Pedrola: “Bologna bellissima opportunità, qui un livello straordinario e un calcio adatto a me. Fisicamente sto bene, Italiano mi ha fatto sentire importante” | OneFootball

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·7 febbraio 2025

Pedrola: “Bologna bellissima opportunità, qui un livello straordinario e un calcio adatto a me. Fisicamente sto bene, Italiano mi ha fatto sentire importante”

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Questo pomeriggio a Casteldebole è stato presentato alla stampa Estanis Pedrola, secondo e ultimo acquisto del Bologna in ordine cronologico durante il mercato invernale 2025. L’esterno offensivo catalano classe 2003, cresciuto nella prestigiosa Masia del Barcellona, è stato prelevato dalla Sampdoria in prestito con diritto di riscatto (4 milioni di euro), e si appresta a vivere la sua prima esperienza nella Serie A italiana. Sorridente, spigliato e sicuro di sé, il 21enne nativo di Cambrils sembra ormai essersi messo alle spalle i guai muscolari che di recente hanno ostacolato la sua esplosione, e si candida come autentica mina vagante all’interno del pacchetto offensivo nelle mani di Vincenzo Italiano. Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate dal nuovo numero 39 rossoblù.


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Chance inaspettata – «Ringrazio la società per questa bellissima opportunità, che accolgo con molta fiducia. È vero che arrivo da un periodo difficile in cui non stavo trovando spazio alla Sampdoria, ma arrivo in un club dove c’è un livello straordinario di calcio e si gioca molto bene, quindi proverò a fare del mio meglio».

Il calcio ideale – «Il Bologna è una squadra che gioca tanto la palla e la trasmette agli esterni senza paura. Io cercherò di puntare spesso l’uomo perché è una mia caratteristica e mi piace farlo, voglio sfruttare le mie doti: oggi in allenamento ho puntato l’uomo una quindicina di volte ed era da anni che non lo facevo con tale frequenza (sorride, ndr). Del resto in Serie A c’è un’intensità altissima, Italiano mi ha detto che è un altro mondo: in B stoppi la palla, rifletti e la scarichi, qui devi pensare prima ancora che la sfera ti arrivi».

Modello e idolo – «Per ovvie ragioni il mio modello di crescita è Messi, sono cresciuto nel Barcellona col suo mito, ma il mio idolo principale è Neymar: mi piace il suo modo di giocare con la testa libera, rilassato. E mi è dispiaciuto tanto quando è andato via dal Barça».

Obiettivi personali – «Personalmente voglio aiutare la squadra, dare il mio contributo e sfruttare al massimo le mie qualità. Cercherò di ambientarmi rapidamente, iniziando col conoscere meglio la città e i dintorni: per ora sono andato solo un paio d’ore a fare un giro nel centro commerciale qui vicino (sorride, ndr)».

Calvario muscolare – «Quando sono arrivato alla Sampdoria avevo una voglia incredibile di mettermi in luce, poi però mi sono infortunato e ho avuto varie ricadute. In seguito mi sono operato e ora il flessore sta alla grande, riesco ad esprimermi al massimo: non sono arrivato qui come un giocatore infortunato, sto benissimo e sono pronto a dare il 100%».

Difficoltà blucerchiate – «Non vincevamo una partita da tre mesi, dunque la situazione era difficile: sinceramente sentivo il bisogno di cambiare aria. Abbiamo avuto tre allenatori in quattro mesi, non facevi in tempo ad abituarti a uno che subito ne arrivava un altro, e questo per un gruppo non è mai il massimo. Comunque la società Sampdoria con me si è comportata alla grande, appoggiandomi sempre».

Dalla Spagna all’Italia – «Ancora non ho toccato con mano la Serie A, a livello di partite non la conosco e quindi non posso giudicarla, datemi il tempo di farlo e vi dico com’è (sorride, ndr). Comunque nei primi allenamenti ho percepito un altro ritmo rispetto alla Serie B, la palla viaggia velocissima. La metodologia di lavoro mi ricorda quella che avevamo al Barcellona: sedute con tanto pallone, intensità alta, torello per entrare subito nel vivo del gioco, possesso, scarico sugli esterni, verticalità: ecco, in tal senso vedo delle similitudini tra la Serie A e la Liga».

Gruppo di spessore – «Non c’è un compagno specifico che mi ha impressionato, qui c’è tanta qualità e sono tutti fortissimi. La concorrenza mi motiva, fa aumentare la mia voglia di crescere assieme alla squadra: si vedrà quanto spazio avrò, intanto sono già contento di potermi allenare con calciatori così».

Numero speciale – «Ho scelto il 39 perché è un numero che mi piace e soprattutto è quello con cui ho esordito al Barcellona: in quella partita giocai bene e ne conservo un bel ricordo, così ho deciso di indossarlo anche qui».

Unione familiare – «I miei genitori mi hanno sempre sostenuto, così come i miei due fratelli più piccoli: uno di 19 anni gioca e studia negli Stati Uniti e l’altro di 17 in Spagna, e per me diventerà fortissimo. Mi sono sempre fidato della mia famiglia e anche dei consigli dei miei procuratori, che non ho mai cambiato. Sono fidanzato, lei studia a Barcellona e finora abbiamo portato avanti la nostra relazione a distanza, ma l’anno prossimo vedremo».

Prime lezioni d’Italiano – «Fin dal primo giorno il mister mi ha dato fiducia, correggendo i miei errori e rimanendo insieme a me venti minuti dopo gli allenamenti per spiegarmi nel dettaglio alcune cose. Lui è uno che trasmette intensità e sta sempre sul pezzo, mi ha accolto bene e mi ha fatto sentire importante».

Avversario ‘preferito’ – «Non vedo l’ora di affrontare Leao, mi fa impazzire per come gioca».

Colonia ispanofona – «A Miranda piace pescare nel tempo libero? Io non ho hobby particolari e non vado a pesca, sebbene venga da una città vicina al mare (ride, ndr). Juan è andato via da Barcellona l’anno che io sono arrivato, quindi non ci siamo incrociati. All’epoca, però, avevo come compagno di squadra un altro andaluso, Fermin Lopez, che mi diceva cose positive su di lui. Adesso qui parliamo in spagnolo, così come con Castro, Dominguez e Lucumí, è un qualcosa che mi fa sentire come a casa e mi è d’aiuto per inserirmi più velocemente. Comunque tutti mi hanno accolto benissimo, a partire dal capitano De Silvestri, e questo mi ha reso felice».

Pronti a battagliare – «L’obiettivo della squadra è quello di provare a rimanere in Europa: le avversarie sono forti, è vero, ma lo siamo anche noi e sul campo daremo tutto per riuscirci».

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