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Francesco Porzio·9 agosto 2020

Parolacce, sigarette e una frase: i retroscena dell'addio di Sarri

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L’addio di Maurizio Sarri alla Juventus è stato come un terremoto improvviso, almeno dall’esterno.

In realtà tra lo spogliatoio e l’allenatore ex Napoli e Chelsea c’erano diverse frizioni, che hanno poi portato la società a scegliere per un cambio di rotta, con Andrea Pirlo nuovo allenatore.


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Dalle pagine del Corriere della Sera si leggono alcuni retroscena molto interessanti su questo addio, e soprattutto che spiegano come il rapporto tra alcuni giocatori e Sarri fosse ai minimi termini.

I dissapori partono addirittura un anno fa, alla fine del primo tempo di una delle prime amichevoli estive della Juventus a Singapore contro il Tottenham. Sarri entra a fine primo tempo furioso nello spogliatoio, e urla ai propri giocatori: “Ma come ho fatto a perdere due Scudetti contro di voi?”. Una battuta, una frase che non è piaciuta e che non ha fatto partire il rapporto nel migliore dei modi.

Poi Cristiano Ronaldo, che non ha mai davvero sopportato Sarri in questi ultimi mesi. Il portoghese non ama essere comandato, e Sarri spesso gli chiedeva di giocare a due tocchi in allenamento. CR7 ascoltava, ma non gradiva. Douglas Costa non sopportava il fatto che Sarri fumasse vicino agli spogliatoi, mentre altri giocatori non tolleravano le continue parolacce dette ai giocatori. Atteggiamenti, modi di fare, che in alcune squadre come la Juventus si possono pagare.

Una “scintilla non scoccata”, così è stata definita anche dallo stesso Andrea Agnelli. Non c’è un motivo unico per cui la Juventus abbia deciso di far fuori Sarri, ma una serie di cose che messe in fila hanno reso questa scelta inevitabile, nonostante gli inutili tentativi di difesa da parte di Fabio Paratici, primo difensore dell’allenatore toscano.

E i senatori? Alcuni non gradivano i metodi, altri non erano convinti del modo di difendere a zona anche sulle palle ferme. Gigi Buffon ha inizialmente difeso l’allenatore, ma poi lo stesso Sarri ha confidato che Buffon “sbraitava” solo quando giocava, altrimenti stava in silenzio. Forse una forma di rispetto, forse un altro equivoco di questa stagione. Uno dei tanti, che oggi ha portato la Juventus ad avere un altro allenatore, nonostante il nono Scudetto consecutivo.