. Soprattutto in Europa.
Trascinare gli azzurri, questo è l’obbiettivo. Facendo ammattire le difese avversarie.
Proprio come Jackie Coogan faceva ammattire Charlot nel capolavoro hoolywodiano.