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Calcionews24

·11 giugno 2025

Palmeiras, guida completa alla squadra: storia, giocatore chiave, giovane talento e allenatore

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Palmeiras, guida completa alla squadra: storia, giocatore chiave, giovane talento e allenatore. Alla scoperta delle protagoniste del Mondiale per Club

Il Palmeiras è inserito nel girone A del Mondiale per Club insieme ad Al Ahly, Inter Miami e Porto.

Un’anima italiana nel cuore del Brasile

Per capire l’essenza del Palmeiras, bisogna tornare indietro nel tempo, a un’epoca in cui il calcio in Brasile era ancora un affare per pochi e l’identità nazionale si stava forgiando anche attraverso lo sport. Fondato il 26 agosto 1914 da un gruppo di immigrati italiani a San Paolo, il club non si chiamava Palmeiras, bensì Palestra Italia. Un nome che era un omaggio diretto e orgoglioso alle proprie radici, un pezzo di patria portato oltreoceano. I colori sociali? Il verde e il bianco, come la bandiera italiana, con l’aggiunta del rosso in onore della Casa Savoia.


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Il legame con l’Italia è così profondo da averne segnato il destino. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il governo brasiliano di Getúlio Vargas, schieratosi con gli Alleati, impose la nazionalizzazione di tutte le associazioni che portavano nomi stranieri. Il Palestra Italia fu costretto a cambiare nome per non essere sciolto. La scelta cadde su Palmeiras, un omaggio sia alla palma, simbolo di vittoria, sia a un’antica squadra di San Paolo, l’Associação Atlética das Palmeiras, che aveva cessato le attività. Il rosso della bandiera italiana venne rimosso, lasciando solo il verde e il bianco che ancora oggi identificano il club. I soprannomi del Palmeiras raccontano la sua storia e le sue battaglie. Il più celebre è senza dubbio “Verdão” (il grande verde), un riferimento cromatico immediato.

Ma è il soprannome “Porco” (maiale) ad avere la storia più affascinante. Inizialmente usato in senso dispregiativo dai tifosi rivali del San Paolo per insultare gli “italiani sporchi”, il termine è stato clamorosamente riappropriato e trasformato in un simbolo di orgoglio dalla tifoseria palmeirense negli anni ’80. Oggi, il grido “Porco!” risuona fiero nello stadio e la mascotte del club è proprio un maiale. Un altro soprannome storico è “Periquito” (parrocchetto), dovuto al colore verde brillante delle prime maglie.

Tra gli aneddoti che pochi conoscono, c’è quello legato al primo derby contro i rivali storici del Corinthians, nel 1917: il Palestra Italia vinse entrambe le prime sfide, gettando le basi per una delle rivalità più sentite del calcio brasiliano, il Derby Paulista. Un’altra curiosità riguarda l’inaugurazione dello Stadio Pacaembu di San Paolo nel 1940: fu proprio il Palestra a giocare la partita inaugurale, vincendo 6-2 contro il Coritiba. E ancora, una “sliding door” clamorosa: un giovanissimo Jorginho, futuro campione del mondo con l’Italia nel 2006, fu scartato a un provino con il Palmeiras. Il destino, a volte, gioca strani scherzi.

Il giocatore che ci farà innamorare: Raphael Veiga

In una squadra ricca di talento, l’uomo capace di accendere la fantasia dei tifosi di tutto il mondo è Raphael Veiga. Trequartista mancino, dotato di una tecnica sopraffina e di una visione di gioco illuminante, Veiga è il cervello e il cuore del Palmeiras. La sua capacità di dettare i tempi della manovra, di servire assist al bacio per i compagni e di essere letale sui calci piazzati lo rende un giocatore totale.

Ma non è solo la sua classe a conquistare. È la sua eleganza nei movimenti, la sua calma olimpica anche nelle situazioni più tese e la sua capacità di decidere le partite con una giocata improvvisa. In un calcio sempre più fisico e veloce, Veiga rappresenta la bellezza del gesto tecnico, il piacere di un controllo orientato perfetto o di un lancio che taglia in due la difesa avversaria. Sarà lui il direttore d’orchestra a cui il Palmeiras si affiderà per scardinare le difese più chiuse e per sognare in grande al Mondiale per Club.

Il giovane più interessante: Estevão Willian, “Messinho”

Se Veiga è il presente, il futuro ha già un nome e un cognome: Estevão Willian, per molti semplicemente “Messinho“. Ala destra classe 2007, è l’ultimo gioiello sfornato da un settore giovanile che negli ultimi anni ha prodotto talenti del calibro di Endrick (già al Real Madrid) e Gabriel Jesus. Estevão è un concentrato di talento purissimo: dribbling fulminante, agilità da funambolo e un sinistro che sa essere tanto potente quanto preciso.

Nonostante la giovanissima età, gioca con la sfrontatezza e la personalità di un veterano. La sua capacità di saltare l’uomo e di creare superiorità numerica lo rende un’arma tattica imprendibile. Il Chelsea, che ha già sborsato una cifra superiore ai 60 milioni di euro per assicurarselo sul calciomercato a partire dal post Mondiale per club, ha scommesso su di lui per il futuro. Questo torneo sarà il suo primo grande palcoscenico internazionale a livello di club, l’occasione per mostrare al mondo perché in Brasile sono convinti di aver trovato un nuovo potenziale fuoriclasse.

L’allenatore: Abel Ferreira, il condottiero portoghese

L’architetto dei recenti successi del Palmeiras è il portoghese Abel Ferreira. Arrivato in Brasile nel 2020, ha saputo creare una macchina da guerra, una squadra solida, organizzata e con una mentalità vincente. Ex difensore, Ferreira ha trasmesso alla sua squadra una straordinaria solidità difensiva, ma senza rinunciare a un gioco propositivo e a tratti spettacolare.Il suo carisma è travolgente.

Vive le partite con una passione viscerale dalla panchina, riuscendo a trasmettere ai suoi giocatori una carica agonistica fuori dal comune. Tatticamente è un camaleonte, capace di adattare la squadra all’avversario e di leggere le partite come pochi. Ha già scritto la storia del club, diventando uno degli allenatori più vincenti di sempre. La sua leadership sarà fondamentale per affrontare le potenze europee nel Mondiale per Club.

Il punto più alto raggiunto nella sua storia

Scegliere un singolo momento di gloria nella storia di un club così vincente è impresa ardua. Il Palmeiras è la squadra che ha vinto più campionati brasiliani (12). Tuttavia, il biennio 2020-2021 rappresenta probabilmente l’apice della sua storia recente. La conquista di due Coppe Libertadores consecutive, un’impresa riuscita a pochissimi club, ha proiettato il Palmeiras in una dimensione leggendaria. La prima, vinta in una finale al cardiopalma contro il Santos al Maracanã, e la seconda, conquistata contro il Flamengo a Montevideo, hanno dimostrato la forza e la resilienza di un gruppo straordinario.

Ma per i tifosi più legati alla storia, un altro momento occupa un posto speciale nel cuore: la vittoria della Copa Rio nel 1951. Considerata dalla FIFA come il primo torneo per club a livello mondiale, quella coppa, vinta in finale contro la Juventus, è un vanto che il club ha sempre difeso con orgoglio e che oggi, con la nuova formula del Mondiale per Club, assume un valore ancora più simbolico.

Dove può arrivare

Il Palmeiras arriva al Mondiale per Club 2025 con l’ambizione di non essere una semplice comparsa. Inserito in un girone complicato con il Porto, l’Al Ahly e l’Inter Miami di Leo Messi, il “Verdão” ha tutte le carte in regola per superare la prima fase. La solidità difensiva impartita da Ferreira, la classe di giocatori come Raphael Veiga e la freschezza dei giovani talenti come Estevão costituiscono un mix potenzialmente esplosivo. Superato il girone, in una competizione a eliminazione diretta tutto può succedere.

Storicamente, le squadre sudamericane hanno sempre dato del filo da torcere a quelle europee. L’obiettivo realistico è raggiungere gli ottavi e giocarsi le proprie carte fino in fondo. Con la sua storia, il suo talento e la guida del suo condottiero portoghese, il Palmeiras ha il diritto di sognare e di provare a riportare sul tetto del mondo quel titolo che, in una forma primordiale, fu suo più di settant’anni fa.

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