Pastore: «Thiago Motta ha fatto sembrare scarsi tanti giocatori buoni. Quarto posto? La Juve ce la farà a raggiungerlo. Sul futuro di Conceicao…» – ESCLUSIVA | OneFootball

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·12 aprile 2025

Pastore: «Thiago Motta ha fatto sembrare scarsi tanti giocatori buoni. Quarto posto? La Juve ce la farà a raggiungerlo. Sul futuro di Conceicao…» – ESCLUSIVA

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Pastore, noto giornalista, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Juventusnews24 in cui ha toccato diversi temi d’attualità dei bianconeri. Le sue parole

Giuseppe Pastore, noto giornalista, ha parlato in esclusiva a Juventusnews24.com. Ecco le sue dichiarazioni sui principali temi del momento in casa bianconera, passando anche per il calciomercato.

Che partita sarà Juventus Lecce?


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«Una partita da vincere, la Juventus ha buttato via parecchi punti quest’anno in casa contro medio piccole, soprattutto nella gestione Motta (ride, ndr) e nell’idea di fare quei 18-19 punti che dovrebbero bastare per arrivare nelle prime quattro, queste sono le partite da vincere. Esattamente come quella contro il Genoa, che poi ti possono anche permettere di non vincere gli scontri diretti. Se vinci quelle facili – che la Juventus avrà con Venezia, col Monza, con il Lecce – è quasi fatta. Quindi va interpretata in questo modo, con grande attenzione, contro una squadra in grande crisi che non riesce a fare i punti che le servono ed è attesa anche da un calendario molto difficile, quindi il Lecce arriva da varie situazioni complesse. Proprio per questo serve una Juve tranquilla, che farà valere – secondo me – la sua superiorità soprattutto in mezzo al campo e dovrà giocare per vincere la partita anche se, avendo segnato solo due gol in due partite con Tudor, mi pare che i problemi offensivi che aveva denunciato prima dell’esonero di Thiago Motta, un po’ siano rimasti ecco».

Con quale atteggiamento secondo lei la Juventus approccerà la sfida?

«Guarda l’esonero di Motta ha tolto un alibi, è stato esonerato Motta anche per togliere un alibi ai giocatori in queste ultime partite. “Adesso che abbiamo tolto un allenatore con cui non andavate più d’accordo siete moralmente obbligati ad arrivare nelle prime quattro” e mi pare insomma che la squadra, pur senza particolari stravolgimenti in positivo, stia rispondendo sul piano dello spirito, dell’attenzione, dell’energia da mettere in campo; si è visto anche in tutto il primo tempo con la Roma. Se proseguirà su questa strada quindi – in questo momento il Lecce è una delle ultime tre squadre del campionato – la Juve,  se non avrà i cali di tensione che arrivavano con Motta, vincerà questa partita».

Alla fine dei giochi, la squadra di Tudor secondo lei, riuscirà a raggiungere l’obiettivo minimo del quarto posto che equivale alla qualificazione alla prossima Champions?

«Io penso di sì perché il calendario è dalla sua parte, ha due partite adesso davvero difficili che sono due scontri diretti contro Bologna e Lazio peraltro squadre impegnate anche in coppe quindi, insomma, la Juve ha il calendario anche più libero, più sgombro e poi ha partite in casa – per fine stagione per esempio –  il Venezia, all’ultima giornata, potrebbe già essere retrocesso quindi potrebbe semplificarsi ancora di più il calendario. Penso che ce la farà poi se questo servirà, basterà a Tudor per rimanere in sella non so dirtelo però penso che il cambio di allenatore, per quanto doloroso, sia stato necessario proprio per svegliare una squadra che si stava proprio abbandonando alla deriva».

Secondo lei la Juventus ha superato l’esame Roma? Si sono viste parecchie novità tattiche proposte da Tudor come i centrali più alti e che accompagnano, il fraseggio insistente, la ricerca della verticalità nonostante la difesa della Roma fosse ben schierata

«Guarda io penso che l’arrivo di Tudor sia importante a livello mentale, a livello tattico la squadra è questa, è difficile ad Aprile porre grandi stravolgimenti tattici. Ha fatto delle cose diverse anche per necessità perché avendo tre centrali di caratteristiche simili, devi un po’ giocare con la difesa a volte, perché se non hai Gatti, devi essere un po’ più alto. Soffrirai sui calci piazzati come ha rivelato infatti il gol della Roma però è un cambio, una difesa a tre molto proiettata in avanti che Tudor conosce. L’ha anche fatto a Verona, non è che questo momento della rosa lo consente di fare, penso sinceramente che qualunque sia la linea tattica preferita da Tudor, non si può inventare, non si può troppo applicare ad Aprile. Semmai ci vorrebbe una preparazione estiva, un mercato diverso – la Juve comunque continua ad avere problemi per esempio legati alla produzione offensiva – calcia poco, tira poco perché i giocatori sono tutti abbastanza spenti soprattutto quelli migliori e quindi deve fare di necessità, virtù. Mi è piaciuto il primo tempo con la Roma, mi è piaciuto anche il fatto che, pur potendosi accontentare del pareggio negli ultimi minuti – a differenza della Roma che doveva vincere – siano stati i bianconeri a chiudere nella metà campo offensiva. Vuol dire che la squadra non si culla, non è ossessionata dal risultato ma cerca comunque di applicare le idee che Tudor sta cercando di trasmettere. Per me non è facile farlo in così breve tempo quindi non giudicherei Tudor su come gioca la Juve ma lo giudicherei sul fatto che è stato chiamato a nove giorni dalla fine per portare la squadra in Champions e fare i punti che servono, per ora li sta facendo. Quindi il suo compito molto semplice ma molto chiaro è questo».

La Juventus con Tudor ha riscoperto un concetto di squadra che era venuto un po’ meno?

«Sì è così, d’altra parte il peggiore degli aspetti di Motta era proprio il fatto di essersi fatto odiare quasi da tutto l’ambiente. Questo chiaramente è un errore, un atteggiamento totalmente sbagliato su cui Motta dovrà riflettere anche per la sua carriera perché insomma non si allena una squadra importante in questo modo, con questo atteggiamento e con questa poca disponibilità al confronto e anche ad ammettere degli errori, cosa che non aveva fatto nemmeno nella famosa intervista al Corriere della Sera a Veltroni. Tudor aiutato anche dal fatto che l’ambiente sperava di liberarsi di Motta, è arrivato e ha trovato lavoro facile. Ma attenzione perché se il croato inizierà la stagione prossima, qualora rimanesse, anche lui dovrà fare i conti con un suo carattere e un suo modo di lavorare che in passato non gli ha portato grandi successi perché spesso è andato via da squadre dove aveva fatto bene per motivi caratteriali; quindi ecco, non è che Tudor sia un simpaticone (ride, ndr) un uomo morbido da questo punto di vista. Ha il vantaggio in questo momento di aver rimesso un po’ la barra dritta, ex juventino quindi l’ambiente lo ha preso a simpatia e poi se vinci le prime due / tre partite, le cose funzionano meglio però non è che potrebbe durare a lungo questa fase. Anche Tudor sarà chiamato prima o poi a metterci del suo e a far valere le sue idee e il modo in cui cercherà di imporle farà la differenza, con Thiago Motta è andata male per esempio».

Cosa è successo a Kolo Muani? Sembra essersi spento. Contro la Roma abbiamo visto poca incisività, su 22 minuti giocati solamente 9 tocchi, 1 duello vinto su 5 e 3 possessi persi

«Mi pare che la sua stagione stia andando avanti di pari passo con quella di Jiménez del Milan. Cioè acquisti impulsivi, necessari però arrivati anche in maniera molto frenetica, negli ultimi giorni di mercato. Hanno impattato bene perché sono giocatori forti – pur con caratteristiche ben precise – Kolo Muani è uno che non tocca molti palloni eh, quando faceva uno / due gol all’inizio, toccava quindici / venti palloni in partita – e poi si sono fatti un po’ avvolgere dal clima di sconforto, di negatività dei rispettivi spogliatoi. Kolo Muani è addirittura in prestito quindi è un giocatore che evidentemente – uscita la Juve dalle coppe e non vedendo nel traguardo del quarto posto un grandissimo stimolo – anche lui magari si è un po’ sbiadito e poi il fatto che appunto è in prestito ,probabilmente mentalmente, gli fa già pensare alla prossima stagione. Poi è arrivato Tudor che è un allenatore che ha sempre parlato bene di Vlahovic quindi il francese è diventato, addirittura incredibilmente, in questo momento, una riserva. La Juve ha fatto molti pasticci a gennaio, ha cercato di andare un po’ in maniera nevrotica ad acquistare qualcosa per tappare un po’ di buchi in difesa e in attacco ma come dire, il track buying di acquisti in preda al panico non portano mai bene e lo dimostra anche il Milan. Kolo Muani è certamente un attaccante migliore di così ma ha bisogno di un contesto tattico particolare, di un clima particolare. Lui a sua volta non ha mai conosciuto la Serie A, non conosce la lingua, non conosce il modo in cui ci si allena qui. Non vedo perché avrebbe dovuto lasciare un segno da dieci / dodici gol in stagione, adesso si vede il suo lato peggiore; se gli dessero una preparazione estiva intera sarebbe un giocatore diverso. Non penso ci sarà questa occasione perché andrà via a fine stagione, probabilmente».

Si può dire che Nico Gonzalez sia un giocatore ritrovato?

«Sì sì, è uno di quelli in crescita. Mi sembra un giocatore che con Motta è stato proprio annullato. È stata una strana situazione quella di Nico Gonzalez con Motta perché è uno di quelli che poi nella parte finale ha giocato più partite, addirittura non veniva nemmeno sostituito ma il rendimento in campo non giustificava un suo impiego costante – peraltro spesso fuori ruolo – a sinistra ma il Gonzalez migliore in Italia lo abbiamo visto a destra peraltro con un allenatore come Italiano che ha sempre estratto il massimo dagli esterni come sta dimostrando anche quest’anno a Bologna. Mentre invece cambiando continuamente non gli ha fatto bene nel caos tattico che era diventata la Juve. Adesso con un po’ più di ordine, i giocatori più forti risaltano se stanno bene. Poi c’è chi, come Koopmeiners, ha bisogno di rifare una parte di preparazione e quindi non brilla nemmeno lui però è un giocatore forte con grandi problemi fisici che ha dimostrato anche quest’anno, quindi forse un po’ di attenzione nell’acquisto in estate ma è un giocatore certamente di livello, un giocatore nel giro della Nazionale. Ha tecnica, ha inserimento, ha colpi, ha sfiorato il gol di testa a Roma che è una delle sue caratteristiche migliori cosa che manca a quasi tutti gli altri giocatori della rosa della Juve. È un giocatore quindi da cui si può certamente estrarre qualcosa di buono. Torniamo al discorso precedente, Thiago Motta ha fatto sembrare inadeguati, scarsi o fuori luogo tanti giocatori buoni, magari nessun fuoriclasse, ma tanti buoni giocatori o buonissimi giocatori che avrebbero bisogno soltanto di un po’ di ordine e continuità a livello tattico, tuto qua».

Conceição secondo lei è ai margini del progetto Tudor? Potrebbe non essere riscattato a fine stagione?

«La cosa che mi viene da dire è che più che una probabilità è una certezza perché il giocatore mi sembra abbia anche parlato di un suo ritorno al Porto a fine stagione. Spesso leggiamo nei giornali cose che scambiamo per verità, quando si diceva “Verrà certamente riscattato” a Ottobre / Novembre, bisognava leggere tra le righe perché la spesa del riscatto è forte ed è connessa a tanti aspetti, a cominciare dall’allenatore. È un giocatore mono-sistema di gioco, mono-ruolo, fa bene l’esterno destro e in un contesto diverso soffre, con allenatori diversi soffre anche perché è il giocatore più anarchico della Juve. È quello che ha più dribbling, ha più spunto ma fatica a legarsi ai compagni; questo lo ha dimostrato nel bene e nel male Conceição. Io l’ho sempre ritenuto un giocatore da mezz’ora finale proprio per la sua capacità di fare la differenza quando gli avversari sono stanchi, quando c’è bisogno di uno spunto individuale. Le cose migliori le ha fatte proprio in questa sede, il gol nel finale col Lipsia con la Juve, da titolare è sempre stato abbastanza discontinuo, eccessivamente solista, individualista, insomma non proprio un giocatore da grande club secondo me; non un titolare perlomeno. In un contesto in cui Tudor è chiamato a immaginare la Juve futura, non mi stupisce che chi ne stiano facendo le spese siano due giocatori in prestito, Kolo Muani e Conceição. Probabilmente, anche visti i soldi che ci vorrebbero per riscattarli, non sono stati messi in lista o permanenti per l’anno prossimo».

Quale squadra l’ha più sorpresa nel corso di  questo campionato?

«Sicuramente il Bologna, non ho dubbi. Nessuno avrebbe dato un euro alla riconferma del Bologna in zona Champions, saremmo stati soddisfatti se fosse arrivato nelle prime dieci dopo aver perso Zirkzee, Calafiori, Saelemaekers e Thiago Motta che è stato forse anche un po’ sopravvalutato. Perchè insomma, se poi il Bologna fa meglio di lui senza due titolari, con la Champions per metà stagione, evidentemente c’è un contesto di base che esalta giocatori e allenatori. Italiano per me è un bravissimo allenatore e quest’anno si sta proprio togliendo gli ultimi dubbi che lo circondavano cioè di non essere mai un allenatore che rinunciasse alle proprie idee per arrivare al risultato quando in realtà tutta la storia dei grandi allenatori è fatta di piccoli compromessi che un tecnico di grandi idee deve accettare per diventare un tecnico da grandi risultati e di grandi squadre. Quest’anno Italiano, negli ultimi mesi soprattutto, mi sembra abbia fatto questo ragionamento e questo salto. Adesso i risultati sono dalla sua. Penso sia anche pronto per una grande squadra ma non è detto che questa squadra non sia il Bologna. Un allenatore come Gasperini ha fatto grande l’Atalanta ma Italiano potrebbe anche fare grande il Bologna. Ti dico, Bologna mi sembra l’unico posto in Italia dove i tifosi sono contenti di tutto che è una cosa che non si trova da nessun’altra parte in Italia».

Lotta scudetto. Chi lo vince?

«Penso che il Napoli guardi le partite europee con una bandiera nerazzurra al collo perché spera che l’inter faccia strada. Evidentemente poi succede come a Parma se devi preparare delle partite il mercoledì, giochi al risparmio la domenica, il sabato e rischi di lasciare dei punti. Quindi se i nerazzurri andranno in semifinale, le chance del Napoli aumentano, penso anche però che i partenopei debbano fare molto meglio di così. Adesso hanno un calendario semplice che però in realtà non è poi così semplice visto che il Napoli ha pareggiato a Venezia per esempio, quindi deve fare molto meglio nel modo in cui gestisce i vantaggi, nel modo in cui mette l’undici titolare. Ha una rosa, secondo me, molto inferiore a quella dell’Inter però potrebbe valorizzarla un po’ di più di quanto ha fatto nelle ultime partite. I nerazzurri mi sembrano molto stanchi e travolti da questo entusiasmo, giusto, per quello che stanno facendo in Europa ma appena scendono un attimo di concentrazione, oppure schierano tre / quattro riserve, faticano con tutte le squadre e quindi non è facile. Il Napoli ha quasi l’obbligo di fare 21 punti col calendario che ha, se li farà – e io non penso l’Inter li farà – quindi chissà, potremmo anche vedere uno spareggio, non è detto».

Italia favorita o sfavorita nel match di qualificazione mondiale contro la Norvegia?

«L’Italia non può mai essere sfavorita contro la Norvegia. La Norvegia ha tra tre / quattro buonissimi giocatori, molto forti ma l’Italia è più forte. Avere paura della Norvegia è un segnale del pessimismo che avvolge la Nazionale; d’altra parte non ci andiamo da due anni quindi si può capire. Penso che tutto passi da noi però, dalla scelte di Spalletti, dalla preparazione della partita che arriverà in un periodo dell’anno in cui – ecco per esempio se l’Inter arrivasse in finale di Champions – arriveremo a giocarci una partita con tutta la stanchezza degli interisti in Europa. Questo è un tema che va valutato, ecco. Non sono tante, sono tre o quattro ma – se prima ti parlavo di spareggio tra Inter e Napoli (ride, ndr) si giocherebbe forse a ridosso di Italia-Norvegia e non è una bella notizia. Ma penso che siamo più forti, si può anche andare lì a pareggiare; abbiamo un ritorno in casa a Novembre. Non bisogna andare lì per vincere a tutti i costi. L’Italia, pur giocando male, contro la Germania è una squadra che le ha fatto quattro gol in due partite giocando anche un calcio piacevole per almeno 90 minuti su 180. La Norvegia ha parecchi punti deboli, in difesa soprattutto».

Si ringrazia Giuseppe Pastore per la grande disponibilità e la gentilezza mostrate in questa intervista.

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